Caterina Pasolini, la Repubblica 15/9/2013, 15 settembre 2013
AL SUD SI CUCINA TROPPO IL NORD FA SCADERE I PRODOTTI ECCO L’ITALIA CHE SPRECA IL CIBO
È UN’ITALIA sprecona e distratta, confusionaria, poco organizzata. Che soprattutto al Sud cucina troppo e poi non riesce a finire tutto, mentre in Liguria riempie all’inverosimile il frigo per ansia da scaffale vuoto e poi lascia scadere il cibo. Accomunata, dal Trentino alla Sicilia dall’incapacità di rielaborare gli avanzi come una volta.
Il nostro Paese fotografato dal rapporto Waste Watchers, l’Osservatorio permanente sullo spreco creato l’anno scorso da Last minute market e dall’università di Bologna in collaborazione con Swg, è ancora una volta un’Italia spezzata tra Nord e Sud. Divisa nel modo e nei perché getta via in un anno più di dieci miliardi di euro di cibo che potrebbe essere donato, mentre solo il 4% dei nostro connazionali lo fa. E sono i più giovani i più spreconi, sottolinea Andrea Segré, docente e inventore di Last minute market, che però nota un lieve miglioramento: nell’ultimo anno chi getta alimenti buoni nella spazzatura almeno una volta alla settimana è sceso infatti dal 60 al 27%.
Perché si butta via? «Troppi italiani sono confusi, disorientati. Leggono sull’etichetta dei prodotti “si consiglia di consumare preferibilmente entro...” e lo prendono come un obbligo. E cibo ottimo finisce nel cestino — spiega Segré — Bisogna migliorare la conservazione e la gestione del cibo».
Il rapporto di Waste Watchers, che verrà presentato la prossima settimana, regala una panoramica inedita del nostro paese. In testa c’è un primo blocco di regioni del Sud, come Abruzzo, Puglia, Calabria e Campania che motiva la spazzatura piena di cibo commestibile soprattutto con la risposta assai sincera: «Ho cucinato troppo e calcolato male gli acquisti». In Piemonte e Friuli Venezia Giulia, gli intervistati mettono come principale causa dello spreco il fatto che frutta e verdura, spesso conservate in frigo già all’acquisto, quando vengono portate a casa vanno a male rapidamente. Un’indicazione utile per la grande distribuzione, come quella che arriva da Veneto e Umbria dove gli abitanti puntano il dito contro i produttori: a provocare il sovrappiù che finisce nei rifiuti sarebbero «le dimensioni troppo grandi delle confezioni» che invitano all’acquisto ma poi il cibo avanza. Chi invece si autoaccusa per le pattumiere affollate, sono emiliani e sardi che imputano quel cibo avanzato e buttato alle loro abitudini alimentari «e all’aver acquistato cose che non piacevano». In Sicilia e Basilicata buttano via quello che «non ha un buon odore o un buon sapore» mentre nel panorama dei perché la Liguria spicca. È «la paura di non avere in casa cibo a sufficienza» che porta a riempire il carrello e il frigo di acquisti in eccesso che poi avanzano e vanno a male. Mentre a Roma molto dello spreco è addebitato ai problemi organizzativi che portano a fare la spesa solo una volta alla settimana, e non tutto il cibo regge sette giorni.
Nella marea di dati che raccontano un’Italia dove il 33% lascia scadere gli alimenti senza consumarli, il 25% li butta perché sono avanzati, il 14 ammette che tutto è dovuto alla errata pianificazione di pasti, acquisti e cucina, c’è un elemento positivo. Dall’anno scorso è diminuita la quantità di alimenti gettati via: nel 2012 chi buttava nella spazzatura cibo avanzato una volta alla settimana era il 60%, ora è solo il 27 mentre chi lo faceva «quasi mai» passa dal 23 al 57%.
La diminuzione dei rifiuti, dicono a Waste Watchers, è sicuramente dovuto in gran parte alla crisi che ha diminuito gli acquisti, ma il problema resta.
Troppi italiani buttano via quello che potrebbero consumare per ignoranza, perché non sanno leggere le etichette né conservare il cibo o riutilizzare gli avanzi. Per questo dall’indagine emerge un desiderio di informazioni sui sistemi per ridurre gli sprechi: le vuole il 60% di chi fa la spesa, il 60% degli over 55, il 64% delle famiglie numerose. E qui, conclude Segré, «possono giocare un ruolo importante i più di mille comuni, ultima Roma venerdì scorso, che hanno firmato il decalogo delle buone pratiche contro lo spreco che comprendono sul fronte alimentare corsi di cucina e per imparare a fare la spesa in maniera intelligente».