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 2013  settembre 15 Domenica calendario

“SE LAVITOLA PARLA, PER SILVIO SARÀ UN TRACOLLO EPOCALE”

Erano soci, amici, socialisti e berlusconiani. Inseparabili. Una coppia solerte e ineffabile, napoletanissima. Valter Lavitola e Sergio De Gregorio. Poi il secondo decise di raccontare tutto ai magistrati e il primo resistette in carcere. Adesso, però, anche Lavitola spedisce strani messaggi contro il Cavaliere Condannato.
De Gregorio, decifriamo i pizzini di Lavitola.
Ma quali pizzini. Ormai è troppo tardi.

Non è mai troppo tardi.
Secondo lei, Berlusconi con tutti i chiodi che adesso ha in fronte pensa a quelli che lo ricattano?

Il momento è topico.
Appunto. Non è più il tempo di quelli che gli corrono dietro per avere soldi in cambio del silenzio. La situazione è senza controllo.

Lavitola da cosa è mosso?
Ma chi glielo fa fare questo immenso sacrificio di rimanere in silenzio?

Chi glielo fa fare?
Solo la verità può far finire questa storia e sarebbe molto interessante e bello se Valter confermasse la mia verità.

Vi siete ravvicinati?
L’ho incrociato in un’udienza e mi ha raccontato che ha passato 13 mesi d’inferno.

Il carcere.
A Poggioreale era in un cella con altre sei o sette persone. Lo picchiavano tutti i giorni.

Una tortura.
Valter non ha un carattere facile. È uno che risponde alle provocazioni.

E giù mazzate, tante.
Poi è stato trasferito a Secondigliano ed è finito con un extracomunitario malato di mente che defecava e spalmava le feci per tutta la cella. E Valter ogni volta puliva.

Era meglio quando stava peggio.
Lo hanno spostato di nuovo e ha trovato un giovane presunto camorrista, che pure lo picchiava spesso.

Lavitola è una calamita di mazzate. Per fortuna, adesso agli arresti domiciliari.
E per ottenere la revoca dei domiciliari non c’è che un modo.

Dire la verità.
Da Lavitola mi aspetto un clamoroso colpo di scena.

Potrebbe raccontare tanto.
Sulla compravendita che fece cadere Prodi lui ne sa molto più di me. Faceva parte della task force del senatore Comincioli buonanima, che era un fedelissimo di Berlusconi.

Ben oltre i tre milioni che ha avuto lei.
Aspettiamo. Proprio sui soldi, Valter si sbaglia, dice che me li diede per l’Avanti.

Due milioni in nero, più quello “ufficiale” per il suo movimento di Italiani nel mondo.
Io e Lavitola abbiamo chiuso i conti dell’Avanti nel 2006, con la compensazione di debiti e crediti. Quei due milioni erano per il passaggio con Berlusconi. Se lui parlasse darebbe un riscontro blindato alle mie dichiarazioni.

Non è più il tempo dei pizzini.
Sarei ancora in Senato se avessi scelto di farmi premiare per il mio silenzio. Non l’ho fatto e so di aver fatto la cosa giusta. Come quando consigliai a Valter di consegnarsi alla giustizia. Glielo dissi pur non avendo questo genere di cultura giuridica.

Se Lavitola parla sono altri guai per il Cavaliere.
Nelle intercettazioni di Valter ci sono riferimenti al petrolio, all’Eni e Scaroni, agli affari con Putin.

Altro che grazia per la condanna Mediaset.
Io non plaudo mai alle disgrazie altrui, ma Berlusconi avrà un tracollo epocale. A Milano, a Napoli potrebbero pure arrestarlo .

Siamo a Salò.
La partita è finita, la valanga è appena iniziata. Che Dio gliela mandi buona.

Ad Arcore si mormora anche su Tarantini. Altre strane voci, come nel caso di Lavitola.
Non conosco Tarantini, l’ho incrociato solo qualche volta al supermercato.

Domani, dunque, c’è questo memoriale di Lavitola sugli appalti con B. a Panama.
Non so a chi lo consegnerà, domani c’è lo sciopero degli avvocati.

Lei non ci sarà.
A Napoli, nel processo per la compravendita del 2008 in Senato ho chiesto il patteggiamento. Restano B. e Lavitola. Spero che Valter non si sacrifichi più. (Tra i motivi per cui Lavitola vorrebbe la revoca dei domiciliari ci sarebbero anche i litigi a casa con la moglie. Dagli atti dell’inchiesta risulta una figlia naturale del faccendiere a Panama).