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 2018  marzo 04 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Paolo Gentiloni
Il Ministro dell’ Interno è Marco Minniti
Il Ministro degli Affari Esteri è Angelino Alfano
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Valeria Fedeli
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Anna Finocchiaro (senza portafoglio)
Il Ministro dello Sport è Luca Lotti (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale e Mezzogiorno è Claudio De Vincenti (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Donald Trump
Il Presidente del Federal Reserve System è Jerome Powell
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Emmanuel Macron
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Édouard Philippe
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Ram Nath Kovind
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Oggi si vota. Manualetto di istruzioni

Oggi è il 4 marzo 2018, una data che potrebbe essere storica.  

Perché si vota.
Già. E la sensazione è che sarà un voto di svolta radicale. La sensazione, cioè, è che tra domani e dopodomani, quando sapremo i risultati, il quadro politico risulterà completamente diverso da quello che conosciamo. Non voglio dire di più, perché rischierei di infrangere la norma che vieta di far previsioni alla vigilia. Intanto però è storico il fatto che si voti in un giorno solo. Nel 2013 si tennero le urne aperte per tutta la domenica e ancora il lunedì fino tre del pomeriggio. Stavolta invece si comincia alle 7 di stamattina e si chiude alle 23. Subito dopo comincerà lo spoglio, partendo dal Senato e dall’uninominale. Non ho idea di che cosa riusciremo a capire nei primi minuti dopo la chiusura, quando saremo costretti a scrivere comunque un articolo a copertura dell’avvenimento basandoci solo sugli exit poll. Ma il lettore, come sempre, sarà indulgente.  

Intanto: il sistema elettorale è nuovo e il modo di votare è nuovo. Lei ha pronunciato quella parola, «uninominale». E ci sono pure le elezioni regionali, nel Lazio e in Lombardia.
Il nuovo, e criticatissimo, sistema elettorale per la camera e per il senato viene chiamato Rosatellum, dal nome dal capogruppo dem Ettore Rosato che l’ha progettato. È un misto di proporzionale e maggioritario. Mi spiego: quando si vota col sistema proporzionale, ogni partito prende un numero di seggi proporzionale alla percentuale di voti ricevuti. Dieci per cento di voti e dieci per cento di seggi. Nel maggioritario a un turno, invece, si confrontano persone fisiche, candidati. E quello che arriva primo, anche se ha appena un voto di vantaggio sul secondo, entra in parlamento, mentre il secondo rimane a casa. Per ragioni storiche e di convenienza che oggi sarebbe troppo lungo elencare, il Rosatellum distribuisce un po’ di seggi con il sistema maggioritario e un altro po’ di seggi col proporzionale. Precisamente: alla Camera 232 eletti col sistema maggioritario, o uninominale (un solo nome), e 386 col sistema proporzionale, o plurinominale. Al Senato: 116 con il maggioritario e 193 col proporzionale. Bisogna aggiungere i parlamentari eletti all’estero.  

Avremo due schede? Che cosa bisogna fare per non sbagliare?
Avremo due schede (una rosa e una gialla), ma nel Lazio e nella Lombardia, dovendosi eleggere anche i consigli regionali, le schede saranno tre. Avvertenza numero 1: portarsi dietro, oltre alla tessera elettorale (chi non la trova può richiederla anche oggi in comune, previa denuncia di smarrimento ai carabinieri o alla polizia), un documento di identità valido. Prima di entrare in cabina lasciare il cellulare al presidente del seggio, è vietatissimo fare fotografie alla scheda. Usciti dalla cabina con la scheda ripiegata secondo le istruzioni, non infilarla nell’urna, ma consegnarla al presidente del seggio, che controllerà il tagliando che si trova su un lato della scheda e lo rimuoverà. È il cosiddetto «tagliando antifrode», un codice scritto su un adesivo. Il presidente di seggio lo annota prima che l’elettore entri in cabina e poi, quando questi esce, controlla che la scheda sia proprio quella che è stata consegnata. Se durante le votazioni ci si sbaglia, basterà uscire, consegnare la scheda sbagliata al presidente, chiederne un’altra e rientrare in cabina. Non bisogn fare correzioni sulla scheda, perché qualunque segno diverso da quelli previsti annullerà il voto.  

Quali sono questi «segni previsti»?
Al massimo: una X sul simbolo della lista prescelta e, se si vuole, su uno dei candidati che fanno parte della medesima lista. Niente più di questo. Se si vota per una lista e per un candidato che non corre in quella lista, il voto viene annullato, cioè non è ammesso il cosiddetto «voto disgiunto». Nella scheda sono presenti sia i candidati per l’uninominale che quelli per il proporzionale, non più di quattro non meno di due per ciascuna lista. Se si traccia la X sul nome del candidato all’uninominale, e basta, il voto è valido e sarà attribuito, oltre che al candidato, anche alla lista in cui corre. Se il candidato è supportato da una coalizione, il voto sarà ripartito tra i componenti della coalizione secondo le percentuali raccolte da ciascuno. In altri termini: se la coalizione è formata da due forze politiche A e B, e A ha avuto il 60% dei consensi e B il 40%, il voto dato al candidato dell’uninominale sarà ripartito 60 e 40 tra A e B.  

E nelle regionali?
Nelle elezioni per scegliere il governatore e i membri dei consigli regionali di Lazio e Lombardia, il voto disgiunto invece è ammesso. Cioè si può votare per la lista A e nello stesso tempo per il governatore sostenuto dalla lista B. Differenziare in questo modo elezioni politiche e elezioni amministrative è un modo per complicarsi la vita. Ma che ci vuol fare? Noi italiani siamo fatti così. (leggi)

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