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 2013  settembre 15 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’UOMO PIù VECCHIO DEL MONDO È ITALIANO


NEW YORK - E’ morto all’età di 112 anni in una casa di riposo di Grand Island, nello stato di New York, l’uomo più vecchio del mondo - secondo il Guinness dei primati - Salustiano "Shorty" Sanchez, di origini spagnole.

Con la sua morte, l’uomo più vecchio del mondo diventa ora un italiano, Arturo Licata, siciliano di 111 anni (nella foto in basso). Vive ad Enna. E’ un ex minatore che l’anno scorso ha rivelato il suo segreto a Repubblica Palermo: "Cantare e sorridere".

La donna più vecchia del mondo è invece la giapponese Misao Okawa, secondo il Gerontology Research Group, che traccia i profili delle persone di 110 anni e oltre e convalida le età per il Guinness dei record.

Sanchez, il cui record di longevità è stato riconosciuto nel Guinness dei primati, è morto venerdì scorso. Sanchez era nato a El Tejado de Bejar, in Spagna, nel 1901, e aveva lavorato come operaio nei campi di canna da zucchero a Cuba prima di emigrare negli Stati Uniti.

L’ITALIANO CHE È L’UOMO PIù VECCHIO DEL MONDO
ENNA - Il 28 aprile compirà 111 anni. Per il momento dice di averne esattamente 110 e sei mesi. Arturo Licata, ex minatore, una vita sana e regolare, da un paio d’anni è un po’ acciaccato. Ma solo nel fisico. Le sue articolazioni lo hanno tradito. Fa la spola dalla poltrona al letto. Non guarda più la tv perché la vista lo ha abbandonato. Da ragazzo una lampada di acetilene gli scoppiò in faccia, riducendo il suo visus. Oggi parla sempre meno perché ci sente molto poco. Se qualcuno gli urla alle orecchie, risponde. Altrimenti alza le spalle e osserva il mondo dietro la finestra. Ma la mente è ancora lucida e i pensieri nitidi.

Una passione ancora la coltiva, il canto. Spesso la figlia, 58 anni, che vive con lui e lo accudisce, lo sente intonare nel bel mezzo della giornata melodie alquanto datate, sia in italiano che in dialetto siciliano. Peccato che il signor Arturo abbia dovuto appendere al chiodo il suo amore di una vita, la chitarra. Ogni giorno, dopo pranzo e dopo cena, non si faceva mancare mai una strimpellata o la parodia di canzoni famose.

È lui l’uomo più longevo d’Italia e il secondo d’Europa, secondo un recente studio americano che oggi lo tiene d’occhio a distanza per carpire il segreto della sua lunga esistenza. Licata, classe 1902, quattro fratelli e due sorelle, a nove anni va a lavorare in miniera. Da ragazzo va a Bari per il servizio militare. Ultimata la naia, ritorna a Enna dove, fino a 60 anni, continua la sua attività di operaio specializzato nelle viscere
della terra, a contatto con l’anidride solforosa che miracolosamente non intacca i suoi polmoni.

A capo di una famiglia di sette figli, è sopravvissuto alla scomparsa precoce di uno di loro e ha salutato per sempre, quando aveva 78 anni, la moglie, sua compagna e alleata di una vita felice e dignitosa. Il segreto per andare oltre ogni aspettativa dell’esistenza, fino a perdere il conto degli anni, è legato a una vita sana. Niente cibi sofisticati. Molte verdure, cipolla cruda a volontà e un bicchiere di vino rosso ai pasti. Il suo piatto preferito è la pasta con la ricotta, che non disdegna ancora oggi. Poca carne rossa, ma il caffè non è mai mancato, al mattino e dopo pranzo. La dieta alimentare è accompagnata da tanto movimento fisico. Da giovane, Arturo Licata camminava per 22 chilometri al giorno. "Non esistevano le automobili - ricorda - e per andare a lavorare non mi scoraggiavo se dovevo raggiungere tut-
ti i giorni la miniera, parecchio distante da casa mia".

