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 2010  novembre 15 Lunedì calendario

IL VINO NOVELLO, PER VOCE ARANCIO




Venerdì 5 novembre, un minuto dopo mezzanotte, gli italiani hanno iniziato a stappare le prime delle oltre 8 milioni di bottiglie di vino novello prodotte nel nostro paese nel 2010. Il made in Italy è arrivata con quasi due settimane di anticipo rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese, che si potrà assaggiare, com’è tradizione, solo a partire dal terzo giovedì di novembre (il giorno 18).




Rispetto alla produzione dello scorso anno, si stima una diminuzione del 10%, mentre il prezzo medio rimane costante sulla soglia dei 5 euro a bottiglia. Il fatturato del vino novello, intorno ai 40 milioni di euro, è realizzato da circa duecento produttori. Oltre un terzo del totale delle bottiglie proviene dalle cantine del Veneto, che insieme al Trentino copre quasi la metà della produzione nazionale. A seguire Toscana, Sardegna, Emilia Romagna e Puglia. I vitigni più utilizzati sono nell’ordine Merlot, Sangiovese, Cabernet, Montepulciano e Barbera (dati Coldiretti).



Che differenza c’è tra il novello e qualsiasi altro tipo di vino?
«Il novello non si fa come qualsiasi altro vino, ma viene realizzato attraverso un procedimento del tutto diverso, chiamato “macerazione carbonica” (vedi sotto, ndr). Il procedimento che, normalmente, conduce dal mosto d’uva alla bottiglia di vino venduta nei negozio, dura parecchio tempo. Anche qualche anno, a seconda del vino. Con il novello, invece, tutto viene fatto nel giro di uno-due mesi. Il novello non ha alcuna capacità d’invecchiare o di migliorare nel tempo, perché non ha assorbito dall’uva le sostanze che l’aiuterebbero a maturare: o lo si beve subito, nel giro di 6-7 mesi, oppure si può buttare nel lavandino. Per il medesimo motivo, ha una gradazione piuttosto bassa (di solito sugli 11°) e non ha una gamma di profumi molto ampia: il profumo più intenso che presenta è il cosiddetto odore "vinoso", quello del mosto d’uva e della frutta rossa fresca. Luigi Veronelli diceva, scherzando, che amare i vini novelli era un po’ come essere innamorati di una minorenne...» (il giornalista e sommelier Giorgio Giorgetti a VoceArancio).

Il «vino da bere giovane» è nato negli anni Cinquanta in Francia nella regione Beaujolais. Le sue caratteristiche sono determinate dal metodo di vinificazione utilizzato - la macerazione carbonica - profondamente diverso da quello tradizionale: le uve del novello, infatti, non vengono pigiate e successivamente fermentate come nel caso dei vini tradizionali, ma la fermentazione viene effettuata direttamente con gli acini interi in modo che solo una piccola parte degli zuccheri presenti si trasformi in alcool, conferendo al vino il caratteristico gusto amabile e fruttato.

Come si fa a scegliere al supermercato o in enoteca un buon vino novello?
«Potrei dire che lo si fa provando e adottando alla fine quello che ci è più gradito. Un altro modo, meno alla cieca, è provare il vino novello di un vitigno che già ci piace nel vino “normale”. Per esempio: se uno ama i vini rossi a base di Merlot o di Sangiovese o di Cabernet, è molto probabile che possa essere interessato a vini novelli ricavati dalle medesime uve. Tra l’altro, sono spesso le medesime aziende che producono determinati vini normali a farne una sorta di versione novella, a novembre. Un’altra discriminante è il prezzo: scendere sotto i 3-4 euro è un rischio. Meglio attestarsi sui 5 euro a bottiglia: di solito si ha così la certezza di bere un prodotto ben fatto».
Il novello è solo rosso?
«No. Può essere anche bianco o rosato, sebbene la richiesta sia abbastanza limitata, soprattutto del bianco. In Italia c’è comunque chi lo fa. Ma è trattato alla stregua di curiosità, soprattutto da parte del cliente. I vini bianchi, già normalmente, hanno un ciclo di lavorazione e maturazione piuttosto breve... Sono i rossi che impiegano parecchio tempo per diventare bevibili. Per questo il novello (come il Beaujolais) è per la maggior parte rosso: è soprattutto per questo tipo di vino che si sente l’esigenza di “velocizzare” l’uso» (Giorgetti).

Alcuni appuntamenti dedicati al vino novello. Dal venerdì 12 a domenica 14 novembre, a Conversano (Bari) si svolgerà “Novello sotto il castello”: saranno allestiti stand dimostrativi dei processi di produzione del vino e i visitatori potranno degustare i prodotti tipici.


A Castel Bolognese, vicino a Faenza, si svolgerà il 14 novembre la 15° Festa del brazadel d’la cros e del vino novello.
A Mignano Monte Lungo (Caserta) fino a sabato 13 novembre c’è la Sagra del vino novello: stand eno-gastronomici propongono antichi sapori da abbinare al novello offerto dalle cantine locali.
Il 13 e 14 novembre a Fonte Nuova in provincia di Roma ci sarà la Sagra dell’olio e del vino novello: bruschette e vino a volontà, tutto gratis.
In tutta Italia si svolge poi “San Martino in cantina”, evento organizzato dal Movimento turismo del vino. Sul sito dell’associazione, all’indirizzo (http://www.movimentoturismovino.it/martino_cantina10_pdf.html) è possibile consultare l’elenco di tutte le cantine, regione per regione, che apriranno le porte nella giornata di domenica 14 novembre.

