Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 08 Mercoledì calendario

LA RIVOLUZIONE DEL 1848 A VIENNA




La rivoluzione scoppiata a Vienna il 13 marzo 1848 fu soltanto l’anello di una catena di situazioni rivoluzionarie esplose in tutta Europa, causate dalla crisi del sistema reazionario e oppressivo stabilitosi con la Restaurazione dopo il periodo napoleonico.

In quei giorni non crollava soltanto un sistema, ma aveva fine un’intera epoca. Anche se la rivoluzione non riuscì vittoriosa, dal momento che dopo alcuni mesi venne soffocata dalle forze reazionarie, essa non rimase un episodio, e fu l’inizio di un periodo, quello costituzionale e liberale.




LA FASE PREPARATORIA

La crisi del sistema austriaco presentava vari aspetti: politico, sociale e finanziario. La crisi del sistema risaliva già agli anni trenta.

Il punto cruciale della crisi politica era rappresentato dalla mancanza di partecipazione della borghesia alle vicende pubbliche, dall’assolutismo e dal rifiuto totale del pensiero costituzionale. C’era poi l’aspetto sociale. La prima fase dell’industrializzazione stava facendo nascere la questione sociale, l’impoverimento di ampie fasce dei ceti rurali, degli artigiani e della piccola borghesia. Nascevano il proletariato e il fenomeno del pauperismo. Non a caso il "Manifesto del partito comunista" di Marx ed Engels uscì all’inizio del 1848. Anche a Vienna esistevano manifatture e fabbriche, specialmente per la produzione di articoli di lusso, della seta, ma anche del cotone. E specialmente nei sobborghi della città, a quei tempi ancora cinta di mura, esistevano miseria e disoccupazione.

Un altro fattore che aggravò la questione sociale fu la serie di cattivi raccolti negli anni del 1845, 1846 e 1847. I contadini erano scontenti anche del sistema tributario; inoltre essi dovevano pagare canoni in denaro o dare parte del raccolto ai proprietari ed anche effettuare per quelli prestazioni di lavoro non pagato.

L’ultimo e importante fattore della crisi era la gravosa situazione finanziaria dello stato, oppresso da un elevato deficit.

Si chiudeva così la fase preparatoria e iniziava quella rivoluzionaria.




LA RIVOLUZIONE DI MARZO

Lo strumento principale dei sudditi in un sistema assolutistico per comunicare con il sovrano e per tentare di ottenere delle concessioni erano le petizioni. Un gruppo di persone legittimato dal governo formulava i suoi desideri e li portava a conoscenza del monarca.

La petizione decisiva del periodo fu quella presentata il 12 marzo dagli studenti universitari; essa conteneva le seguenti rivendicazioni: libertà di stampa e di parola, libertà d’insegnamento e di studio, uguali diritti per le varie confessioni religiose, un parlamento.

Il governo non rispose a queste petizioni. Di conseguenza la mattina del 13 marzo gli studenti sfilarono in corteo dall’università alla sede della Dieta della Bassa Austria per fare pressione sui deputati, affinché sostenessero la loro petizione.

Ma il fatto più importante fu che il corte degli studenti veniva accompagnato da una crescente folla di borghesi e anche di lavoratori ed artigiani. Un comitato di studenti riuscì ad entrare nella sede della Dieta e, dopo una serie di disordini, a sera, Metternich si dimise.

Le notizie di queste vicende si propagarono subito nei sobborghi. Una folla sempre più fitta tentò di entrare in città; ma nel frattempo erano state chiuse le porte. Cominciava così un’altra rivoluzione che, a differenza di quella borghese, che si poneva gli obiettivi della libertà di stampa e di una Costituzione, aveva l’aspetto di una rivolta sociale causata dalla disoccupazione e della miseria.

La folla cominciò ad incendiare i lampioni dell’illuminazione a gas sul cosiddetto "Glacis", il campo libero tra le mura e i sobborghi; e la città nelle ore del crepuscolo venne così circondata da un anello di fuochi. Nei sobborghi la folla saccheggiò i panifici, distrusse le dogane dove si doveva pagare il dazio anche sui viveri; e si cominciarono a distruggere sistematicamente le macchine ritenute causa e simbolo della disoccupazione.

Nella notte fra il 13 e il 14 la borghesia di Vienna e gli studenti cominciarono ad armarsi. Si formarono la Guardia nazionale e la Legione accademica degli studenti con lo scopo di ristabilire l’ordine, ma anche come fattore di potere della borghesia.

Il 14 marzo la corte dovette concedere la libertà di stampa e abolire la censura, e il 15 fu promessa una Costituzione. Il 16, con l’intervento dell’esercito, cessarono i tumulti nei sobborghi.

Il risultato dei tre giorni di marzo fu la vittoria della rivoluzione borghese. Ma la borghesia non prese direttamente il potere, perché si sentiva appagata dalla promessa di una Costituzione. Quanto ai movimenti sociali non ebbero un esito vittorioso; la borghesia temeva la plebe, e aiutò le forze armate a ristabilire l’ordine. Quindi, tutto sommato, il ’48 rimase una rivoluzione borghese, caratterizzata da una netta divisione tra la classe borghese e quella operaia.

