GIORGIO LONARDI , la Repubblica Affari&finanza 15/11/2010, 15 novembre 2010
TURISMO, UN MADE IN ITALY CHE STA ANDANDO IN ROVINA
Pompei crolla, tutti gridano giustamente al disastro eppure Pompei attira più turisti di prima. Forse sarà merito del clima meno fosco dell’economia mondiale ma il dato rimane sorprendente. Mentre nel corso dell’intero 2009 il Parco Archeologico alle falde del Vesuvio aveva staccato oltre 2 milioni 70 mila biglietti nei primi 10 mesi di quest’anno le presenze hanno già raggiunto quota 1 milione 920 mila. Un andamento che fa prevedere la chiusura del 2010 a quota 2,2 milioni di ticket, in crescita del 5%6% sull’anno precedente. C’è da chiedersi quanti turisti potrebbe attirare un Parco Archeologico gestito in modo efficiente, con parcheggi ampi e sicuri, una manutenzione accurata. Anche perchè già nel 2008, quando le presenze erano di poco superiori a 2 milioni 250 mila, si era registrato una brusca frenata degli ingressi (12,4%) sul 2007.
Insomma, è vero che quest’anno a Pompei le cose vanno meglio del previsto (almeno quanto a presenze). Da un punto di vista economico, però, la situazione è pesante. Nel 2009 infatti Pompei ha incassato 16,3 milioni grazie ai biglietti a cui bisogna aggiungerne altri 1,2 milioni per Ercolano. Purtroppo questi introiti sono insufficienti a pagare gli stipendi dei 524 dipendenti del sito (circa 18 milioni). Un dramma? Mica tanto. Alle retribuzioni, infatti, ci pensa direttamente il ministero mentre gli investimenti (circa 7 milioni annui) sono a carico della soprintendenza. Una situazione che nel passato ha portato anno dopo anno alla creazione di un "tesoretto" di 79 milioni di euro rimasto inutilizzato. Acqua passata. Prima l’allora ministro Rocco Buttiglione in seguito la Protezione Civile di Bertolaso hanno prosciugato i fondi. Con quali risultati lo abbiamo visto tutti pochi giorni fa.
A illustrare il "caso Pompei", è Turismonitor 2011, la ricerca del Centro Studi del Touring Club Italiano sul mercato turistico mondiale. Un vero e proprio "dossier" che dedica un focus approfondito sull’andamento dell’offerta culturale nel Bel Paese che resta una delle maggiori ricchezze dell’Italia. Ma anche un "giacimento" in profonda sofferenza. Nel 2008, l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati, la stragrande maggioranza dei musei e dei principali scavi ha subito un robusto calo delle presenze. Emblematiche la diminuzione dei Musei Capitolini (12,4%), del museo Nazionale di Castel Sant’Angelo (12,9%) e della Reggia di Caserta (18,8%). Ma si registrano flessioni a doppia cifra anche a Palazzo Vecchio (12,3%), all’Acquario di Genova (10,4%), al Museo delle Cappelle Medicee (14,8%).
Anche risalendo la penisola la situazione non è rosea come dimostra l’esempio di Venezia dove risultano in frenata sia la collezione Peggy Guggenheim (8,4%) sia il Museo di San Marco (7,4%). A riscattare la città ci pensa la Galleria dell’Accademia (+5,5%), in assoluto il museo italiano con il maggior tasso di crescita, meglio del Cenacolo Vinciano (+1,%) e del Museo Nazionale del Cinema (+1%) e meglio anche di competitor fuori classifica come i Musei Vaticani (+3,1%).
Come osserva Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano, nel 2009 «la spesa turistica degli stranieri in Italia dovrebbe attestarsi sui 29 miliardi di euro. Si tratta di una cifra pari a tutto l’export di mezzi di trasporto e di poco inferiore alle esportazioni di tutto il sistema della moda, del tessile e dell’abbigliamento (32 miliardi)».
Certo, a confronto con il 2008, spiegano ancora al Touring, si rileva una crescita minima delle presenze (+0,9%) che raggiungono così i 43,6 milioni anche se la spesa scende del 7,2% a causa dei contraccolpi della crisi economica mondiale. Da una parte osserviamo dunque una conferma dei nostri mercati di riferimento (Germania, Stati Uniti e Francia), mentre dall’altra si è ridotta la spesa media degli stranieri in Italia. Lo conferma l’atteggiamento dei tedeschi che nel 2009 hanno speso di 4,8 miliardi di euro, il 9,4% in meno rispetto al 2008. Quanto al 2010 Turismonitor prevede un parziale recupero con la spesa degli stranieri in crescita del 2% raggiungendo così i 29,5 miliardi di euro.
Se il turismo è una delle ricchezze misconosciute del nostro Paese le destinazioni culturali sono una delle leve principali per lo sviluppo dell’intero settore. Recita il Rapporto: «Ben 9,4 miliardi di euro pari al 34,4% della spesa totale dei visitatori stranieri sono incassati grazie al turismo culturale. Non è un caso se la maggior parte degli stranieri continua a scegliere l’Italia come destinazione principalmente per l’enogastronomia e la cultura oltre che per le località balneari».
Alla luce dei dati eleborati da Turismonitor il presidente del Touring Club sottolinea «la scarsa capacità competitiva del nostro Paese nonostante un patrimonio ambientale e culturale di rara bellezza e di grandi potenzialità, un’ingente offerta turistica e un’incidenza del comparto turistico italiano sul PIL di circa il 10% con 1,2 milioni di occupati. L’Italia paga una scarsa capacità di accoglienza, intesa come somma di tutti gli indicatori che definiscono l’attrattiva di una località, non solo il suo patrimonio artistico ambientale, ma lo stile che la città offre e soprattutto i servizi».
Ad ogni modo il calo dell’Italia va inquadrato in una cornice globale. Nel 2009, infatti, il numero di arrivi internazionali a livello mondiale è stato di 880 milioni, il 4,2% in meno rispetto all’anno precedente quando si era registrata la cifra record di 919 milioni, per un valore di 850 miliardi di dollari. A risentire maggiormente di questa flessione, dovuta in gran parte alla crisi economica globale, è stata l’Europa, dove si concentra il 50% dei flussi turistici mondiali. È infatti la Francia, secondo la classifica 2009 dei dieci Paesi maggiormente visitati, la destinazione più scelta (74,2 milioni di arrivi) seguita da Stati Uniti (54,9 milioni) e Spagna (52,2 milioni). L’Italia (43,2 milioni) è al quinto posto preceduta dalla Cina. Seguono Regno Unito, Turchia, Germania, Malesia e Messico.
Le previsioni per il 2010 sembrano rivelare che la fase discendente dovrebbe essersi arrestata e il settore dovrebbe assestarsi ai livelli del 20072008 con un aumento degli arrivi internazionali del 34%.