Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Julian Assange, l’uomo di Wikileaks, si è consegnato ieri alla polizia di Londra. Portato subito davanti al giudice, ha fornito come indirizzo prima una casella di posta elettronica, poi un domicilio in Australia. I suoi avvocati hanno offerto 180 mila sterline per la libertà su cauzione, ma il tribunale non ha accettato, giudicando molto alto il pericolo di fuga. Inutili anche le garanzie offerte dal regista Ken Loach, da Jemina Kahn - ex fidanzata di Hugh Grant – e dal giornalista John Pilger. Assange resterà in carcere fino al 14 dicembre, poi comparirà davanti alla corte di Westminster che dovrà decidere se estradarlo in Svezia oppure no. I suoi difensori hanno detto che si opporranno con tutte le loro forze all’estradizione, per il timore che gli svedesi consegnino poi il loro cliente agli americani. Il nostro ministro degli Esteri, Frattini, ha espresso soddisfazione per l’arresto («Era ora. Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali e mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono»).
• Tuttavia Assange non è finito dentro per le rivelazioni di Wikileaks, ma perché accusato di stupro. O sbaglio?
Non sbaglia. Due svedesi lo hanno accusato di violenza sessuale lo scorso agosto. Il mandato internazionale si riferisce a questo. Il Daily Mail ha ricostruito con molti dettagli la storia. Se il resoconto del giornale inglese è giusto, l’accusa di violenza sessuale mi pare assai dubbia.
• Come sarebbe andata?
L’11 agosto, a Stoccolma, c’è un seminario di “Brotherhood Movement”, un partito di sinistra, sul ruolo dei media in guerra. Organizza una femminista dura, di nome Anna Ardin. Tra gli oratori c’è Assange, una star già allora, aveva appena scaraventato sul suo sito 400 mila file riservati. I due avevano già flirtato per internet e per telefono, e s’erano messi d’accordo che lei lo avrebbe ospitato a casa sua. Cena, poi vanno da lei, fanno l’amore, durante l’amore il preservativo si rompe (testimonianza concorde di tutt’e due). Nessun problema. La sera dopo, festa per Assange in casa di Anna. Il sabato, seminario. Assange parla per un’ora e mezza. In sala, ad ascoltarlo piena d’ammirazione, c’è Sofia Wilén, con un bel maglioncino rosa. Scatta un mucchio di foto, poi segue Assange a una cena con altri amici, poi accetta di seguirlo al cinema, al cinema ci sono vari momenti di intimità. Segue passeggiata al parco e arrivederci, perché lui deve andare a un crayfish party (festa con alto tasso alcolico) che gli ha organizzato Anna. Anna, durante il party, posta questo messaggio: «Seduta all’aperto... semi-congelata, con le persone più "cool" del mondo. È davvero fantastico!». Il lunedì Sofia telefona ad Assange, si vedono a Stoccolma, poi lei lo invita a casa sua a Enkoping. Gli compra anche il biglietto del treno (lui non vuole usare la carta di credito), arrivano a casa e vanno a letto insieme. Lui adopera il preservativo. Ma la mattina dopo, quando gli riviene voglia, lui non vuole adoperare nessun condom. Sofia si arrabbia? Non si direbbe: vanno a mangiare insieme, e lei gli compra pure il biglietto di ritorno. Fine di tutt’e due le storie.
• E lo stupro?
A un certo punto Sofia telefona ad Anna e le racconta di essere andata a letto con Julian. Salta fuori la storia del preservativo rotto con una e non indossato con l’altra. Le due decidono che c’è materia per una denuncia. La poliziotta che ascolta le loro deposizioni decide che si tratta di stupro e molestie. Il giudice-donna a cui viene affidato il caso (Marja Kjellstrand) è d’accordo. Solo il procuratore generale di Stoccolma ritiene tutta la faccenda degna al massimo di una contravvenzione. Ma, come sappiamo, la persecuzione ricomincia.
• Persecuzione?
Direi che si tratta di persecuzione. Gli americani si guardano bene dal chiedere l’arresto di Assange per spionaggio (per esempio). E se poi un tribunale Usa lo assolvesse? Si segue dunque la strada di dargli addosso con ogni mezzo.
• La strada dello stupro non mi pare possa portare molto lontano.
C’è stato l’attacco informatico al sito. C’è soprattutto la persecuzione finanziaria. PostFinance (banca svizzera) ha chiuso il conto di Wikileaks, PayPal ha cessato di garantire i trasferimenti di denaro. Mastercard e il gruppo bancario Visa hanno sospeso i finanziamenti, il fisco tedesco ha mandato i suoi ispettori a Wau Holland, la fondazione da cui passano i soldi destinati al sito. Gli hacker amici di Assange hanno risposto sabotando i siti di Paypal e Postfinance. Un’altra reazione possibile potrebbe essere quella di pubblicare migliaia di informazioni esplosive contenute su un server svizzero. Il portavoce di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, ha detto che l’arresto di Assange è un attacco alla libertà di stampa, che Wikileaks continuerà con la politica delle rivelazioni, ma che i files-bomba conservati in Svizzera, per ora, non saranno ancora fatti esplodere. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/12/2010]
(leggi)