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 2010  novembre 15 Lunedì calendario

LA SETTIMANA DEL BARATTO, PER VOCE ARANCIO


«Non quello che hai ma quello che sei o che sai fare». È la filosofia della Settimana del baratto (http://www.settimanadelbaratto.it/), dal 15 al 21 novembre. In migliaia di bed and breakfast si potrà barattare il soggiorno (pernottamento e prima colazione) con una merce o un servizio.
Ogni albergo che aderisce all’iniziativa ha stilato una lista dei desideri, nella quale indica quali beni o servizi che vorrebbe ricevere in cambio dell’alloggio. La casa vacanze De Rosis di Lecce offre ospitalità per 10 dvd per persona al giorno. La Vecchia Fattoria di Sedico (Belluno) mette a disposizione un appartamento in cambio della creazione di un sito internet. Venti litri di olio biologico valgono una notte al Ca’ Rielo di Venezia; mezza giornata a raccogliere le olive una notte all’Agriturismo Biofattoria Orgiaglia di Volterra (Pisa); riparare biciclette due notti all’Agriturismo Biofattoria Orgiaglia di Volterra (Pisa)… Molti B&B valutano offerte di baratto tutto l’anno in cambio di video, servizi fotografici, piccoli lavori di manutenzione, vino, lezioni di inglese...
La pagina Facebook della Settimana del Baratto ha oltre 17mila fan.
VillaVillaColle di Bosa (Oristano) è stato il primo B&B&B – dove la B in più sta per baratto – a dare il via all’iniziativa. Non c’è listino prezzi, ma si paga con ciò che si ha o che si sa fare. «Marmellate bio in cambio di un weekend? Perché no? Producete qualcosa di biologico? Parliamone! Siete appassionati di favole e cartoni animati in dvd? Bene! Magari siete dei geni dell’informatica o degli elettricisti o degli idraulici talentuosi? Ce n’è sempre bisogno! Perché pagare un minimo di 25 euro a persona quando possiamo liberamente incontrarci? La nostra ospitalità per la vostra creatività. Un’occasione di vacanza, di scoperta, di arricchimento reciproco, senza tirare in ballo neanche un euro! […] Ognuno ha un baratto prezioso da offrire, una passione da condividere, un sogno da regalare e questo è ciò che conta» (dal blog VillaVillaColle).
Secondo Bernard Lieter, uno dei maggiori esperti finanziari europei, il baratto è in uso in 200 paesi del mondo. Il giro d’affari è compreso tra 800 e 1.200 miliardi di dollari.
Il baratto è considerato la prima forma storica di scambio commerciale fra due soggetti. La più elementare. Il valore dei beni corrisponde al punto d’incontro fra la domanda e l’offerta. Si parla di baratto semplice (o diretto), quando entrambe le parti desiderano procurarsi il bene o il servizio che ricevono in cambio del bene o del servizio ceduto, e di baratto multiplo, quando un soggetto cede un bene o un servizio ricevendone in cambio un altro bene o servizio che non desidera avere, ma che scambia per ottenere quanto desiderato. Una triangolazione che aumenta le possibilità di accaparrarsi qualcosa.
Il 27 e il 28 novembre, a Napoli, si terrà la 29esima edizione della Fiera del baratto e dell’usato. Su una superficie espositiva di oltre 25.000 metri qudri, settecento espositori, divisi per settore, proporranno qualsiasi tipo di oggetto, vendendolo o scambiandolo con altri beni. Con una quota minima di 100 euro, tutti possono esporre. Non occorre partita Iva o licenze particolari.
Negli ultimi anni sono nati numerosi portali e forum dedicati al baratto, molti dei quali completamente gratuiti. Zerorelativo.it è forse il più famoso. In rete dal 12 dicembre 2006, permette di inserire annunci, scambiare, donare o prestare oggetti gratuitamente, lasciare feedback alla persona con cui si baratta, scambiarsi opinioni e confrontarsi. Nel sito è presente ogni tipo di proposta: dalle lezioni di fotografia in cambio di un’iPhone 3G alla riparazione delle tv in cambio di accessori per il kajak. A oggi ci sono 6379 iscritti e 2000 contatti al giorno. Gratuito anche Su e Su e-barty. Si pubblicano i propri annunci e si compila una lista con quello che si vorrebbe ricevere in cambio. Poi si inizia a barattare. Lo slogan è chiaro: «Scambiare è meglio che comprare». Su Eticambio e Persoperperso ai beni scambiati viene attribuito un punteggio, che permette poi di acquistare un qualsiasi oggetto presente sul sito. Altri siti di baratto: barattando.com, barattaonline.com, barattoonline.com, barattopoli.com, barattiamoli.com, riutilizza.com, scambiamoci.it, scambiocose.com, ecoriciclo.it ecc.
Le swap-boutiques (dall’inglese swap, baratto) sono negozi in cui non si compra, ma si scambiano i vestiti, accessori e, in alcuni casi, anche libri e musica. Si paga un quota per i costi di servizio (tintoria, personale, affitto...) e ai capi d’abbigliamento viene assegnato un punteggio, da poter poi reinvestire in altri capi presenti in negozio. È possibile “swappare” abiti, scarpe, borse anche online su iloveshopping.bo.it, swapstyle.com, luxuryswapping.it…
Chi è disposto a guardare uno spot pubblicitario prima del download di un brano, può scaricare legalmente musica da downlovers.it.
