la Repubblica, 4 marzo 2018
M5S, nel giorno del silenzio Grillo avverte Di Maio. «Guai a diventare partito»
Roma Come uno sgambetto prima del traguardo, in pieno silenzio elettorale, Beppe Grillo ricorda al suo Movimento e a Luigi Di Maio che il loro è un progetto a tempo. Che sono nati per cambiare la politica e poi sciogliersi senza inquinare. Che non possono permettersi di diventare un partito: quindi ben vengano l’isti-tuzionalizzazione, il leader, la squadra, il programma, purché tutto questo sia uno strumento, e non il fine.
Con un primo piano del suo volto arricchito da due ipnotiche eliche verdi sugli occhi, il fondatore dei 5 stelle ha aperto ieri il suo blog usando un titolo chiaro: «Garante della biodegradabilità». Già venerdì sera, sul palco di piazza del Popolo, aveva detto: «Il nostro è un movimento biodegradabile. Ci scioglieremo quando saremo in grado di fare un referendum da casa a settimana». Riportando tutti all’utopia della democrazia diretta e ricordando che può ancora dettare le regole del Movimento. Un sogno distante da quel che negli ultimi mesi ha occupato i giorni e le ore di Luigi Di Maio e del suo inner circle: il dialogo col Quirinale, i sondaggi da compulsare per capire con chi sarà possibile fare accordi, la squadra di governo da mettere insieme per costruirsi un profilo il più possibile affidabile. «Abbiamo assistito al lento accumularsi disgregato di grumi politici fatti dalle immutabili e ricorrenti paure ed egoismi dell’uomo», scrive Grillo, parlando dei vecchi partiti. «Cambiano nome, idee e proclami perché la loro pasta è l’equivalente della plastica nel mondo delle idee, sono idee monotone, vigliacche e profondamente reazionarie che una volta prodotte non scompaiono più. Sono formazioni politiche non biodegradabili, mentre il Movimento lo è: assicurare che ciò sia mantenuto per il futuro rappresenta il mio scopo principale in qualità di Garante». Fa una dissertazione sulla Lega, poi torna a dirlo: «Questo è il mio impegno».
Più che un invito, è un avvertimento. Sarò con voi fintanto che l’essenza sarà questa. «Se non fosse così – spiega chi lo conosce da anni – nel momento in cui ci avviciniamo a percentuali più grandi, rischiamo di diventare come gli altri. Che una volta si vince, una volta si perde e si resta sempre lì. E invece, noi siamo nati per cambiare tutto e poi sparire».
Non c’è quindi solo il limite dei due mandati per gli eletti, che nella prossima legislatura diventerà un problema non da poco. È l’intero Movimento che, secondo il garante, deve considerarsi provvisorio. Per non diventare anch’esso «inquinamento politico». Difficile capire se l’invito sia diretto a Luigi Di Maio e ai suoi fedelissimi, che più di tutti saranno costretti – nelle prossime ore – a “sporcarsi le mani”, entrando per la prima volta nel gioco delle consultazioni fuori e dentro i palazzi. O se sia un monito generale, figlio delle ultime delusioni. Come quella dell’addio dell’europarlamentare David Borrelli, una volta sfumata l’ipotesi di una terza candidatura o di un incarico da funzionario in Europa. Di certo, il candidato premier è concentrato su ben altri scenari. Ieri, nonostante voti a Pomigliano d’Arco, era ancora a Roma: «A pianificare le prossime azioni», dicono dal suo comitato. Sondaggi tutti sulla scrivania, calcolatrice in mano: l’obiettivo immediato è superare i 170 seggi. «Da lì in poi – ripetono – siamo a cavallo. Dovranno passare da noi e questa volta non ci tireremo indietro».