La sera, a letto sempre a un orario regolare per una sana dormita. Mai insonnia. A casa Licata sono bandite ansie e depressioni. Si è sempre vissuto con il sorriso, dice il figlio Saro, portavoce di questo papà sempreverde e nonno di sette nipoti. Racconta una pronipote, Rossella Inveninato: "Alcuni anni addietro gli chiesi come stesse. E lui mi rispose lamentandosi di un certo dolorino alle ginocchia. Ma senza perdersi d’animo aggiunse: pazienza, passerà". Ed è passata davvero, visto che ancora oggi l’arzillo signore, anche se non si regge bene in piedi, comunque cammina, seppure accompagnato, e va in bagno da solo.

Una sua caratteristica è il buonumore, che probabilmente ha giocato un ruolo alimentando gli anticorpi e sbarrando l’accesso a batteri e virus. Mai una malattia "importante". Ancora oggi Arturo non perde la sua grinta. E mai, sottolinea il figlio Saro, accenna alla morte. Questa parola non è contemplata nella sua vita. Affronta la sua giornata prendendosela comoda. Va a letto alle otto di sera e ci resta fino alle nove del mattino. La figlia lo lascia riposare. "Non ho impegni di lavoro ", scherza. Non gli manca mai la battuta. Al suo ultimo compleanno, quando ha ricevuto in dono un maglione scuro, si è messo a canticchiare: "Il pullover che mi hai dato tu, lo indosso oggi ma è per vecchi, e non lo indosso più...".

(11 novembre 2012)


WIKIPEDIA SUI RECORDMEN DELLA LONGEVITA’

Misao Okawa (giapponese: 大川 ミサヲ "Ōkawa Misao"; Kita-ku, 5 marzo 1898) è una supercentenaria giapponese di 115 anni e 194 giorni, che dal 12 giugno 2013, in seguito alla scomparsa di Jiroemon Kimura, detiene il titolo di decana dell’umanità. Era già diventata la donna vivente più anziana del mondo dopo la morte di Koto Okubo avvenuta il 12 gennaio 2013. Ad oggi è la 30ª persona verificata ad aver raggiunto l’età di 115 anni, la terza giapponese più longeva di sempre, la 17ª persona più longeva di sempre ed anche l’ultima persona vivente nata nell’anno 1898.
Indice

1 Biografia
2 Traguardi di longevità
3 Note
4 Voci correlate

Biografia

Misao Okawa è nata il 5 marzo 1898, a Tenma (oggi Kita-ku), un subborgo della città di Osaka.[1] Nel 1919 sposa Yukio Okawa dal quale ha tre figli. Ad oggi vive in una casa di riposo a Higashisumiyoshi-ku, sempre a Osaka e le rimangono due figli (entrambi ultranovantenni), oltre a 4 nipoti e 6 pronipoti.[1]

Il 27 febbraio 2013, pochi giorni prima del suo 115º compleanno, Misao Okawa è stata ufficialmente riconosciuta dal Guinness World Records come la donna più anziana nel mondo e le è stato consegnato un certificato per il titolo conquistato.[2]
Traguardi di longevità

Prima del 2013

Il 14 settembre 2011, all’età di 113 anni e 193 giorni, viene riconosciuta come supercentenaria dal Gerontology Research Group.
Il 21 dicembre 2011, all’età di 113 anni e 291 giorni, superando Rosa Ann Comfort, entra nella lista delle 100 persone più longeve di sempre.
Il 11 settembre 2012, all’età di 114 anni e 190 giorni, superando Yukichi Chuganji, diviene la decima persona più longeva del Giappone.

2013

Il 2 gennaio 2013, all’età di 114 anni e 303 giorni, in seguito alla morte di Mamie Rearden, diventa l’ultima persona verificata nata nel 1898.
Il 12 gennaio 2013, all’età di 114 anni e 313 giorni, in seguito alla morte di Koto Okubo, diventa la donna vivente più longeva dell’umanità.
Il 12 giugno 2013, all’età di 115 anni e 99 giorni, in seguito alla morte di Jiroemon Kimura diviene la decana dell’umanità.


