Mario Tozzi, La Stampa 15/11/2010, pagina 88, 15 novembre 2010
Domande e risposte: Perché l’Italia sta franando? Smottamenti da Vicenza a Salerno e ora arriva un altro allarme maltempo: come mai la Penisola frana e finisce sott’acqua ogni autunno? La prima causa è di natura geologica: l’Italia è un paese giovane e attivo, dunque è interessata da terremoti e eruzioni vulcaniche, e anche da frane e alluvioni che coinvolgono un paese in gran parte montuoso (ma che, per fortuna, sono prevedibili)
Domande e risposte: Perché l’Italia sta franando? Smottamenti da Vicenza a Salerno e ora arriva un altro allarme maltempo: come mai la Penisola frana e finisce sott’acqua ogni autunno? La prima causa è di natura geologica: l’Italia è un paese giovane e attivo, dunque è interessata da terremoti e eruzioni vulcaniche, e anche da frane e alluvioni che coinvolgono un paese in gran parte montuoso (ma che, per fortuna, sono prevedibili). La forza di gravità, che tende comunque a spianare le alture, comunque non produrrebbe effetti così micidiali se non ci fosse l’acqua: le piogge scatenano le frane soprattutto se abbondanti e violente. In quale area sono più frequenti frane e alluvioni? In Italia avviene, in media, uno smottamento ogni 45 minuti e periscono, per frana, sette persone al mese. Secondo il CNR il totale del territorio a rischio di frane, o comunque vulnerabile dal punto di vista idrogeologico, in Italia, è pari a circa il 50 per cento. Quasi il 15% del totale nazionale delle frane, e quasi il 7% delle inondazioni, avviene in Campania (1.600 in 75 anni), dove 230 comuni (da Ricigliano a Sorrento) su 551 sono a rischio smottamento; le vittime per questi due eventi, negli ultimi 50 anni, sono state 400 sulle 4 mila nazionali. La superficie vulnerabile per frane e alluvioni, in Campania è pari al 50,3% del territorio regionale. Il Trentino, più di tutte le regioni, sfiora l’86%. Le Marche arrivano all’85% e il Friuli è ben sopra il 50%: però in Campania il rischio potenziale si traduce più spesso che altrove in catastrofe. Basilicata, Calabria e Sicilia vanno oltre il 60% del territorio a rischio. Liguria e Veneto sono fra le regioni più frequentemente alluvionate. Ma pioveva anche in passato, perché oggi ci sono più alluvioni? Perché le piogge sono cambiate: sono sempre più frequenti le cosiddette «bombe d’acqua», chiamate anche «flash flood», cioè alluvioni improvvise, esplosive, dovute al fatto che in poche ore piove oggi quello che in passato pioveva in settimane o addirittura in mesi. L’acqua fa perdere di coesione ai terreni e si infila nelle fratture delle rocce determinandone, a lungo andare, il crollo; oppure viene rigurgitata in grande quantità dall’interno delle montagne scollandone il suolo al di sopra (è il caso delle colate di fango). Il nuovo regime delle piogge potrebbe essere legato al cambiamento climatico in atto: se il clima si surriscalda, c’è più energia in gioco nel sistema atmosferico e gli eventi estremi diventano più intensi e più numerosi, anche alle nostre latitudini. Sono quindi anche un fenomeno meteorologico? Lo sono solo in parte: una volta che la pioggia è caduta, l’evento diventa catastrofico per colpa degli uomini che vivono dove non dovrebbero, occupando le aree golenali, cioè quelle di naturale pertinenza dei fiumi. Oppure costruendo troppe abitazioni e strade in alveo o appena dietro gli argini: così facendo si rende impermeabile la zona impedendo all’acqua di pioggia di infiltrarsi nel sottosuolo come avrebbe dovuto fare. Tutta quell’acqua in più si rovescia nel letto fluviale che, però, era «commisurato» naturalmente per quantità minori. E dunque, regolarmente, esonda. La mancata pulizia degli argini e dei letti dei fiumi può essere causa delle alluvioni? In qualche caso i tronchi d’albero e gli altri detriti che le piogge e le frane trascinano lungo i pendìi montuosi vanno a intasare la luce dei ponti creando un effetto-tappo che può avere conseguenze disastrose. Ma si tratta di casi isolati:i fiumi italiani non hanno più molto di naturale e, anzi, la pulizia dei letti nasconde troppe volte la tentazione speculativa di rubare ancora ghiaia e sabbia ai fiumi stessi, pratica che deve essere assolutamente abbandonata e che, in realtà, rende ancora più devastanti gli effetti delle piogge abbondanti, aumentando la capacità erosiva del corso d’acqua e privando le spiagge del loro naturale ripascimento. Non ci si può lamentare delle spiagge in erosione se si autorizzano prelievi e dighe lungo il corso dei fiumi. Quali sono i rimedi? Rinaturalizzare i corsi fluviali, eliminando gli elementi di rigidità degli alvei come argini in cemento, briglie e dighe, e lasciandoli solo nella stretta prossimità dei centri abitati. Lasciare ai fiumi libertà di espandersi in pianure dove le esondazioni possano essere controllate e l’energia dell’acqua placarsi. Evitare di abitare negli alvei o appena dietro gli argini, infine spostarsi dalla zone troppo pericolose. Intervenire sui bacini idrogeologici solo dove occorre e sempre con sistemi di ingegneria naturalistica, ripiantumando i boschi e manutenendo solo dove occorre. Per inciso era tutto quello che facevano gli uomini quando le alluvioni erano viste come un dono degli dei e con l’acqua si conviveva.