Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri Berlusconi ha telefonato alla convention milanese del Pdl, e naturalmente l’hanno messo in amplifono. Ha detto: «Sono sicuro che il governo otterrà la fiducia sia a Palazzo Madama che a Montecitorio. Se così non fosse, credo che dovremo andare di nuovo a votare, ma solo per la Camera». Sono seguiti attacchi ai giornali, alla Rai e ai professionisti della politica che aspirano a diventare capi del governo e, siccome sanno che il popolo non li legittimerebbe mai, tentano oscure manovre di palazzo.
• Si può fare? Dico, di sciogliere solo la Camera e non il Senato?
Articolo 88 della Costituzione: «Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse». Quindi è teoricamente possibile. La Costituzione non precisa se il parere dei presidenti delle Camere sia vincolante o no. E però sarebbe strano che Napolitano sciogliesse la Camera dopo che Fini s’è detto contrario. Questo è un primo ostacolo. Un secondo ostacolo è dato dalla prassi, cioè da quella costituzione materiale che si è andata formando nel corso dei decenni. Non è mai capitato, finora, che il Presidente sciogliesse anticipatamente una sola Camera.
• Questo impedisce che si possa fare?
Chi lo sa. Come può immaginare è una materia complicatissima. Certo la Costituzione materiale, cioè quella che si è andata formando in seguito agli atti effettivamente compiuti da ciascun soggetto istituzionale nell’ultimo mezzo secolo, non è priva di valore. Anzi: in Inghilterra non c’è mai stata una costituzione scritta e ci si regola in base al common law, cioè alle sentenze e ai comportamenti materiali che hanno fatto giurisprudenza. Da noi, è diverso, anche se, per esempio, l’abitudine del presidente, quando c’è una crisi, di sentire gli ex capi dello Stato, non è fissata dalla Costituzione: è una prassi che si è andata consolidando negli anni e dà certezza ulteriore alle decisioni assunte. Ora, sciogliere le Camere perché una delle due non dà la fiducia al governo sta nella prassi? No, non ci sta. Anche perché i costituenti scrissero la nostra carta avendo in mente un sistema elettorale proporzionale, e la proporzionale non ha mai determinato una differenza troppo sensibile di consenso tra un ramo e l’altro del Parlamento. Questa differenza è venuta fuori col Porcellum, che ha criteri diversi nell’assegnazione dei premi di maggioranza e quindi può rendere precario in una camera un governo che è solidissimo dall’altra parte. È capitato a Prodi (debole al Senato), sta capitando a Berlusconi (debole alla Camera).
• Berlusconi e il Pdl insistono molto sul concetto che la fiducia va discussa prima al Senato e poi alla Camera. Perché?
Se Berlusconi si presentasse prima alla Camera, e non ottenesse la fiducia, non avrebbe bisogno di andare al Senato: dovrebbe salire subito al Quirinale. Basta infatti il no di una delle due assemblee per farlo cadere. Se invece va prima al Senato, ottiene la fiducia, e poi va alla Camera e viene bocciato, raggiunge, pur entrando in crisi, due risultati. Primo: è autorizzato a chiedere il solo scioglimento della Camera, procedura che oltre tutto gli permetterebbe di liquidare Fini dalla presidenza. Secondo: avrà la prova provata che non esiste nessuna maggioranza capace di sostenere un governo. Risulterebbe infatti che al Senato la maggioranza è la sua, mentre alla Camera è di qualcun altro. Dunque, il Capo dello Stato non avrebbe da perder tempo a cercare alternative: che si vada alle elezioni. Quello che il presidente del Consiglio vuole impedire adesso è che qualcuno formi un governo dopo di lui. Quella sarebbe probabilmente la sua fine politica. Per ora Berlusconi non vuol sentir parlare neanche di un Berlusconi bis.
• La Lega?
Ieri Bossi ha detto: «Secondo me Berlusconi vuole andare al voto, perciò gioca al ribasso. Io giocherei invece al rialzo». Siccome il capo del Carroccio s’è affrettato ad aggiungere: «A me Fini ha detto che non gli dà fastidio vedere Berlusconi fare il presidente del Consiglio, io sto alle sue parole» dobbiamo dedurne che Bossi punta a un Berlusconi bis. Dentro la Lega però ci sono tanti che vogliono farla finita col Cavaliere.
• È vero poi che Fini non si opporrebbe a un Berlusconi bis?
Fini ha detto chiaro e tondo che punta alla fine politica del Cavaliere. I suoi hanno preparato una loro mozione di sfiducia, che dovrebbe essere presentata stamattina. I quattro uomini al governo della componente Fli – Ronchi, Urso, Bonfiglio e Mania - si dimetteranno oggi. Quando Berlusconi renderà noti i nomi dei sostituti, Napolitano non gli chiederà di andare in Parlamento a farsi votare la fiducia solo perché prima c’è da approvare la finanziaria. Dopo la finanziaria (più o meno il 15 dicembre) ci sarà la resa dei conti finale. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/11/2010]
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