L’EX PRIMATISTA
Jiroemon Kimura (giapponese: 木村次郎右衛門 "Kimura Jirōemon"; Kamiukawa, 19 aprile 1897 – Kyōtango, 12 giugno 2013) è stato un supercentenario giapponese, vissuto 116 anni e 54 giorni che ha conquistato, mantendendolo tuttora, il primato di uomo più longevo di sempre. È stato inoltre decano dell’umanità e l’ultimo essere umano di sesso maschile nato nel XIX secolo.

Oltre ad aver avuto altri titoli temporanei, tra cui quello di decano maschile dell’umanità e quello di decano del Giappone, nella lista dei supercentenari giapponesi più longevi, mantiene ad oggi il secondo posto subito dietro a Tane Ikai mentre in quella delle 100 persone più longeve accertate, occupa il nono posto.

È stato il primo, e finora unico, uomo a raggiungere e superare l’età di 116 anni.
Indice

1 Biografia
2 Ultimi anni
3 Traguardi di longevità
4 Note
5 Voci correlate

Biografia

Jiroemon Kimura nacque come Kinjiro Miyake (giapponese:三宅 金治郎 "Miyake Kinjiro") il 19 aprile 1897 a Kamiukawa, un piccolo villaggio di pescatori e contadini che oggi fa parte della città di Kyōtango, nella prefettura di Kyoto. Era il terzo dei sei figli di Morizo ​​e Fusa Miyake, entrambi agricoltori.[1] Dopo aver terminato la scuola all’età di 14 anni, trovò impiego presso l’ufficio postale locale e vi rimase per 45 anni fino al suo pensionamento nel 1962, all’età di 65 anni. Per breve tempo, nel 1920, lavorò anche in un ufficio governativo in Corea, che all’epoca era sotto il dominio giapponese. Fece poi ritorno in Giappone e si sposò con la sua vicina, Yae Kimura (1904-1978) da cui ha avuto 7 figli. Poiché la famiglia di sua moglie non aveva avuto alcun figlio maschio, decise di cambiare il suo nome in Jiroemon Kimura, diventando il nono membro della famiglia a portare quel nome. Dopo la pensione e la morte di sua moglie, all’età di 74 anni, si dedicò all’agricoltura aiutando il figlio nella sua attività fino ai 90 anni. Quattro dei cinque fratelli di Kimura avevano vissuto per più di 90 anni, e suo fratello più giovane, Tetsuo, era morto centenario.
Ultimi anni

Ha trascorso tutta la vita a Kyōtango e negli ultimi anni era in casa con la vedova del suo figlio maggiore, Eiko Kimura e con la vedova di uno dei suoi nipoti che lo hanno assistito fino alla morte. Non aveva avuto malattie gravi, ma trascorreva la maggior parte del suo tempo a letto.[2] Era sempre stato una persona morigerata e disciplinata, oltre che attiva e molto attenta alla salute.[3] Aveva l’abitudine di svegliarsi presto al mattino e leggere i giornali con l’aiuto di una lente di ingrandimento. Si divertiva a parlare con gli ospiti e seguiva in diretta i dibattiti parlamentari in televisione. Secondo lui, la chiave per una vita lunga e sana consisteva nel consumare poco cibo e in piccole porzioni.

In una dichiarazione rilasciata nel suo 114º compleanno nel 2011, Kimura disse d’essere sopravvissuto al terremoto di magnitudo 7,6 che nel 1927 colpì Kyoto uccidendo più di 3.000 persone.[4]

Sia in occasione del suo 115º compleanno, il 19 aprile 2012[5] che per il Keiro No Hi (giapponese:敬老の日) la Festa degli Anziani celebrata il 17 settembre 2012,[6] erano stati rilasciati ai media dei brevi video che testimonivano come Kimura, sebbene si muovesse con l’ausilio di una sedia a rotelle, fosse ancora in buona salute sia fisica che mentale, conservando una grande lucidità ed un ottimo umore. In entrambi i casi non esitò persino a ringraziare gli intervistatori usando la lingua inglese.

