Pietro Saccò, varie, 15 novembre 2010
LE CARTE DI CREDITO, PER VOCE ARANCIO
Julian West, il protagonista di Looking Backward 2000-1887, romanzo utopistico dell’americano Edward Bellamy pubblicato nel 1888. Julian è un ragazzo che vive nella Boston di fine Ottocento. Ipnotizzato, si addormenta e si risveglia nella Boston del 2000. Gli uomini del 2000 non usano più i contanti ma ognuno ha una carta con cui compra ciò che gli serve. Bellamy ne parla nei capitoli 9, 10, 11, 13, 25 e 26 chiamando 11 volte questo oggetto “credit card”.
La Charga-Plate, tessera metallica di 6 centimetri per 3 brevettata nel 1929 dalla Farrington Manufactruring Co. di Boston. I grandi magazzini americani davano ai loro migliori clienti una Charga-Plate, che in rilievo riportava il nome, la città e lo stato del proprietario. Il cliente faceva compere e presentava alla cassa la sua Charga-Plate invece del contante. Il cassiere segnava l’importo degli acquisti. Periodicamente il cliente pagava il conto. Qualcuno lasciava la sua Charga-Plate direttamente in negozio.
La cittadina di Fresno, in California, 250 mila abitanti nel 1956. Abbastanza grande per vedere se un sistema di carte di credito può funzionare, abbastanza piccola per fare una prova senza spendere troppo, abbastanza anonima per potere evitare che un esperimento fallito possa rovinare l’immagine di Bank of America. A settembre del 1958 BofA spedì 60 mila carte di credito BankAmericard agli abitanti di Fresno per vedere se la cosa poteva avere un futuro.
American Express e Diners Club agli inizi degli anni ’50 avevano messo in circolazione migliaia di carte di credito senza però collegarle direttamente a un conto in banca.
J. P. Williams aveva inventato per BofA la BankAmericard: si dimise alla fine del 1959, quando la banca aveva distribuito 2 milioni di carte di credito in tutta la California ma aveva un livello di insolvenze attorno al 20% e i casi di frodi basate sulle BankAmericard erano ormai quotidianità tra San Francisco, Santa Barbara e Sacramento.
Bank of America in un anno e mezzo perse 8,8 milioni di dollari per le insolvenze del programma BankAmericard. Se si considerano anche le spese tecniche, quelle commerciali e la pubblicità, la perdita ammontava a 20 milioni di dollari.
La lettera con cui BofA, nel 1960, si scusava con i 3 milioni di possessori delle BankAmericard spiegando che c’erano stati molti errori, ma queste carte di credito avevano un futuro.
Visa, il nuovo nome dell’azienda che gestisce le ex BankAmericard dopo che nel 1970 un gruppo di banche che erano entrate a far parte del programma avevano rilevato l’attività da Bank of America. Qualche anno prima, a New York, un altro gruppo di istituti di credito aveva creato la Interbank Card Association, dal 1979 Mastercard.
Tre miliardi e mezzo circa le carte di credito che oggi circolano nel mondo. Un miliardo e ottocento milioni sono Visa, un miliardo e seicento milioni Mastercard. Le due compagnie hanno assieme il 95% del mercato. American Express, Jcb e Diners Club si dividono l’altro 5%.
La mitica America Express Centurion, tutta nera e di titanio, chiamata “the black card”. È la carta di credito più esclusiva del mondo e non si sa quanti ne abbiano davvero una. Si ottiene solo su invito. Quando il titolare di un’American Express spende in un anno più di 250 mila dollari con la sua carta la compagnia gli propone la black card. Ha una tassa di entrata di 5 mila dollari e averla costa 2.500 dollari all’anno. Chi ne ha una ottiene due persone arruolate da American Express che, in ogni momento, provvedono a qualsiasi esigenza, dai passaggi in limousine a vestiti su misura consegnati dovunque. Con certe compagnie aeree chi ha la Centurion vola in prima classe anche se ha pagato un biglietto economico, ci sono hotel dove il titolare di una Centurion che chiede una matrimoniale ottiene automaticamente una superior.
La carta di credito che Citibank sta lanciando in questi giorni, definita 2.0 dalla banca americana. Più spessa e pesante rispetto alle carte tradizionali, ha un chip (per gli italiani questa non è una novità), dei pulsanti e una batteria che dura fino a 4 anni.
Jeff Mullen, 31enne di Pittsburgh che gestisce la Dynamics, azienda che ha preparato la carta di credito 2.0 di Citibank. Mullen produce carte che hanno 70 componenti elettronici, una memoria, una batteria, un micro processore.
La carta multi account e quella con sicurezza extra della Dynamics. La prima è associata a molteplici conti correnti. Premendo un pulsante è possibile attivare l’account con cui s’intende pagare in quel momento. Una luce indica qual è l’account attivo, tra quelli stampati sulla carta. I numeri sul secondo prototipo, invece, appaiono solo se l’utente digita il codice personale, necessario anche per attivare la banda magnetica posteriore. Dopo alcuni secondi, i numeri scompaiono dal display e la banda torna inattiva.
