FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 15/11/2010, 15 novembre 2010
DA LAURO A PREVITI QUELLA POLITICA DEL CALCIOMERCATO
Dopo tutto, applicato alle faccende del potere e ai voti in Parlamento, "calciomercato" può suonare addirittura come un eufemismo: la legittimità dello sport, l´energia dello spettacolo, il sopravvento dell´economia su qualsiasi virtù civica. Per cui, a distanza di oltre vent´anni, ci si sorprende a chiedere quale preveggente bagliore spinse il diavolesco e ancora ignoto Belfagor, corsivista del quotidiano socialdemocratico L´Umanità, a fare entrare il calciomercato nel novero del linguaggio e dell´attualità.
Era il 1989, anno cruciale, e per quanto sia lecito considerare il Psdi come una specie di profezia di quel che di lì a poco sarebbe graziosamente arrivato, la compravendita nelle assemblee elettive di deputati è una pratica che in senso nudo e crudo davvero si perde nella notte dei tempi. La prima Repubblica ne offre esempi illuminanti, dai "sette puttani" che la Dc acquisì a Napoli per far fuori Achille Lauro all´acquisto di consensi per un paio di decreti-Berlusconi, passando per i traffici di Enrico Mattei al momento dell´elezione di Gronchi al Quirinale e per quelli di Eugenio Cefis e così via, l´elenco sarebbe sterminato.
Insomma, si fa. Da sempre. E dappertutto, ad onta non solo di utopisti, moralisti e predicatori, ma anche di uomini ragionevoli e di buona volontà. Però succede. È uscita giusto alla fine di settembre per Longanesi la riedizione aggiornata de Il Malaffare di Carlo Alberto Brioschi, una breve, ma documentatissima storia della corruzione in cui, sempre per rimanere al linguaggio, si fa presente che già gli antichi egizi per intendere un dono non proprio disinteressato avessero una specifica parola, "feqa", e idem i mesopotamici, "tatu", e gli ebrei, "shohadh", e gli arabi dicevano "arrachua", e i greci "doron", e con il latino "munus" ci si fermerebbe anche. Ma Brioschi naturalmente prosegue e inseguendo la naturalità, ma anche le perversioni dello scambio più o meno diseguale arriva ai giorni nostri; e se pure non poteva inserire nel suo denso lavoro quest´ultimissima campagna acquisti del Cavaliere, converrà qui riflettere sul fatto che essa avviene secondo modalità espressive ormai piuttosto dirette e scoperte, comunque ben lontane dall´ipocrisia delle contrattazioni democristiane e più prossime semmai ai commerci che avvenivano in Parlamento ai tempi del trasformismo di Depretis o di Giolitti.
E si dirà che il calciomercato s´è imposto perché il sentimento della dignità e della vergogna è tramontato, e ancora di più per il prevalere della logica aziendal-carismatica insita nel berlusconismo: e un po´ certamente è così. Nel 1994, quando c´era da eleggere il presidente del Senato, Cesare Previti fu proclamato "il Luciano Moggi di Forza Italia", lui nemmeno si offese, e un gruppetto di popolari votarono Scognamiglio. Un anno dopo, al momento del ribaltone, il Cavaliere fu così convincente con i deputati e senatori della Lega da favorire la nascita di ben due gruppi parlamentari sedicenti liberali e federalisti, ma divisi fra loro e litigiosissimi.
Se non bastassero tali esempi, c´è una vasta, rimarchevole e anche spassosa pubblicistica, per lo più giudiziaria (verbali & intercettazioni), su come nel 2007 il Cavaliere personalmente si diede da fare per il reclutamento di senatori atti a compiere "la spallata" ai danni del governo Prodi. "Operazione libertaggio" l´aveva misteriosamente battezzata, e per non farsi mancare nulla del berlusconismo reale e applicato alla cura delle istituzioni rappresentative vi confluirono, in amena confusione, promesse di posti e di seggi sicuri, ma anche dirigenti Rai, simpatici produttori e ovviamente attrici, amichette e moglie da sistemare.
Estremi di reato non se ne riscontrarono, ma il materiale raccolto è da puro teatro. Di un senatore in bilico Berlusconi confida all´intermediario: «Okay, questo lo invito io e me lo cucino io». A un altro presunto senatore incerto che riceve a palazzo Grazioli dà prima del lei e poi del tu e all´apice della confidenza gli mostra anche un prezioso piatto istoriato e destinato a Bush, ma solo dopo che questi sia uscito dalla Casa Bianca perché altrimenti dovrebbe lasciarlo lì.
Assai meno divertente, anzi gelido nella sua burocratica compilazione – come da documento scoperto e pubblicato da Repubblica un paio di mesi orsono - è il contratto di consulenza che il gruppo di Forza Italia fece a due ex parlamentari della Lega che, presentatisi alle elezioni, ma non eletti, si beccano comunque 10 mila euri al mese; e se questa non è la prova del calciomercato, beh, allora buonanotte e si chiude l´articolo.
Ma non senza dire che pure da parte del centrosinistra, sia pure senza il beneficio dell´intrattenimento, il calciomercato risulta più che vigente e trovò occasione di esplicarsi, pare con una tariffa di 200 milioni di lire, con la partecipazione speciale e democristoide dell´Udr e poi dell´Udeur, ai tempi del governo D´Alema (2000). Il quale peraltro la escluse "nel modo più assoluto". Aggiungendo che il passaggio di parlamentari da un gruppo all´altro "è quasi una malattia del nostro sistema, l´espressione di un malessere e di un´incertezza". Là dove il fascino della sentenza non sta solo in quel "quasi", ma anche nella perenne instabilità che come oggi porta ai classici saldi di fine stagione.