Ogni domenica in viale Puglie, a Milano, si svolge Festivalpark, un mercato con un centinaio di espositori e un’offerta di scambio che va dall’abbigliamento alla musica, dagli utensili all’hobbystica, dai computer alle auto. Le tariffe per chi vuole esporre partono dai 30 euro.
Da sedici anni, una signora tedesca, Heidemarie Schwermer, vive senza spendere soldi. «Riesco non soltanto a mangiare e a vestirmi ma anche a leggere o a vedere i film che mi interessano, offrendo in cambio i miei servizi. Capisco che sia più difficile per una famiglia o un’intera collettività. Ma non è impossibile».
Il festival A veglia, ideato dall’attrice Elena Guerrini, prevede che gli artisti (nell’ultima edizione anche Marco Paolini e Simone Cristicchi) vengano pagati dagli spettatori in natura – olio, salumi, dolci, vino e formaggio del territorio – e che l’ospitalità sia garantita in case o poderi della zona.
Al Baratto Wine Day si porta una bottiglia e si scambia con un’altra. Il valore monetario non conta: una bottiglia vale una bottiglia (le magnum valgono due, le mezze una), indipendentemente dalla tipologia, dall’annata, dalla denominazione o dal prestigio. I vantaggi: assaggiare nuovi vini, arricchire una cantina o, nel caso dei produttori, far conoscere il proprio vino a potenziali nuovi clienti.
Ogni anno ci sono più di 250 mila scambi di casa. L’Italia è tra le mete più richieste in assoluto (in primis Lazio e Toscana, seguite da Lombardia, Veneto e Sardegna).
HomeLink è uno dei primi siti specializzati nello scambio case. Il meccanismo è semplice: ci si iscrive pagando una quota annuale di 120 euro (220 euro per due anni), si mette online la propria abitazione, si inseriscono delle immagini e si cerca, sempre on line, la casa nel luogo dove si vorrebbe andare. A questo punto, si comincia lo scambio di informazioni. Garanzie non ce ne sono ma, in caso di lamentele, si avverte la famiglia di prestare più attenzione e, dopo due reclami, si viene cancellati dal sito. Lo scambio può avvenire secondo due modalità: lo scambio contemporaneo (le due famiglie si scambiano le rispettive case nello stesso periodo) oppure lo scambio di ospitalità (le persone si ospitano a vicenda in momenti diversi dell’anno). Per chi è diffidente, una buona norma può essere quella di contattare le persone che, nelle loro schede di presentazione, hanno alle spalle un grande numero di scambi. A spingere a sperimentare questa formula, non è solo il risparmio economico (fino al 60%), ma il desiderio di vedere da vicino come si vive all’estero uscendo dal cliché del turista.
ScambioCasa.com è la versione italiana del sito internazionale www.homeexchange.com (quello del film L’amore non va in vacanza), un network con oltre 36.000 schede di abitazioni dislocate in 137 paesi. I soci nella maggior parte dei casi sono professionisti, pensionati, medici, avvocati ma anche gente comune. Single, coppie di pensionati e famiglie con bambini. Per tutti viene sottoscritta una polizza gratuita che copre i rischi di danni alla proprietà e annullamento del viaggio. L’iscrizione annuale è di 79 euro e l’anno successivo è gratis se non si trova nessuno con cui scambiare.
Dalla cancelleria alle consulenze, anche le imprese sono tornate al baratto. Una formula che consente non solo di risparmiare e di ridurre gli stock in eccesso, ma anche la possibilità di acquisire nuovi clienti. In Svizzera, la pratica si è diffusa grazie alla Wir (“noi” in tedesco), una banca fondata negli anni Trenta per rispondere alla crisi e che oggi conta più di 60 mila aziende aderenti, il 20% degli uffici acquisti delle Pmi elvetiche.
In Italia, c’è Incambiodi.it, un sito aperto a imprese e professionisti, con un motore di ricerca che seleziona le controparti in base alla tipologia di attività svolta e all’ubicazione geografica. Una volta registrati, si crea una scheda d’impresa, nella quale si inserisce una descrizione della propria attività, le foto dei prodotti o servizi, articoli che parlano dell’azienda e le preferenze per l’interscambio. Attualmente le aziende partecipanti sono 500.
Secondo un’indagine dell’ osservatorio nazionale delle Banche del Tempo, un italiano su tre ha già scambiato il proprio tempo. Uno su due vorrebbe farlo.
Le Banche del Tempo sono istituti di credito particolari, in cui non viene depositato denaro, ma tempo da scambiare. A ogni nuovo socio viene intestato un conto corrente-tempo e consegnato un libretto degli assegni-tempo. Chi aderisce specifica quali attività o servizi intende svolgere e deposita sul conto ore al posto di euro. Nel momento in cui una persona chiede un servizio paga l’altra con un assegno “a ore” da depositare sul proprio conto e da spendere in caso di necessità. Lo scambio è alla pari: un’ora contro un’ora. Non ci sono differenze tra professioni o competenze, sia che si tratti di baby sitting o di pratiche burocratiche.
All’Antica Barberia Accardo di Robbio Lomellina, in provincia di Pavia, basta qualche chilo di riso o una gallina per assicurarsi un servizio completo di barba, shampoo e capelli.
«Perché le città non sono solo scambi di merci: sono scambi di gesti, parole, emozioni, memorie, tempo, saperi...» (Italo Calvino).