Il contactless, l’ultima frontiera, in Italia, delle carte di credito. Le carte non hanno bisogno di essere strisciate, ma (per piccoli pagamenti) basta accostarle a un sensore. Il contactless si può applicare anche ai telefonini, che con le apposite modifiche diventano dei borsellini elettronici.
Secondo Juniper Research, entro cinque anni i pagamenti via telefonino nel mondo ammonteranno a 600 miliardi di dollari. Ma soltanto il 10 per cento dei cellulari in circolazione è pronto per il contactless.
La ricerca del Journal Consumer Reserach, che studiando per 6 mesi il comportamento di mille americani è arrivato alla conclusione che quando al supermercato si ha intenzione di pagare con la carta di credito aumenta il volume degli alimenti poco sani che si portano a casa, che non sarebbero stati acquistati se il pagamento fosse stato fatto in contanti.
Sono 33,6 milioni le carte di credito che circolano in Italia, che si aggiungono a 36,6 milioni di carte di debito e ai 9,2 milioni di prepagate. Solo il 45% delle carte di credito italiane sono effettivamente usate e il dato 2009 – raccolto dall’indagine annuale di Crif, Assofin e Gfk-Eurisko – è in calo del 5,7% rispetto al 2008.
Cinquantasei miliardi di euro la spesa complessiva con le carte di credito in Italia nel 2009; 569.304.000 le operazioni effettuate, cioè 65 mila operazioni all’ora, più di mille al minuto, 18 al secondo.
Ogni terminale Pos italiano ha avuto in media 677 operazioni nel 2009. In Inghilterra la media è di 6.561 operazioni, in Francia di 4.811.
Messe tutte insieme, le carte di credito in circolazione in Italia pesano 24,4 tonnellate. Come cinque elefanti.
Il sessantenne di Biella che l’estate scorsa ha denunciato la clonazione della sua carta di credito, dopo che, tra il 16 e il 17 giugno, si era allarmato per le spese che gli venivano recapitate ma che lui non aveva mai fatto. La polizia ha scoperto che gli acquisti venivano effettuati dalla carta di credito originale e non da una clonata. Era sua moglie che si comprava vestiti. La polizia postale ha denunciato la signora, 58 anni, per utilizzo indebito di carta di credito.
L’hacker russo che si fa chiamare John Leaphed. Ha anche un sito Internet registrato a Mosca sul quale descrive la sua attività di clonatore di carte di credito. Accetta ordini solo se superano i 500 dollari e pretende di essere pagato prima del lavoro sul conto di una società di money transfer con sede in Costa Rica. Fa sconti del 20 per cento ai clienti fedeli. Sostiene di avere accesso a un database di 3 milioni di dati e di poter rimediare in poche ore un migliaio di Visa Platinum a 40 dollari a pezzo.
La formula di Luhn, l’algoritmo su cui si basano tutti i numeri delle carte di credito e che permette di vedere se una carta è autentica. Si parte da destra e si moltiplica per due ogni cifra messa in posizione pari (la seconda da destra, la quarta, la sesta e così via). Quando la moltiplicazione dà risultati a due cifre sommare le due cifre (16 diventa 1+6, quindi 7). Poi sommare tutte le cifre, quelle dispari e quelle pari che abbiamo moltiplicato. Se la somma finale dà un risultato divisibile per 10 allora la carta è valida.
Le prime sei cifre su una carta di credito identificano la banca. Gli altri nove sono il numero del conto individuale, l’ultima cifra è il validity check code.
La richiesta di autorizzazione, inviata in automatico dal Pos del negoziante alla compagnia della nostra carta di credito ad ogni acquisto. La compagnia valuta quanti sono i fondi a disposizione, se non ci sono problemi riduce il credito rimanente dell’ammontare richiesto e quindi manda la sua conferma sulla validità dell’operazione. Il negoziante invia poi un record della transazione e la compagnia della carta manda i soldi trattenendo una commissione.
Il “codice 10” con il quale il negoziante comunica alla compagnia che c’è qualche problema con una carta di credito. Si usa questa formula per non far notare al cliente l’anomalia. Se il negoziante individua una carta non in regola la trattiene e lo segnala, in cambio riceverà dei soldi dalla compagnia.
Walter Cavenagh, da 30 anni sul Guinness dei primati col soprannome “Plastic Fantastic”. È il titolare del maggior numero di carte di credito funzionanti al mondo. Iniziò ad accumularle negli anni ’70, quando fece una scommessa con un suo amico su chi ne avrebbe messe insieme di più in un anno. Arrivò a 143, il suo amico si fermò a 138.
Oggi Cavanagh ha 1497 carte di credito intestate a suo nome, che corrispondono a una linea di credito da 1,7 milioni di dollari perpetua. Cavenagh ha anche costruito il portafoglio più grande del mondo, lungo 76 metri e pesante 17 chili, dove entrano circa 800 carte.
Cavenagh utilizza davvero solo una delle sue carte di credito, le altre funzionano ma servono solo a fare numero. Spiega: «Non usare mai la carta per comprare qualcosa che non puoi rimborsare in un paio di mesi. Se non hai disciplina allora è meglio non avere carte».