Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I vari Berlusconi, Cancellieri, Renzi, Alfano, Saccomanni ci hanno impedito di raccontare una storia bellissima, quella di Banksy a New York.
• Che sarebbe?
Un celebre graffitaro, cioè uno di quelli che dipingono sui muri o sulle carrozze della metropolitana e che chiamano anche “writers”. Banksy è il più famoso e probabilmente il più ricco di tutti costoro. Nessuno sa chi sia, nessuno lo ha mai visto, qualcuno è riuscito a intervistarlo, ma solo per e-mail. Si dice che il suo vero nome sia Robin Gunningham e che sia nato a Bristol (Gran Bretagna) il 28 luglio del 1973. Opera a Bristol dal 1992. Le sue performance più celebri: la serie di topi sui muri di Londra, l’incursione nei quattro principali musei di New York - Moma, Metropolitan, Brooklin, Scienze Naturali - dove ha appeso suoi stencil su tela, evitando il Guggenheim «perché non avrei potuto reggere il confronto con Picasso», poi una mostra a Los Angeles, a cui si precipitarono le celebrities - Brad Pitt, Angelina Jolie, Jude Law, Robert Downey Jr. - e dove espose un elefante vivo tutto dipinto incassando poi un paio di milioni dalla vendita dei soliti stencil, quindi è andato a dipingere il muro eretto fra Israele e Palestina, con un magnifico effetto trompe-l’oeil, sei metri di cemento grigio su cui ha rappresentato un salotto con due poltrone, un tavolino su cui poggia un vaso di fiori e sullo sfondo la finestra, con le tendine ordinatamente tirate ai lati e un panorama mozzafiato di torrenti alpini e ghiacciai (più in là un altro suo dipinto mostra una bambina che appesa a un grappolo di palloncini tenta di scappare dagli orrori della guerra). Posso andare avanti: i due poliziotti che si baciano, il tizio con le braghe abbassate che si cala dalla finestra, un detenuto di Guantanamo a Disneyland... Insomma, cose così, non posso elencargliele tutte. Ma avrà capito il tipo.
• Certo, un pacifista, un contestatore...
Sì, anche un notevole battutista. Una volta che aveva venduto opere per 750 mila dollari, scrisse sul suo sito: «Non posso credere che voi, ritardati mentali, abbiate davvero comprato questa merda». E in un’intervista rilasciata per posta elettronica: «L’arte richiede tanto ego ed egoismo da essere diventata una carriera per stronzi». «Sarebbe una vergogna se l’arte di strada finisse catturata nelle vetrine di un museo». «La street-art non è come altri movimenti artistici. Non riceve sovvenzioni, né è sponsorizzata». «Non credo che l’arte sia qualcosa di speciale, è solo una parte dell’industria dell’intrattenimento». «Ciò che si considerava trasgressivo, oggi viene controllato con la lente di ingrandimento dagli agenti del mercato». Eccetera. Come tutti i grandi contestatori del mercato, tuttavia, il nostro amico con le sue performance guadagna.
• Sì, ma è un artista però? Un artista vero?
Molti sostengono di no, e uno che pensa certamente di no è Michael Bloomberg, il sindaco di New York: avendo saputo che Bansky si riprometteva di passare tutto ottobre in città, realizzando un’opera al giorno e senza essere colto in fallo, il sindaco ha scatenato squadre di imbianchini addetti alla cancellazione dei suoi graffiti, non appena realizzati. Non solo: si sono mobilitati contro di lui anche i writers di New York, furibondi che uno straniero venisse a togliergli spazi e gloria.
• Risultato?
Bloomberg e gli altri non si sono resi conto di far parte dell’evento artistico. Hanno creduto che la performance riguardasse solo le opere dipinte e che la loro cancellazione l’avrebbe annullata. E invece Banksy li aveva trasformati in parti della performance. Banksy non si è limitato a dipingere, ha anche organizzato un paio di eventi: il camion da macello che trasportava peluche, la vendite di sue opere a 60 dollari, un autentico insuccesso dato che le hanno comprate solo in tre (il pubblico non ci poteva credere) replicata però una settimana dopo dagli artisti Dave Cicirelli e Lance Pilgrim che stavolta hanno venduto 40 falsi Banksy...
• Ma tutto questo per dimostrare che cosa...?
Banksy, tra le tante iniziative prese, ha comprato una crosta da 50 dollari, una panchina e degli alberi sulle rive di un lago in una luce d’autunno. Ci ha dipinto sopra un nazista e l’ha fatta trovare sulla porta di una fondazione no profit che aiuta i poveri del quartiere. Quelli della fondazione l’hanno messa all’asta e in poche ore la valutazione è arrivata a 200 mila dollari... Che cosa ci vuol dire Banksy? È il più vecchio messaggio che ci trasmette l’arte da che mondo è mondo: tutto è apparenza, tutto è inganno, sogno di un’ombra è l’uomo, solo il denaro muove le cose... Con questo piccolo particolare: che con questi messaggi malinconici e beffardi lui ci si è fatto ricco.
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