Nell’ottobre 2012, a Kimura venne consegnato un certificato da parte di Craig Glenday, caporedattore del Guinness dei primati in seguito all’inclusione del supercentenario anche nell’edizione 2013 del libro dei record in quanto questo era il secondo anno consecutivo che Kimura veniva riconosciuto come l’uomo più anziano del mondo.[7][8]

Nel dicembre 2012, era stato ricoverato in ospedale in seguito a un malore ma sue condizioni apparvero comunque buone e non destarono preoccupazioni. Il 17 dicembre 2012 in seguito alla morte di Dina Manfredini, Kimura ereditò il titolo di decano dell’umanità, cioè di persona più longeva del mondo, mentre il 28 dicembre 2012, superando l’età di Christian Mortensen, divenne, con i suoi 115 anni e 253 giorni, l’uomo più longevo della storia di cui si abbiano fonti documentate (primato che mantiene ancora oggi dopo la morte).

Il nipote Tamotsu Kimura affermò in un’intervista che l’esatta data di nascita di Jiroemon Kimura sarebbe in realtà il 19 marzo 1897, quindi di un mese in anticipo rispetto a quella nota. Questa discrepanza sarebbe dovuta ad un errore di stampa avvenuto nel 1955 in occasione della raccolta dei documenti provenienti dai vari paesi che andavano unendosi in città più grandi.[1] Al momento non ci sono conferme ufficiali sulla veridicità di questa dichiarazione.

Kimura godeva della stima e dell’affetto della sua città, Kyotango, e il sindaco, Yasushi Nakayama, si era congratulato con lui sulla pagina Facebook della città con queste parole: "Il signor Kimura è il grande orgoglio della nostra città e a lui va tutto il nostro rispetto; è un esempio per tutti i cittadini e uno sprone a fare di Kyotango un centro di longevità e salute ".[1]

In occasione dello storico traguardo del 116 compleanno, Kimura aveva ricevuto numerosi auguri, tra cui anche un video messaggio ufficiale da Shinzo Abe, primo ministro del Giappone. Purtroppo dalle foto diffuse alla stampa, le sue condizioni erano apparse molto peggiorate dal dicembre 2012 e sebbene conservasse ancora lucidità, aveva subito un declino fisico piuttosto importante.

Ricoverato nell’ospedale della sua città nel maggio 2013 a causa di una polmonite, si spegne qui il 12 giugno 2013 all’età di 116 anni e 54 giorni per cause naturali. Gli sopravvivono 5 figli (dei 7 avuti), 14 nipoti (su 15), 25 bisnipoti e 13 trisnipoti.[9]

Nel corso della sua lunghissima esistenza Kimura ha visto avvicendarsi quattro imperatori da Meiji a Akihito e ben 61 primi ministri da Matsukata Masayoshi a Shinzo Abe e 96 governi.

QUELLO CHE DICE DI AVERE 123 ANNI
Se i registri anagrafici della Bolivia sono corretti Carmelo Flores Laura è l’uomo più vecchio del mondo: lo scorso mese ha compiuto 123 anni. Per rintracciarlo il fotografo è salito a quota 4mila metri. Il signor Carmelo vive infatti da solo sulle Ande, a Frasquia, una località vicino al lago Titicaca. Poncho e cappello, l’anziano mastica foglie di coca e mangia quello che trova (’’anche lucertole fritte"). A chi lo ha incontrato ha confidato di avere solo qualche dolore al petto e allo stomaco: ’’Ma non voglio prendere medicine’’, ha detto (reuters)

PEZZO DEL 2007

SCIENZE
L’esperienza di Jeanne Louise Calment, deceduta a 122 anni
Quanti anni potremmo vivere? Scienziati divisi
Per alcuni specialisti si può arrivare a 500 anni, per altri 120 è un limite invalicabile. Ma ciò che conta è la qualità della vita


SAN FRANCISCO - Quanti anni vorreste vivere? Se i limiti della vita fossero spostati fino a 500 anni, potreste dire di aver conosciuto Cristoforo Colombo e di aver vissuto in prima persona la scoperta dell’America. È un po’ troppo? Secondo alcuni scienziati che a San Francisco hanno preso parte all’annuale conferenza della World Future Society, società senza fine di lucro dedicata agli sviluppi sociali e tecnologici che possono influenzare il futuro, il limite della vita, grazie alle nuove scoperte e ai miglioramenti della medicina, della genetica, dei trapianti e delle nanotecnologie potrebbe essere spostato oltre l’immaginabile, là dove nemmeno gli scrittori di fantascienza si sono mai avventurati: 500 anni.

