Francesco Piccolo, l’Unità 15/11/2010, 15 novembre 2010
CORSIVI
Cambiare la legge elettorale perché sennò vince di nuovo Berlusconi è un ragionamento identico a quello che fa Berlusconi: non cambiare altrimenti perdiamo. Sono due modi di affrontare la politica che sembrano opposti ma sono in realtà identici. Nessuna responsabilità civile e democratica, ma calcolo dei bisogni della propria parte. La legge elettorale va cambiata perché (per molti motivi, ormai tutti noti) elimina una sostanziosa percentuale di democrazia alle elezioni. Punto.
Questa distinzione tra le motivazioni potrebbe sembrare inutile. Si potrebbe obiettare: che importanza ha, se lo si fa per motivi egoistici o per senso democratico? Invece la differenza c’è, e non è soltanto teorica. Se si ragiona per trarre vantaggi, si giunge a una sola conclusione: voglio la legge che fa vincere me. E quindi ci sono tante possibili leggi quanti sono i partiti. Se si ragiona sui diritti dell’elettorato, è più probabile trovare un accordo sensato.
Il risultato è che il governo è giunto al capolinea e non esiste una proposta di legge elettorale alternativa a questa. Eppure sono mesi e mesi che si sente l’urgenza diun’alternativa.Quindi, il risultato concreto della volontà di farsi una legge per vincere, è la mancanza di un accordo. La mancanza di un accordo è tradotta in termini pratici con una conseguenza inevitabile: si andrà di nuovo alle urne con questa legge elettorale. E, a prescindere da chi vincerà, sarà ancora una democrazia monca, irrisolta, a governare i prossimi anni.