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 2013  novembre 04 Lunedì calendario

DALLA TERRA DEI FUOCHI ALLA SARDEGNA COSÌ IL COPERTONE RINASCE A NUOVA VITA


Roma In due anni la macchina si è messa in moto e ha preso velocità. La scommessa era riacciuffare il treno europeo di un segmento del ciclo dei rifiuti che l’Italia si è ostinata per anni a ignorare: gli pneumatici usati. Può sembrare un elemento marginale, ma parliamo di circa 350mila tonnellate l’anno. Copertoni che, se non trovano una destinazione ufficiale e sicura, prendono la strada dell’export pirata o finiscono in uno dei tanti roghi abusivi che costellano la penisola. Per bloccare questo flusso illegale, che ha finito per contaminare in modo significativo alcune aree, è stato deciso di rendere obbligatorio un contributo per lo smaltimento, una piccola cifra che il consumatore paga quando compra uno pneumatico nuovo: per una gomma classica da auto si è partiti nel 2011 con 3 euro. Ora il contributo è sceso a 2,50 euro (l’importo viene conteggiato separatamente dal prezzo di acquisto e quindi non è negoziabile). In questo modo, essendo il costo di smaltimento già pagato al momento dell’acquisto, non ci sono motivi (se il gommista non lavora in nero) per non utilizzare gratuitamente il servizio di prelievo quando lo pneumatico è arrivato a fine corsa. L’80 per cento di questo servizio di gestione delle gomme usate è effettuato da Ecopneus, una società senza scopo di lucro che nel 2012 ha trattato 240 mila tonnellate di pneumatici fuori uso utilizzando un circuito che, a oggi, è arrivato a mettere in rete 33 mila punti di
prelievo (gommi-sti, stazioni di servizio, officine, aziende con una flotta interna) e ad attivare 40 impianti di trattamento, riciclo e recupero delle gomme. Oltre all’attività ordinaria ci sono state nell’ultimo periodo due novità. La prima è il protocollo d’intesa tra Ecopneus e Anci (Associazione nazionale dei Comuni Italiani) per mettere a punto un monitoraggio dell’abbandono degli pneumatici e uno studio sulle applicazioni della gomma da riciclo in utilizzi governati dalla pubblica amministrazione che, per legge, deve effettuare acquisti verdi (il Green Public Procurement prevede l’acquisto di una quota non inferiore al 30 per cento di prodotti ottenuti da materiale riciclato). La gomma da riciclo può infatti essere utilizzata per interventi comunali nel campo della manutenzione stradale, delle pavimentazioni sportive, dell’isolamento acustico e dell’antisismica. In questo quadro è stato deciso di costituire un gruppo di lavoro per analizzare dati e informazioni disponibili, individuare i Comuni presso i quali si registrano le maggiori criticità, valutare la potenziale presenza sul territorio di flussi irregolari di conferimento, stimare l’evasione fiscale, individuare soluzioni per il recupero degli pneumatici usati. Inoltre è prevista la realizzazione da parte dei Comuni di un catasto delle discariche abusive di pneumatici per facilitare gli interventi di recupero. «E’ un importante ulteriore tassello che abbiamo messo insieme per promuovere la corretta gestione dei rifiuti», ha commentato Filippo Bernocchi, delegato Anci alle politiche energetiche e ai rifiuti La seconda novità è l’intensificarsi delle operazioni di bonifica e l’intervento in un territorio particolarmente difficile come la Campania. Un protocollo di intesa — firmato dal ministero dell’Ambiente, dai Comuni della «Terra dei Fuochi» e dalle prefetture di Napoli e Caserta — prevede che gli pneumatici fuori uso abbandonati sul territorio vengano raccolti dall’azienda municipalizzata del Comune interessato e portati nei siti autorizzati. Qui vengono prelevati dagli operatori del sistema Ecopneus e spediti ad aziende specializzate nel riciclo. L’operazione bonifica nella Terra dei Fuochi è già iniziata. A Caivano sono state rimosse quasi 3 tonnellate. E a San Martino a Scisciano, in provincia di Napoli, un’area particolarmente a rischio, è iniziato il prelievo di 5 mila tonnellate. «L’intervento sulla degradata situazione di Scisciano testimonia come il sistema messo in campo con il protocollo Terra dei Fuochi ha tutte le potenzialità per rivelarsi un prezioso strumento per cominciare a dare risposte concrete a un territorio per troppo tempo trascurato», ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. «Il nostro lavoro a fianco dei cittadini continuerà in questa direzione con impegno, costanza e grande determinazione ». Altre operazione di prelievo di pneumatici da discariche abusive sono state fatte nel 2012 a Ferrara, Oristano (nelle vicinanze di una delle zone umide d’importanza internazionale protette dalla convenzione di Ramsar), Olbia e Buccino (dove a causa del fallimento della società che aveva in gestione il sito giacevano accatastate da anni oltre 3.400 tonnellate di pneumatici assieme ad altro materiale di scarto), rimuovendo 14 mila tonnellate di gomme fuori uso. Nel 2013 gli interventi si sono estesi a Poviglio (oltre 1.500 tonnellate di pneumatici giacevano accumulate nel piazzale di un’azienda di recupero di rifiuti non pericolosi, ormai fallita, nella cittadina in provincia di Reggio Emilia), Aulla (MS) e Sassofeltrio (PU), oltre che a Castelletto di Branduzzo (PV), dove giacciono oltre 60 mila tonnellate di pneumatici abbandonati, una quantità che sarebbe sufficiente a riempire 80 piscine olimpioniche. Gli interventi mirano a sanare una situazione di degrado che aveva colpito varie regioni: nell’area di Grosseto è stato inquinato un bosco, in Puglia una gravina, in provincia di Siracusa un’area ad alto pregio paesaggistico. Nelle previsioni di Ecopneus nel giro di 3 o 4 anni si dovrebbe sanare la situazione a livello nazionale.