IMMORTALITÀ - «Penso che stiamo bussando alle porte dell’immortalità», ha dichiarato Michael Zey, professore alla Montclair State University e direttore dell’Expansionary Institute del New Jersey. «Entro il 2075 l’avremo raggiunta e questa è una stima prudente».
Ne è convinto anche Donald B. Louria, professore della New Jersey Medical School, secondo il quale la manipolazione cellulare e genetica, unita alle nanotecnologie, permetteranno agli esseri umani di vivere ben oltre i limiti che ora conosciamo. «C’è una incredibile accelerazione per spostare il limite dai 120 anni di oggi a 180 anni», ha affermato Louria. «Ma qualcuno ritiene che non ci sono limiti e si potrà vivere fino a 200, 300 o addirittura 500 anni».

fonte
http://www.corriere.it/Primo_Piano/S...1/vivere.shtml


Aubrey David Nicholas Jasper de Grey (Londra, 20 aprile 1963) è un biochimico inglese.

Ha studiato alla "Sussex House School" , alla "Harrow School" e al "Trinity Hall" di Cambridge mentre da autodidatta ha studiato la biogerontologia. Prima di interessarsi alla biologia cellulare e molecolare, ha studiato informatica all’università di Cambridge, dove si è laureato nel 1985.

Ha poi raggiunto la "Sinclair Research Ltd" per lavorare sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Fino al 2006 è stato in carica al dipartimento di genetica, con la possibilità di utilizzare la base di dati genetici FlyBase.

Ha ricevuto un titolo onorifico dall’università di Cambridge per la pubblicazione della sua teoria The Mitochondrial Free Radical Theory of Aging (Teoria sull’invecchiamento dei radicali liberi mitocondriali).
Indice

1 Progetto SENS
2 Note
3 Voci correlate
4 Altri progetti
5 Collegamenti esterni

Progetto SENS

Attualmente de Grey è impegnato nel progetto SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence [1] ), che si propone di arrivare a mettere a punto terapie in grado di curare l’invecchiamento. La convinzione di base è che l’invecchiamento sia dovuto all’accumularsi, a livello molecolare e cellulare, di effetti collaterali prodotti dal metabolismo e che il metabolismo stesso non è in grado di eliminare. L’accumulo di tale "spazzatura" fa progressivamente diminuire l’efficienza dell’organismo, finché esso diventa incapace di difendersi dalle malattie o di mantenere in funzione gli organi vitali. La morte è semplicemente l’inevitabile effetto ultimo di tale accumulo. Tutto questo probabilmente perché la natura, preoccupandosi della sopravvivenza della specie, ha visto nell’evoluzione una strategia da preferire alla conservazione del singolo individuo, per cui, se da una parte ha progettato un sistema molto efficiente per la riproduzione, dall’altra non ha progettato un metabolismo perfettamente autopoietico, capace cioè di ripararsi integralmente e così conservarsi indefinitamente una volta raggiunto il completo sviluppo. L’autopoiesi perfetta è riscontrabile invece a livello di specie.