Da un sondaggio di Winenews.it e Vinitaly, su 1.365 appassionati di vino, è emerso che il 49 per cento degli italiani compra ogni novembre 1-2 bottiglie di novello, mentre il 51 per cento non lo compra mai. Chi sceglie il novello lo fa in perché ritiene che sia uno dei simboli dell’autunno (54 per cento); perché lo giudica buono (25 per cento); perché considera l’acquisto del novello un rituale paragonabile a quello del panettone a Natale o dell’uovo di cioccolato a Pasqua (21 per cento). Chi non compra mai il novello non ne ama il sapore (32 per cento); lo considera una strategia delle aziende per vendere prima e fare cassa (29 per cento); giudica il rapporto qualità/prezzo poco vantaggioso, soprattutto se si confronta il novello con altri vini rossi (1 per cento).

Il Novello è stato definito dai detrattori un dopobarba, cioè una miscela di alcol e profumi. E’ d’accordo?
«A livello personale, potrei dire di sì. Il novello non mi dice nulla. Ma forse è un atteggiamento un po’ esagerato. Il novello non è un vero e proprio vino, è un prodotto diverso. Sarebbe come paragonare un ottimo caffè espresso con una tazzina di caffè solubile... Anche se sempre di caffè si tratta, sono però prodotti diversi, che si usano anche in occasioni diverse. Se ben fatto, un novello può essere piacevole, soprattutto per chi non ama solitamente bere vini rossi. E’ stata un po’ questa la sua fortuna negli anni...» (Giorgetti).

Nel 2002 la produzione di novello toccò il suo picco storico sfiorando i 18 milioni di bottiglie. Ma già dal 2006 il consumo ha iniziato a calare con 15,5 milioni di bottiglie prodotte (dato della Confederazione italiana agricoltori).

L’incidenza del “novello” sulla produzione enologica nazionale è dello 0,18 per cento. Il 12 per cento della produzione va all’estero, soprattutto in Germania e Giappone (dato della Confederazione italiana agricoltori).

Come mai da qualche anno il consumo di novello è calato?
«Credo che il calo sia soprattutto fisologico: se ne produceva troppo, sull’onda della moda e della curiosità. Ora il mercato si sta stabilizzando. I quattro anni di boom sono serviti a scremare la fascia dei consumatori: chi era soltanto curioso, chi non ha trovato quel che cercava, chi si è lasciato trasportare dalla moda, in un periodo di recessione come quello attuale, ha preferito farne a meno. Chi ama davvero il novello, invece, continua ad attenderlo e a berlo. Inoltre, si è contratto anche il canale della distribuzione. Prima lo si vendeva ovunque. Oggi lo si trova principalmente nei supermercati: da moda che era, è diventato un vino più casalingo, familiare. Le enoteche lo tengono sempre meno e i ristoranti ne comprano quantitativi minori, sia perché la moda è calata, sia perché non lo si può proprio tenere in cantina più di tanto» (Giorgetti).


Dalla mezzanotte di giovedì 18 novembre, in tutta la Francia campeggerà la scritta «Le Beaujolais nouveau est arrivé!» e i bistrot, i bar e i ristoranti inizieranno a stappare il vino novello che arriva dal Beaujolais, territorio tra Mâcon e Lione.

In Francia si producono circa 450 mila ettolitri di Beaujolais nouveau per oltre 50 milioni di bottiglie, che vengono spedite in tutto il mondo.

Meglio il novello o il Beaujolais nouveau francese?
«Ah, saperlo! Meglio la Coca o la Pepsi? E’ una questione di gusti, non si può fare un raffronto davvero oggettivo... Diciamo che sono comunque prodotti differenti, per quanto siano realizzati attraverso il medesimo procedimento. Il Beaujolais nouveau è prodotto partendo da un unico vitigno, il Gamay, tipico di quella zona della Francia. Di conseguenza, i Beaujolais nouveau si assomigliano un po’ tutti... I novelli sono creati dal vitigno che il produttore sceglie in quella determinata zona d’Italia: in totale, lungo lo Stivale quelli consentiti dalla legge sono addirittura 60, e questo implica senza dubbio una bella possibilità di scelta. Uno può scegliersi un novello veneto ricavato dal Merlot, come uno dal Sangiovese in Toscana o dal Nero d’Avola in Sicilia... D’altro canto, il Beaujolais è più “nuovo” del nostro novello! Mi spiego: per la legge francese, il Nouveau può essere prodotto soltanto con uve Gamay, trattate al 100% con macerazione carbonica. In Italia non è così. Per essere definito “novello”, è sufficiente che sia presente in bottiglia il 30% di vino ricavato da macerazione carbonica, mentre il restante 70% può essere frutto di fermentazione naturale. È addirittura concesso che il 55% del vino che compone il novello sia quello avanzato in cantina dall’anno precedente» (Giorgetti).

In Italia il settore del vino impiega 1,2 milioni di persone per un fatturato di oltre 20 miliardi di euro (dati Vinitaly).

Quest’anno, per la prima volta, la quota di consumo pro-capite di vino in Italia è scesa sotto la soglia dei 40 litri, con un calo del 30% dalla fine degli Anni ‘80. Aumenta, però, l’export: nel 2009 valeva attorno ai 3,5 miliardi di euro, nel primo semestre del 2010 la crescita è stata del 7,6%.