Luca Peretti, varie, 15 novembre 2010
L’UNIVERSITA’ ONLINE, PER VOCE ARANCIO
«È giunto il momento di togliere la “e” da e-learning. Il fatto è che distinguere fra e-learning e insegnamento tradizionale non ha oggi più alcun senso, perché ormai le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono presenti ovunque, in ogni processo di formazione e relazione sociale» (Alberto Colorni, docente al Politecnico di Milano e direttore del Centro Metid - Metodi e tecnologie innovative per la didattica).
Le università telematiche o online sono atenei che vivono prevalentemente su internet e rilasciano titoli di studio equivalenti a quelli tradizionali. Le lezioni quindi non si svolgono in un’aula, ma in videoconferenza o vengono preparate dal professore e poi fruite dallo studente. Queste università si stanno diffondendo sempre di più, non sono più illustri sconosciute guardate con sospetto e considerate generalmente di serie B dai datori di lavoro.
Da un punto di vista legale l’istituzione delle università telematiche in Italia risale a pochi anni fa, a un decreto interministeriale firmato il 17 aprile 2003. Il decreto, scritto dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con quello per l’Innovazione e le Tecnologie e disponibile all’indirizzo http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/dm170403.htm, regola il funzionamento di queste università di nuova generazione. Secondo il testo le principali caratteristiche sono: l’utilizzo della connessione in rete, l’impiego del personal computer, un alto grado di indipendenza del percorso didattico, l’utilizzo comunque di contenuti didattici standard, il monitoraggio continuo del livello di apprendimento.
Ad oggi quelle riconosciute sono undici – il numero più alto in tutta Europa –, e vengono censite nel sito http://unitelematiche.it. Sono l’Ateneo e-campus, la Giustino Fortunato, Guglielmo Marconi, Italian University Line, Leonardo Da Vinci, Pegaso, Tel.M.A., UTIO – Università Telematica Raffaele Roma, Unicusano, Universitas Mercatorum. Tutte insieme nell’anno accademico 2007/2008 (ultime statistiche) contavano 13.891 studenti, meno dell’1% di tutti gli studenti universitari. Il 90,7% di immatricolati ha oltre i 25 anni d’età: da questo dato si intuisce che in genere si intraprende un percorso di laurea online più tardi rispetto a uno tradizionale.
In compenso i tempi di laurea sono generalmente più rapidi: alla Niccolò Cusano i laureati precoci nel 2008 erano il 69,8% di tutti gli studenti.
Anche se prevalentemente online, questi atenei hanno spesso una sede fisica. In alcuni casi è meramente amministrativa, ma l’e-campus (che è la filiazione universitaria di Cepu) ha invece una vera e propria struttura, un grande campus disegnato dall’architetto Bruno Morassutti e situato presso l’ex centro Ibm di Novedrate (Co). La maggior parte di questi atenei ha sede legale a Roma, mentre la Leonardo Da Vinci è un’iniziativa dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara e dell’omonima Fondazione, l’Universitas Mercatorum è stata creata dal sistema delle Camere di Commercio italiane per formare persone già occupate che vogliano conseguire un titolo accademico.
Alcune di queste università sono specializzate in un solo o pochi ambiti di studio: come la Pegaso, dove si insegnano solo Scienze della formazione e dell’educazione e Giurisprudenza, o la Italian University Line (Scienze della formazione) e la Giustino Fortunato (Giurisprudenza), mentre l’Universitas Mercatorum si occupa esclusivamente di gestione d’impresa. E-campus e Guglielmo Marconi sono quelle che offrono un più ampio range di possibilità.
Quanto costano le università on line? Si parte da circa duemila euro annui fino a quattromila. Per fare un confronto con un’università pubblica, alla Sapienza di Roma si arriva a pagare al massimo circa 1.800 euro (la retta è calcolato in base al reddito), mentre per una triennale alla Bocconi di Milano si spendono, annualmente, tra i 4.463 e i 10.033 euro.
Oltre alle università specificatamente online, molte atenei tradizionali organizzano corsi di laurea online, così da dare la possibilità anche a chi non può trasferirsi nella città sede dell’ateneo di poter seguire i corsi. Altri atenei adottano modelli che puntano all’integrazione tra corsi online e corsi tradizionali: tra questi ci sono per esempio la facoltà di Psicologia di Padova, o il Politecnico di Milano.
