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 2018  marzo 04 Domenica calendario

Pavia, marchiate le case degli antifascisti. CasaPound si sfila: noi non c’entriamo

Vigilia elettorale con «marchiatura» delle case dove vivono gli antifascisti a mezzo di apposito adesivo (con strafalcione, per non farsi mancare nulla). È successo a Pavia, nella notte fra venerdì e sabato. Così ieri mattina politici di sinistra, iscritti all’Anpi, membri della Rete antifascista e altri hanno trovato appiccicato sul portone di casa o sulla pulsantiera dei campanelli un adesivo con il logo della Rete chiuso dentro un divieto in rosso e la scritta «Qui ci abita un antifascista». E qui, per inciso, cascano anche gli asini. Il «ci» è pleonastico, un errore, lui sì, da segno rosso. «Marchiate» così anche le abitazioni di una consigliera comunale, Silvia Chierico, e dell’assessore cittadino alla Cultura, Giacomo Galazzo: «E dire che in mattinata non me n’ero nemmeno accorto – racconta Galazzo -. Sono uscito presto e solo quando sono rientrato, verso mezzogiorno, ho visto l’adesivo. Come mi sono sentito? Sono offeso e indignato. È un gesto della peggior specie, intollerabile e fascista».
Quante siano le persone prese di mira, non si sa con precisione, di sicuro almeno una quindicina; mistero anche, se non sulle opinioni politiche, anche sull’identità di chi ha concepito il blitz. Di certo, è un gesto che evoca momenti orribili. Ricorda le stelle di David disegnate sui negozi degli ebrei nella Germania nazista, come scrive l’Anpi locale.
Ultimamente a Pavia, raccontano, le tensioni non sono mancate. «Qui c’è un’amministrazione che ha deciso di non nascondere il tema dell’antifascismo», spiega Galazzo. La giunta di centrosinistra, guidata da Massimo Depaoli, altro ex Pd, ha infatti votato una delibera, la prima in Italia, che subordina la concessione degli spazi pubblici per le manifestazioni a una sorta di autocertificazione antifascista. Quando CasaPound ha aperto la sua sede cittadina in via della Rocchetta, la stessa del «Sottovento», storico locale della sinistra universitaria e post, gli attriti non sono mancati. E il 5 novembre scorso ci sono stati incidenti quando un presidio ha cercato di bloccare un corteo che percorreva le strade del centro con grande sfoggio di saluti romani. «Però di violenze finora non ce ne sono state. Quanto agli adesivi, è la prima volta che capita una cosa del genere», dice Galazzo, che ha ricevuto una telefonata di solidarietà della presidente della Camera, Laura Boldrini.
Ma se il gesto voleva essere intimidatorio, ha ottenuto il risultato opposto. La reazione e la mobilitazione, al solito, corrono sui social. Anche con un certo orgoglio da parte di chi è stato preso di mira. «Questo adesivo me lo sono meritato perché mi sono espresso pubblicamente contro il fascismo. E continuerò a farlo più forte di prima. È l’intimazione mafiosa del “so dove abiti”», scrive Gabriele Duci, amministratore della pagina Facebook «Sei di Pavia se...». Ottavio Giulio Rizzo, segretario del circolo Pd di Pavia Ovest, si augura che domani, cioè oggi, «siano in tanti a esporre orgogliosamente questo distintivo. Per quel che mi riguarda, o lo tolgono i vigili come propaganda elettorale, dato che sto a duecento metri da un seggio, oppure può rimanere finché il sole non lo consuma». Infatti la Rete antifascista annuncia che stamperà e distribuirà gli adesivi oggi alle 11 nella centralissima piazza Vittoria.
Adesso tocca naturalmente alla Digos scoprire chi è stato. CasaPound si chiama fuori con il suo presidente, Gianluca Iannone: «Assolutamente estranea a quanto avvenuto a Pavia». Il sindaco Depaoli riassume la posizione della città rivolgendosi direttamente agli anonimi marchiatori: «Vi serviranno troppo adesivi, per appenderli a tutti i campanelli di Pavia».