ANNA LOMBARDI, la Repubblica 8/12/2010, 8 dicembre 2010
TRENT´ANNI FA QUATTRO COLPI DI PISTOLA SPEGNEVANO LA VOCE DI JOHN LENNON
«Si fermava ogni giorno a comprare caramelle senza zucchero. Poi andava a ritirare i vestiti nella lavanderia di fronte, vede? Faceva tutto da solo. E se qualcuno lo riconosceva, metteva un dito sulle labbra a dire shhhh! Questo è il nostro segreto…». La foto di John Lennon nella vetrina di Said Sabar, il proprietario della WestSide Pharmacy su Columbus Avenue, è sbiadita. «L´ho messa trent´anni fa: per non dimenticare».
Poco più in là, davanti al portone laterale di quel Dakota Building sulla 72ª dove alle 22.40 dell´8 dicembre 1980 John Lennon fu ucciso da Mark David Chapman mentre rientrava a casa, c´è Miguel, il portiere peruviano. Posa volentieri per le foto ma non sa rispondere alle domande dei fan. «La señora Ono? Non so se si farà vedere». È qui da sei mesi e non ha mai incontrato Patrick O´Loughlin e José Perdomo: i doorman che videro Chapman sparare a Lennon. Ma questa storia più vecchia di lui, che ha solo ventisei anni, la conosce bene. «C´è sempre un inquilino pronto a dirti di John».
Quei vicini di Lennon che il New York Times è andato a cercare. Nina Bernestein, figlia del grande Leonard, il maestro di West Side Story, lo ricorda «col sushi appena preso sempre in mano». Roberta Flack, la jazzista dirimpettaia del grande appartamento al settimo piano, evoca «i mugugni del condominio quando Yoko comprò altri appartamenti». E Stephen Birmingham, autore di un libro intitolato Life at the Dakota, pensa all´apprensione dell´ex Beatle per il piccolo Sean; «Aveva avvolto le scale di spago perché non cadesse giù».
Dall´altro lato della strada, superato l´ingresso della 72ª dove Lennon inforcava la bici con Sean sul seggiolino, due operai alzano una staccionata attorno al prato: «Non ci sono celebrazioni ufficiali, come quelle per il suo compleanno a ottobre. Ma nel parco stasera arriveranno a centinaia. Per cantare, pregare, accendere una candela. Cerchiamo di proteggere le piante».
Il mosaico pompeiano con la scritta Imagine, dono del comune di Napoli, è il cuore di quella Strawberry Fields voluta da Yoko in memoria di John, a cui 120 paesi hanno donato piante e denaro. Come ogni giorno, è coperto di fiori: quelli che Ayrton Ferreria dos Santos Jr, il barbone chitarrista ribattezzato «sindaco di Strawberry Fields», colleziona elemosinandoli ai fiorai della zona. Su un biglietto attaccato a una rosa qualcuno ha scritto: «John: forever young. 30 years after death». Per sempre giovane. Said, che ha messo i capelli bianchi, sorride di nostalgia: quel suo segreto, 30 anni dopo, brucia ancora di più.