Franco Bechis, Libero 15/9/2013, 15 settembre 2013
RENZI E’ GIA’ COSTATO 400 MILA EURO
Se Matteo Renzi è incerca diunitaliano che rischia di avere una pensione d’oro senza avere versato poco o nulla dei contributi necessari per ottenerla, hauna soluzione semplicissima: uno specchio. L’attuale sindaco di Firenze ed aspirante condottiero della sinistra italiana ha infatti messo da parte per quando non lavorerà più un tesoretto di circa 400 mila euro senza versare un solo centesimo di tasca sua. Quei 400 mila euro, che vogliono dire 3.241,21 euro mensili, sono infatti stati versati per lui dal 13 giugno 2004 ad oggi dalle tasche dei contribuenti italiani. Per conto loro materialmente lo hanno fatto prima la provincia di Firenze, di cui Renzi era presidente, e poi dal 2009 anche il Comune di Firenze in cui è diventato sindaco. Quei 400 mila eurointendiamocisono stati accantonati per Renzi sulla base della legge esistente, e precisamente secondo quanto disposto dall’articolo 86 del testo unico sugli enti locali. Quella norma spiega che quando si diventa amministratori di un ente locale avendo un lavoro in precedenza, si può essere messi in aspettativa non pagata e i contributi previdenziali e sanitari a cui si aveva diritto in precedenza vengono versati dall’ente locale in aggiunta agli emolumenti lordi a cui si ha diritto (stipendio ad esempio da sindaco o assessore, più relativi contributi). Per lungo tempo il capogruppo del Pdl al comune di Firenze, Marco Stella, ha scritto chiedendo l’accesso agli atti del Comune per conoscere a quanto ammontavano quei contributi pubblici versasti agli amministratori e chi erano i beneficiari. Alla vigilia dell’estate finalmente ha fornito la risposta Chiara Marunti, dirigente del servizio amministrazione del Comune. E ha rivelato che a godere dei contributi per la pensione pagati dal Comune erano in tutto cinque: quattro assessori e il sindaco. Per uno di questi, Sara Biagiotti, assessore allo Sviluppo economico e al turismo, non era ancora nota la cifra da pagare. Per l’assessore al Welfare e vicesindaco Stefania Saccardi il versamento era di 292,67 euro al mese girati alla Cassa forense da cui proveniva. Per l’assessore all’Ambiente Caterina Biti, altra libera professionista, il versamento mensile era di 182,21 euro girati all’Enpav, Poi le somme più rilevanti. All’Inps il comune di Firenze pagava 1.706 euro al mese a nome di Massimo Mattei, dipendente in aspettativa non pagata iscritto all’Inps. Mattei era assessore alla Mobilità, ma ha dovuto dimettersi dall’incarico per lo scandalo escort che ha fatto tremare la città. Quei soldi quindi non vengono più versati. La somma più rilevante 3.241,21 euro al mese viene versata a nome di Renzi, che risulta dirigente d’azienda in aspettativa, all’Inps, al Fondo Mario Negri per la pensione integrativa aziendale, all’Associazione Pastore per la pensione integrativa individuale e al Fasdac per l’assistenza sanitaria ai dirigenti (di cui Matteo gode in aggiunta a quella prevista per gli amministratori comunali).
Se quella somma è così alta è perché mamma e sorelle hanno deciso di promuovere Renzi dirigente dell’azienda di famiglia il 27 ottobre 2003, due settimane prima che l’Ulivo ufficializzasse la sua candidatura alla presidenza della provincia di Firenze (che era praticamente senza rischi in una regione rossa). Fino a quella data Matteo collaborava solo alla società, di cui era stato anche azionista in anni precedenti. Si chiamava Chil srl, e l’assunzione avvenne alla Chil promozioni srl, che poi è stata trasformata nell’attuale Eventi 6 srl, una società che, nata dalla promozione del Bingo sui giornali della catena Riffeser, si è poi specializzata in marketing editoriale e iniziative di promozione per aziende di diverso tipo: fra i clienti attuali ci sono Esselunga, Conad e Opel. Non è noto quale fu lo stipendio, che per altro decorse solo per pochi mesi. Ma è certo che non doveva essere così alto almeno fino a quando a pagare netto e contributi non erano le casse pubbliche, ma il forziere di famiglia: il reddito 2003 di Renzi ammontava ad appena 14.273 euro lordi (nel 2011, ultimo dato pubblico, era di 123.577 euro lordi, di cui 90.962 per lavoro dipendente, 31.324 per lavoro autonomo e 1.291 come reddito dei fabbricati). Difficile capire se Renzi ha mai percepito da dirigente privato quello stipendio per cui gli vengono versati 3.241,21 euro al mese di contributi. È stato dipendente privato in teoria anche nel 2004 per cinque mesi, e per 7 presidente della provincia. Quell’anno ha dichiarato 70.090 euro, meno dei 97.916 euro dell’anno successivo, quando era solo presidente della provincia. Certo Matteo non deve avere svenato gli azionisti della attuale Eventi 6, che all’inizio erano le due sorelle Matilde e Benedetta, la madre Laura Bovoli e il fratello del cognato, Alessandro Conticini (con il 20%). Poi Conticini ha venduto la sua quota a Matilde, che ora è azionista di maggioranza assoluta.
