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 2013  novembre 04 Lunedì calendario

“LA MIA NUOVA AUTORITÀ A TORINO È UN SUV PER GUIDARE I TRASPORTI”


Anche l’Italia ha finalmente l’Autorità indipendente per la regolazione dei Trasporti. Con un organico essenziale, per ora: il presidente Andrea Camanzi e i due consiglieri Barbara Marinali e Mario Valducci si sono dotati di uno staff iniziale inferiore alle 10 unità (ma entro un anno si salirà a 80). La sede è al Lingotto di Torino negli spazi del Politecnico.
Presidente Camanzi proviamo a definire i confini delle sue competenze. Si chiama Autorità dei Trasporti, ma per le strade e le autostrade c’è già l’Anas, e per gli aerei c’è l’Enac, poi ci sono le autorità portuali eccetera... Quindi, per esclusione, voi che cosa regolerete, le ferrovie?
«No, su questo c’è una percezione errata. L’Anas, l’Enac e gli altri enti che lei cita, sono strutture “in house” o agenzie del governo, anche quando sono costituiti in società per azioni. Danno direttive sulla sicurezza, rilasciano concessioni, autorizzazioni e licenze. Invece l’Autorità è indipendente dal governo, oltre che da tutti i soggetti che regola».
Quindi avete una competenza globale. Ma di sicuro non sovrapposta a quella degli altri enti. Qual è la vostra attività specifica?
«Il nostro compito è promuovere trasporti più efficienti, una migliore qualità dei servizi e un migliore rapporto costi/benefici per gli utenti. E lo facciamo garantendo la concorrenza, la trasparenza e l’imparzialità. La nostra “missione” è regolare il mercato, come fanno nei loro settori l’Autorità per le Comunicazioni e quella per l’Energia».
Scusi se insisto sulla questione delle sovrapposizioni, ma se prendiamo l’esempio del trasporto aereo, finora la funzione di cui sta parlando è stata svolta dall’Enac.
«In effetti alcune importanti funzione di regolazione del mercato passano dall’Enac all’Autorità dei Trasporti. Che però la svolgerà in una maniera del tutto diversa: sono l’Enac e il ministero dei Trasporti che finora hanno stabilito quanto l’Alitalia deve pagare per usare un certo aeroporto. Invece l’Autorità svolge un ruolo indiretto: si limita a fissare metodi e criteri in base ai quali le tariffe vanno determinate dai gestori aeroportuali, poi saranno loro a fissarle».
E se non rispettano questi criteri?
«Noi possiamo intervenire e sanzionarli fino al 10% del loro fatturato».
Comunque il settore in cui si sentiva di più la necessità di un’autorità indipendente è quello dei treni e supertreni. Che cosa farete nelle ferrovie?
«Fra le altre cose, l’Autorità stabilirà i criteri con cui la società Reti ferroviarie italiane (del gruppo Fs) deve stabilire il pedaggio e le condizioni di accesso e uso della rete ferroviaria da parte dei concorrenti, come ad esempio Ntv. E l’Autorità fa questo con una garanzia di terzietà che finora non c’era, perché le Fs e lo Stato che possiede le Ferrovie svolgevano sia la funzione di regolatore sia quella di regolato, con evidenti rischi di conflitti di interesse».
Invece, sulla questione se l’Alta velocità fra Torino e Lione «s’ha da fare» oppure no, la sua Autorità non avrà niente da dire?
«No, non interveniamo sulle decisioni di investimento. Semmai a medio termine le potremo influenzare indirettamente con l’attività regolatoria».
Ma regolatori si nasce o si diventa? Lei come ci è arrivato?
«Il regolatore non nasce in natura. È un organismo ibrido, una specie di Suv buono per l’autostrada come per gli sterrati. Fuor di metafora, ogni regolatore deve riunire competenze per un terzo economiche, per un terzo tecnologiche e per un terzo giuridiche. Io ho avuto una formazione economica, ho sviluppato una cultura di mercato globale in vari settori, soprattutto nell’Itc e nelle Tlc, lavorando a Bruxelles, e ho vissuto in modo diretto la nascita dell’Autorità antitrust e di quella delle Comunicazioni. Poi ho lavorato all’Autorità per i contratti pubblici. E ho anche insegnato per due anni Economia della regolazione alla Luiss».
Meno di 10 persone per mandare avanti un’Autorità non sono poche?
«Stiamo per pubblicare un annuncio sui giornali e la Gazzetta Ufficiale: entro gennaio o febbraio saliremo a 40 unità, selezionandole “in comando” (come si dice) fra i dipendenti di altre amministrazioni pubbliche. Li sceglieremo in base ai curriculum e a un colloquio. Dato l’esiguo numero, dovranno – ovviamente – avere competenze perfette. In una seconda fase, bandiremo un concorso per titoli ed esami per assumere entro un anno altre 40 persone».