Carola Uber, Chi, n. 49, 08/12/2010, pp. 36-42, 8 dicembre 2010
«Con Denny va malissimo. Il nostro rapporto in questo momento è interrotto. E questa cosa mi fa davvero soffrire… Avevo detto che un figlio l’avrei cresciuto anche senza un padre, ma poi, in gravidanza, sono tornata sui miei passi
«Con Denny va malissimo. Il nostro rapporto in questo momento è interrotto. E questa cosa mi fa davvero soffrire… Avevo detto che un figlio l’avrei cresciuto anche senza un padre, ma poi, in gravidanza, sono tornata sui miei passi. Gli ho chiesto di stare di più a Roma con noi, ma lui non vuole, dice che il suo lavoro è là e basta». La crisi di quest’estate quindi non si è risolta? «No, per niente. Anzi, stando distanti è peggiorata… Litighiamo continuamente. Per tutto, incompatibilità di carattere. Modi di pensare diversi, stili di vita diversi… Entrambi abbiamo fatto degli errori, però pensavamo che con la nascita della bambina tutto sarebbe andato a posto. Abbiamo provato a rimettere insieme i cocci, ma c’è troppo astio, troppo rancore. E un figlio se non unisce, divide. […] Io e Denny ci siamo amati tantissimo, al punto che ci siamo fatti il dono più grande che ci sia, un dono che ci unirà per sempre. Non è una cosa da poco. Alyssa non è capitata per caso, è il frutto di un grande amore, e su questo non si discute. […] Sto malissimo. E non è depressione post-partum, è proprio disperazione. L’unica cosa che mi consola è che la bambina è ancora troppo piccola per capire. E che Denny come padre c’è e ci sarà sempre, non gli impedirò mai di vederla […]».