I fatti di marzo segnarono la prima delle cinque rivolte che si verificarono a Vienna nel 1848.




LE DUE RIVOLTE DI MAGGIO

La seconda rivolta accadde il 15 e il 16 maggio, e la terza il 26 maggio.

Perché scoppio la seconda rivolta?

In quei due mesi l’assetto politico della monarchia era profondamente cambiato. A Vienna era stato istituito un governo con ministri responsabili davanti al parlamento e i ministri erano in maggior parte funzionari e uomini del vecchio regime poco capaci. Si pubblicarono intanto un gran numero di giornali e sorsero numerose associazioni politiche.

La rivoluzione di marzo e il crollo del vecchio sistema ebbero profonde ripercussioni nelle varie parti del regno, dove la situazione era complicata dalla questione nazionale.

Il 25 aprile il governo imperiale di Vienna pubblicò la Costituzione promessa. Ma per il fatto che essa era stata concessa dall’alto, che prevedesse due Camere, che favorisse i possidenti terrieri ed escludesse in gran parte i non possidenti, e non fosse quindi abbastanza democratica, dava adito a vivaci critiche.

Gli studenti formularono allora una nuova petizione.

La Legione accademica e gran parte della Guardia nazionale si radunarono davanti al castello imperiale dove era riunito il governo; e questo schieramento – appoggiato da un gran numero dei lavoratori dei sobborghi – riuscì a far cedere il governo. La Costituzione venne dichiarata provvisoria e fu convocata una Costituente a suffragio universale ( solo i servitori domestici erano esclusi dal diritto di voto).

Così anche la seconda rivolta terminò con una vittoria per la borghesia.

Ma una settimana più tardi, il 26 maggio, quando il governo tentò di combattere la rivoluzione ordinando di chiudere l’università e di sciogliere la Legione accademica, richiamando molti giovani sotto le armi, scoppiò il terzo movimento reazionario. La Legione accademica non cedette e i soldati si ritirarono non volendo combattere negli stretti vicoli. In breve tempo furono costruite delle barricate e i lavoratori dei sobborghi cominciarono ad entrare in città. Il governo allora si arrese di nuovo alla pressione. In questi giorni si costituì la Giunta di sicurezza (Sicherheitsausschluß), riconosciuta dal governo e nei successivi tre mesi diventò un organo molto importante a Vienna.




LA RIVOLTA DI AGOSTO

Tra la rivolta di maggio e la quarta rivolta, la cosiddetta "battaglia nel Prater" di fine agosto, accaddero svariati eventi, ma il problema più grave in questi mesi restava la disoccupazione. L’appoggio dato alla rivoluzione da una parte delle masse dei lavoratori aprì anche la strada per una presa di coscienza del problema sociale. Fu istituito un Comitato per i lavoratori (Arbeiterkomitee) con deputati del governo, dell’amministrazione comunale e della Guardia nazionale, a cui però erano esclusi i lavoratori. In particolare la Giunta di sicurezza fece molto per i lavoratori, proclamando il diritto al lavoro. I programmi per recuperare lavoro prevedevano cantieri di costruzioni edilizie, di strade e di ferrovie.

Tra i lavoratori e la Guardia nazionale, che era anche uno strumento borghese per la tutela della proprietà, si verificarono spesso degli incidenti. A metà agosto il ministro per i Lavori Pubblici ordinò per motivi finanziari una riduzione dei salari dei lavoratori addetti alle opere pubbliche, creando un fermento pericoloso; e un piccolo incidente tra il corte di protesta contro il ministro e un reparto della Guardia nazionale si allargò ad una vera e propria battaglia che provocò numerosi morti e feriti e che si concluse con la sconfitta dei lavoratori.

Conseguenza diretta dell’episodio fu lo scioglimento volontario della Giunta di sicurezza. Ma questo significava anche una vittoria del governo che vedeva rafforzato il proprio potere.




VERSO LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE

L’avvenimento più importante durante il settembre del 1848 fu l’abolizione delle servitù che gravavano sui contadini.

Il secondo fatto importante fu l’inizio della campagna contro l’Ungheria con cui si iniziò la riconquista della stessa.

Si arrivò così alla quinta ed ultima rivolta di Vienna. Il 3 ottobre fu sciolta la Camera dei deputati ungherese, venne proclamato lo stato d’assedio. Il 6 ottobre, un reparto di forze militari – appoggiato dalla Guardia nazionale, da studenti e da lavoratori - disobbedì all’ordine di partire per l’Ungheria, non volendo contribuire alla repressione della rivoluzione in Ungheria. Fra il 24 e il 31 ottobre Vienna fu assediata e infine capitolò portando con sé nell’oblio migliaia di morti. Terminò così nel sangue la rivoluzione del 1848 a Vienna. Le forze conservatrici si erano dimostrate superiori alle forze della rivoluzione.

Il 2 dicembre l’imperatore Ferdinando abdicò e suo nipote, il giovane Francesco Giuseppe I, salì sul trono e inaugurò una nuova era.