Le cause note dell’invecchiamento sono riconducibili a sette categorie e da oltre 20 anni non se ne scoprono altre, nonostante le continue ricerche e il netto miglioramento delle tecniche usate:

rifiuti:
1) extracellulari (anno della scoperta: 1907), responsabili ad es. di malattie come il morbo di Alzheimer
2) intracellulari (1959), responsabili ad es. dell’arteriosclerosi
cellule:
3) cellule morte che non vengono rimpiazzate (1955)
4) cellule dannose che vengono accumulate (1965), come ad es. il grasso viscerale
mutazioni:
5) nei cromosomi (1959), responsabili dei tumori
6) dei mitocondri (1972), responsabili delle malattie mitocondriali
7) legami reciproci extracellulari tra proteine (1981), responsabili ad es. dell’irrigidimento delle pareti arteriose

De Grey ritiene che la via più rapida per conquistare la longevità non sia quella di rallentare o impedire l’accumulo di tali danni (il che è l’approccio della gerontologia), perché ciò significa dover modificare il funzionamento del metabolismo e quindi dover arrivare prima alla comprensione di processi biologici molto complessi. Secondo lui è molto più facile accettare il fatto che tali danni si accumulino e mettere a punto terapie in grado di riparare ognuno di essi prima che raggiungano un livello patologico. In tal modo chi si sottoponesse periodicamente a tali terapie vivrebbe a tempo indefinito: ogni 20 - 30 anni il proprio orologio biologico verrebbe riportato indietro e grazie a tale recupero di efficienza non si dovrebbe più preoccupare di morire di vecchiaia. Il SENS ha già teorizzato almeno una possibile soluzione per ognuna delle note categorie.

In un articolo della rivista scientifica Technology Review pubblicato nel 2005 gli autori hanno criticato l’intero progetto come "ovviamente" irrealizzabile, il che ha dato luogo ad un dibattito online con lo stesso de Grey, avendo egli rilevato la mancanza di una concreta dimostrazione ingegneristica. Tale dibattito ha portato alla SENS Challenge, ossia una sfida lanciata dalla rivista che prevedeva un premio di 20.000 dollari a chiunque riuscisse a fornire una dimostrazione che soddisfacesse determinati requisiti scientifici. La rivista ha selezionato una giuria indipendente e le argomentazioni proposte sono state 5. Tre di esse sono state accolte per venir esaminate ma nessuna di esse è stata giudicata in grado di superare la sfida [2]. La reazione di de Grey è stata: «il risultato della SENS Challenge è un’accusa a quei gerontologi che hanno etichettato SENS come "non scientifico" senza studiarne i dettagli. I giudici della SENS Challenge hanno ragione quando descrivono SENS come un progetto ingegneristico radicale e necessariamente speculativo, ma legittimo e meritevole di considerazione».

L’augurio è che per arrivare a mettere a punto le terapie teorizzate sia solo una questione di tempo, dipendente esclusivamente dalla quantità di investimenti e di ricercatori che si impegneranno nel progetto. Secondo de Grey le prime terapie dovrebbero divenir disponibili entro una trentina d’anni (in pratica verso il 2035) e sarebbero in grado, ad esempio, di restituire ad un sessantenne un fisico da trentenne. Sempre secondo de Grey, verso il 2050 tali tecniche saranno sviluppate a tal punto da permettere un ringiovanimento anche di 50 anni.

A tal proposito ha fatto riferimento al concetto di V.F.L. - Velocità di fuga della longevità. Le prime terapie che saranno disponibili non saranno in grado di riparare il 100% dei danni accumulati, ma solo di restituire alcuni decenni di vita. Le stesse terapie risulterebbero sempre meno efficaci ad ogni successiva somministrazione, a causa del sempre maggior accumulo dei danni non ancora riparabili. Per ottenere di nuovo gli stessi risultati sarebbe dunque necessario un continuo potenziamento delle cure. Diventerebbe possibile non morire più di vecchiaia solo a partire dal giorno in cui il progresso tecnologico riuscirà a battere in velocità il progredire dell’invecchiamento, impedendogli a tempo indefinito di raggiungere livelli letali: ogni nuovo potenziamento restituirebbe gli anni di vita necessari per poter beneficiare del potenziamento successivo. Secondo De Grey ci vorranno secoli per poter arrivare a sviluppare una cura perfetta e poter persino scegliere la propria età biologica.

De Grey ha ideato anche il concorso "Topo Matusalemme" [3] : ai gruppi di ricerca che dimostreranno di aver rallentato l’invecchiamento o di aver ringiovanito un topo di laboratorio verrà assegnato un incentivo economico.