Al Politecnico di Torino sono andati oltre. Da quest’anno sono abolite le iscrizioni ai corsi online, non perché questi non esistano più, ma perché tutti gli iscritti possono decidere se seguire le lezioni dal vivo o scaricarle dalla piattaforma dell’università. Il progetto si chiama Poli@home e prevede anche l’opzione di tutor facoltativi che aiutino nell’insegnamento. Teoricamente questo è un vantaggio sia per gli studenti sia per l’ateneo: quest’ultimo risparmia i costi di eventuali sedi decentrate, mentre gli alunni possono laurearsi senza vivere necessariamente a Torino.
Lifelong e-learning, progetto dell’Università di Firenze caratterizzato da corsi brevi e professionalizzanti. L’online in questo progetto è un valore aggiunto soprattutto per quanto riguarda la formazione degli adulti, lavoratori o disoccupati, che più difficilmente potrebbero avere accesso all’università tradizionale.
Secondo Antonio Calvani, professore di Didattica presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Firenze e socio fondatore della SIe-L (Società Italiana di e-Learning), «il futuro delle università sarà solo online. Non troppo velocemente. Ma nell’arco di una ventina d’anni sarà così».
L’Università di Modena e Reggio Emilia offre la possibilità di iscriversi a due lauree triennali online, Scienze della comunicazione e Marketing e organizzazione di impresa, e una magistrale, in Economia e diritto per le imprese e le pubbliche amministrazioni. Sul sito l’ateneo mette a disposizione una lunga lista di studenti che raccontano la loro esperienza con la Fad (acronimo che sta per Formazione a distanza). (link: http://www.laureaonline.unimore.it/2010/index.php/component/content/category/13.html). Per iscriversi occorre seguire una procedura in tutto e per tutto simile a quella adottata per le università non online (e che abbiamo descritto in un precedente articolo di VoceArancio, http://vocearancio.ingdirect.it/?p=44816).
Naturalmente non bisogna necessariamente iscriversi a un’università online italiana: grazie a internet è più facile intraprendere anche corsi di università straniere. Ci si può per esempio iscrivere al Politecnico di studi aziendali di Lugano o alla University of Phoenix negli Stati Uniti. Un database per le università online statunitensi è disponibile all’indirizzo http://oedb.org/online-schools/. Ne sono recensite più di cinquanta, e messe in una classifica che tiene conto di vari parametri. Le prime tre sono: Nova Southeastern University, Regent University, Champlain College. Nella pagina che riporta l’elenco delle migliori università online americane viene posto un problema cardine, riscontrabile anche in Italia: «L’educazione online di buon livello sta crescendo, ma una mancanza di trasparenza le sta impedendo di raggiungere il suo pieno potenziale».
Un altro prospetto con le università online, incluse alcune estere, è fornito al sito: http://www.universando.com/Laureeonline.htm. In particolare, c’è un indice per facoltà e corsi di laurea, e vengono indicate quali università tradizionali offrono corsi a distanza e telematici.
Le università online non riscuotono solo pareri positivi: «Gli atenei telematici italiani sono diventati a tutti gli effetti un “sistema parallelo” per ottenere a pagamento una laurea in tempi da record, accorciando corsi di studio e collezionando crediti formativi. Un metodo rodato e oliato per diventare dottori a caro prezzo ma con il minimo dell’impegno. Un anno di studi come sconto garantito, 24 mesi contro i 36 necessari, esami senza rischi e tesi compilate in fretta. Un business da oltre 100 milioni di euro l’anno, senza contare i proventi di master e specializzazioni» (Maria Novella De Luca, la Repubblica).
Su queste università si sono spesso paventate irregolarità di gestione. Giovanni Azzone, docente al Politecnico di Milan: «Il vero problema è che le università telematiche, molte delle quali non avrebbero nemmeno i requisiti minimi per esistere, si sono trasformate in pochi anni in luoghi dove ottenere con facilità una laurea, che serve poi a farsi strada nella pubblica amministrazione. Con titoli del tutto equivalenti alle lauree statali sia come punteggio per i concorsi, che per gli avanzamenti di carriera».
«Parlare di formazione online ha perso significato. Ormai la formazione è un’amalgama di tutte le metodologie che possono ridare valore all’università tradizionale. Anzi le nuove tecnologie, completando l’offerta, forniscono un vero e proprio valore aggiunto» (Paolo Frignani, delegato rettorale per la formazione a distanza dell’Università di Ferrara).