Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 15/11/2010, 15 novembre 2010
L’APPELLO DEL PAPA: CAMBINO GLI STILI DI VITA, RILANCIO DELL’AGRICOLTURA —
L’aveva detto un anno fa al vertice della Fao, «la Terra può nutrire tutti i suoi abitanti». Solo che un bimbo ogni cinque secondi muore di fame. E allora per forza che qualcosa non funziona, «la crisi economica in atto va presa in tutta la sua serietà», ammonisce Benedetto XVI all’Angelus: «Essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale».
Il discorso del Papa riprende alcuni punti fondamentali dell’enciclica Caritas in veritate. Ma nel condannare gli «stili di vita improntati ad un consumo insostenibile» che nei «Paesi di antica industrializzazione» si «incentivano malgrado la crisi» e risultano «dannosi per l’ambiente e per i poveri», Benedetto XVI approfondisce con accenti sorprendenti il tema della coltivazione della terra: «Mi pare il momento per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro». Ieri la Chiesa celebrava la «giornata del Ringraziamento», per tradizione pensata proprio come «azione di grazie a Dio al termine della stagione dei raccolti», ha ricordato il Pontefice. Ma le sue parole, «appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura», vanno oltre la ricorrenza: «Non pochi giovani hanno già scelto questa strada; anche diversi laureati tornano a dedicarsi all’impresa agricola, sentendo di rispondere così non solo ad un bisogno personale e familiare, ma anche ad un segno dei tempi, ad una sensibilità concreta per il bene comune».
Benedetto XVI ricorda il vertice recente dei G20, «il mondo vi guarda ed attende l’adozione di strumenti adeguati per uscire dalla crisi», aveva scritto alla vigilia. Ed è interessante che ieri abbia detto come la crisi sia a sua volta «un sintomo acuto» che si è aggiunto «ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione». Un sintomo: proprio nella Caritas in veritate, parlando dei troppi squilibri del pianeta, li aveva definiti come «sintomi» della generale «crisi culturale e morale dell’uomo». La riscoperta dei valori di fondo, la necessità di fondamenti etici dell’economia: «L’esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà», aveva scritto.
Ora il Papa spiega che «il processo di industrializzazione ha talvolta messo in ombra il settore agricolo», e se certo l’agricoltura ha tratto «a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne», in realtà «ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale».
Così le parole del Pontefice sono rivolte ai Paesi più ricchi: «Nell’attuale situazione economica, la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra, affidata da Dio Creatore all’uomo, come dice la Genesi, affinché la coltivi e la custodisca». Per questo, ha scandito, «occorre puntare, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo svilupposia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali».
I grandi del mondo devono rendersene conto, che la crisi non sia arrivata invano: «È fondamentale coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale i nsi e me con la dimensione sociale delle attività rurali». Di qui l’esempio, e l’elogio, dei giovani che tornano a coltivare la terra. Perché l’agricoltura è fondata su «valori «perenni», ha elencato Benedetto XVI: «L’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro».
Gian Guido Vecchi