vanity, 15 novembre 2010
Previsioni sulla crisi di governo
• Le previsioni sulla crisi sono
queste: il governo resterà in piedi fino all’approvazione della finanziaria
(intorno al 15 dicembre). Poi vi sarà il regolamento di conti tra le forze
politiche. La tregua di un mese è stata chiesta da Napolitano in nome della
sicurezza dei conti pubblici. La finanziaria oggi si chiama “legge di
stabilità”, consiste cioè in una serie di provvedimenti coerenti con le
direttive europee. In che consisterà il regolamento di conti? Nella richiesta
da parte di Berlusconi di un voto di fiducia alle Camere. Il Pd e l’Idv hanno
presentato una mozione di sfiducia alla Camera, il Pdl ha presentato una
mozione di fiducia (strumento nuovo) al Senato. La questione adesso è se il
presidente del Consiglio si debba presentare prima a Montecitorio o prima a
Palazzo Madama. Il Cavaliere vuole andare prima a Palazzo Madama, dove è sicuro
di avere i voti. Incassata la fiducia, si presenterebbe alla Camera e si
farebbe serenamente battere. Il voto favorevole del Senato gli permetterebbe
poi di sostenere che: 1) basterà sciogliere la sola Camera per rimettere le
cose a posto; 2) non esiste nessuna maggioranza in grado di governare, perché
al Senato vince Berlusconi e alla Camera vincono gli altri; dunque sarà
inutile, per Napolitano, tentare la strada di governi tecnici o di
responsabilità nazionale; c’è la prova insomma che l’unica strada è andare
subito al voto. Durante la settimana il Cavaliere ha persino evocato la possibilità
della guerra civile, nel caso Napolitano non si decida a sciogliere le camere
dopo la crisi.
• È possibile sciogliere solo la Camera dei deputati e lasciare in
piedi il Senato? Teoricamente sì: l’articolo 88 della Costituzione dice: «Il
Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le
Camere o anche una sola di esse». In passato, si è ricorsi allo scioglimento di
una sola Camera per pareggiare la durata dei due rami del Parlamento
(all’inizio i senatori restavano in carica sei anni). Quella volta erano più o
meno tutti d’accordo. Adesso si potrebbe sciogliere una Camera solo se fosse
manifestamente provato che non è in grado di lavorare. Nessuno ha mai pensato
che si potesse ricorrere allo scioglimento per ragioni politiche. D’altra parte
Prodi si trovò nella stessa situazione (forte alla Camera, debole al Senato) e
non chiese di rimandare a casa i senatori. Inoltre, una decisione simile è di
esclusiva competenza di Napolitano, il quale, prima di risolversi a un atto tanto
traumatico, dovrebbe consultare anche Fini. E Fini direbbe certamente di no.
Questa soluzione, ventilata dal Cavaliere domenica nella solita telefonata
guascona a una convention di Pdl, può dunque essere esclusa.
• Bossi ha incontrato Fini giovedì 11 novembre, per verificare la
possibilità di una ricucitura. Incontro brevissimo, appena una quarantina di
minuti. Che però ha fatto crescere le voci intorno alla possibilità di un nuovo
governo di centro-destra guidato da una personalità diversa da Berlusconi
(sempre Tremonti, che nega, ma da ultimo è tornato in auge il nome di Letta).
In un’intervista alla Stampa di lunedì, Bocchino ha invocato un governo di
larghe intese, da concordare cioè anche con la sinistra. In un’altra
intervista, rilasciata il giorno prima, Bersani non aveva escluso la
possibilità, in caso di elezioni, di far cartello con Fini. Intanto Fini,
Casini e Rutelli annunciano l’intenzione di una convergenza politica, peraltro
tutta da definire. Sarebbe il Terzo Polo, che Rutelli pretende sia già il
Primo, in termini di consensi.
• Gli ultimi sondaggi danno il Pdl addirittura intorno al 26%,
percentuale che renderebbe non così scontata la vittoria elettorale. Pdl e Lega
insieme, infatti, arriverebbero a stento al 40%. Il Terzo Polo di Fini, Casini
e Rutelli, con l’aggiunta magari di Montezemolo, starebbe al 18%. Pd e Idv
insieme oscillerebbero intorno al 30%. [Giorgio Dell’Arti]