Avvenire, 4 marzo 2018
Adozioni, mai così male
Adozioni internazionali, la crisi è sempre più grave. Sono 1.439 i bambini che hanno trovato una famiglia in Italia nel 2017, il 23% in meno rispetto al 2016, anno in cui sono stati adottati 1.872 minori stranieri. A guardare indietro, il quadro è a dir poco sconfortante: nel 2014 con 2.206 minori adottati e nel 2015 con 2.216 minori adottati ci eravamo confermati il primo Paese di accoglienza in Europa per numero di minori adottati e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti (6.641 minori adottati nel 2014 e 5.648 minori adottati nel 2015). E ancora era niente rispetto all’anno record 2010, in cui erano stati 4.130 minori entrati. Rispetto a quel picco il calo delle adozioni
nel 2017 è stato del 66%. A diffondere i dati ufficiali la Commissione adozioni internazionali col suo report sugli ultimi due anni, e coi dati relativi a gennaio 2018. È in particolare quest’ultimo mese a sancire la crisi più nera delle adozioni internazionali in Italia: sono state appena 59 le coppie che hanno concluso il percorso adottivo con l’ingresso in Italia di almeno un minore, 67 i bambini entrati. La regione con il più alto numero di ingressi è la Lombardia mentre «è da notare – sottolinea la Cai – che sono diverse le regioni che in questo mese non hanno concluso adozioni internazionali» (Calabria, Molise, Umbria, Friuli Venezia-Giulia e Valle d’Aosta). Ciascuna delle restanti 14 conta, invece, un numero di coppie che non supera le 7 unità. Ancora più significativo: gli enti autorizzati che hanno portato a termine l’iter adottivo di una coppia che aveva loro conferito incarico sono stati 30 su 61. La metà. Il più attivo in termini di minori per cui è stata rilasciata l’autorizzazione all’ingresso è stato il Cifa, con cui sono stati adottati 9 bambini. A seguire: 5 con il Naaa, 4 con Aiau e con Nadia onlus. I restanti 26 enti autorizzati hanno lavorato nel mese di gennaio all’ingresso, ciascuno, di un numero di bambini non superiore alle 3 unità.
Cresce invece l’età media dei bambini: nel 2017 quasi un bambino su due aveva tra i 5 e i 9 anni al momento dell’ingresso in Italia. È infatti questa la classe di età più rappresentata, mentre nel 2000 – anno di avvio del mandato della Cai – era quella da 1 a 4 anni. Nel 2016 (44%) e ancor più nel 2017 (47%) dunque il primato della classe di età 5-9 anni si consolida al punto che poco meno della metà dei bambini appartiene a questa fascia.
Stabile nel biennio la distribuzione nella altre fasce di età: il 39% ha tra 1-4 anni e 13% nel 2016 e 12% nel 2017 ha più di 10 anni. Un travaso si ha invece tra la classe dei bambini piccolissimi, di età inferiore all’anno, con quelli di 5-9 anni: calano i primi dal 4% del 2016 all’1% del 2017, crescono i secondi dal 44% al 47%. I Paesi di provenienza passano da 44 a 41. Escono di scena Bosnia e Erzegovina, El Salvador, Kazakistan, Mali, Repubblica Ceca ed entrano Honduras e Costa d’Avorio. Nella diffusione del report la Cai ha sottolineato che il documento «rappresenta il primo di una più ampia e cadenzata serie di appuntamenti informativi per riflettere e agire per la cura e il benessere dei bambini e delle coppie adottive nell’auspicio di una rinnovata attenzione, a tutti i livelli di responsabilità, ai loro bisogni ed esigenze». Un esplicito cambio di rotta rispetto agli anni passati, quando la gestione della Cai aveva scontato problemi di comunicazione con le famiglie e di trasparenza proprio sui dati.