RISOLTO ANCHE IL PROBLEMA CASA: MATTEO È AL TERZO MUTUO –
La firma è stata messa il 6 novembre scorso a Firenze nello studio del notaio Claudio Barnini di Firenze. Quel giorno Matteo Renzi si è caricato il suo terzo mutuo casa sulle spalle. E non è cosa da pocoper un povero politico che ha dichiarato di guadagnare 4.300 euro netti al mese e di arrivare appena a 5.500 euro netti con lo stipendio della moglie, insegnante precaria. Il primo -300 mila euro a un tasso di interesse inziale del 2,9% per 20 anni - lo aveva sottoscritto con la Cassa di risparmio di Firenze il 4 ottobre 2004, pochi mesi dopo essere diventato presidente della provincia. Serviva a finanziare l’acquisto della sua attuale abitazione, un villino di 12,5 vani a Pontassieve. Quel mutuo - come la proprietà del villino - era però suddiviso con la moglie, Agnese Landini. Cinque anni dopo, diventato sindaco, Renzi ha ribussato insieme alla moglie a Cassa di Firenze per chiedere un nuovo mutuo da 160 mila euro per ingrandire il villino con l’acquisto di alcune pertinenze. Questa volta il tasso di interesse annuo iniziale era un po’ superiore (3%), ma la durata venticinquennale. Per 15 anni le rate dei due mutui si sarebbero sommate. Nonostante la doppia ipoteca, l’acquisto della prima casa di Renzi si è dimostrato un affare. Oggi secondo la valutazione della banca dati Cribis il villino e le pertinenze valgono più del doppio di quei 460 mila euro complessivi di mutuo. Il villino in sé ha una rendita di 2.259,50 euro e una valutazione catastale di 284.697, e al momento è esente da Imu grazie alla sicura abolizione della prima rata e alla promessa di cancellazione della seconda fatta da Letta. Il valore di mercato (il prezzo ricavabile dalla vendita) presunto da Cribis ammonta a 913.877,37 euro. Al villino si aggiungono le pertinenze, con una superficie catastale di 57 metri quadrati. La loro rendita è di 200,18 euro, il valore catastale di 25.222,68 euro e il valore di mercato presunto di 80.964,80 euro. Insieme fanno poco meno di un milione di euro: ottimo affare per un immobile acquistato nove anni fa facendo un’opera di bene, visto che a venderglielo è stata l’O.A.M.I. onlus (Opera assistenza malati impediti)
Il terzo mutuo appena sottoscritto è di importo assai più elevato: 1,3 milioni di euro, ma l’importo (come la proprietà) è suddiviso con il fratellino Samuele (classe ’83), la sorella maggiore Benedetta (classe ’72) e quella minore Matilde (classe ’84). Il debito è suddiviso, ma soprattutto i soldi resteranno in famiglia. A vendere è infatti mamma Renzi, che da signorina si chiamava Laura Bovoli. A passare di mano anche in questo caso è un immobile di categoria A7 (villino), però assai grande: 17 vani. Il terzo mutuo di Matteo è iniziato con un tasso di interesse annuo del 4,462%, ha durata venticinquennale, per 11 anni si sommerà con le rate degli altri due mutui sottoscritti e per ulteriori 10 anni solo con le rate del secondo mutuo da 160 mila euro. A erogare quel milione e trecentomila euro è stato un mini pool di banche, che si sono divise a metà la somma: la Banca di credito cooperativo di Signa e la Banca di credito cooperativo di Impruneta.