Eugenio Occorsio, la Repubblica Affari & Finanza 4/11/2013, 4 novembre 2013
SEBASTIAN VETTEL IN POLE POSITION NEL CAMPIONATO DI FORMULA MONEY
Sebastian Vettel, che ieri ad Abu Dhabi è stato consacrato campione del mondo di Formula Uno per la quarta volta consecutiva, un record dei record soprattutto perché ha solo 26 anni, quando ne aveva 6, di anni, già guidava alla grande i gokart. Il padre gli aveva costruito una mini-pista nel giardino di casa, nel villaggio di Heppenheim nella Assia profonda, cuore della Germania fra Lipsia e Norimberga, e lui si allenava intensamente. A quel punto doveva personalizzarsi il casco, e lui volle che ci fosse disegnato sopra un granchio, quello che aveva visto nella Sirenetta che si chiama appunto Sebastian. Anche oggi sui suoi caschi c’è disegnato un granchio, confuso fra mille stendardi degli sponsor, solo che una riproduzione (non l’originale) dell’helmet che ha usato nel Gran Premio di Singapore del 2012 costa 941,71 euro all’ultima quotazione su eBay, più 58 euro di spedizione. Il casco usato ad Hockenheim nel 2013 ne vale 869,22 sempre più 58 di spedizione. Ma se ne volete uno firmato dal campione non ve la caverete con meno di 1.736,65 euro, e in questo caso “le spese di spedizione non sono state specificate”, c’è scritto sempre sul sito di eBay: evidentemente il trasporto è una roba delicata come i trasferimenti delle opere d’arte. Vettel, dicono, non ha perso lo spirito ingenuo e semplice di quando vinceva le gare di go-kart, e i giornali pubblicano le foto del suo idolo e mentore Michael Schumacher che lo premia con una coppa più alta di lui negli
anni ‘90. Ma, certo, intorno al campione, e intorno al suo team Red Bull, si è sviluppato un vortice di soldi da far paura, senza uguali in nessun altro sport. L’ingaggio, man mano che sommava vittorie, si è triplicato in quattro anni, passando da 10 a 30 milioni di dollari, ovvero 20 milioni di euro, ma da vertigine è l’indotto che ruota intorno al giovane uomoindustria. Vettel non è (ancora) ufficialmente lo sportivo più pagato del mondo: Lionel Messi, detto “la pulce”, l’eroe del Camp Nou, prende 40 milioni di dollari dal Barcellona, ancora di più il merengue Cristiano Ronaldo dal Real Madrid, e altrettanto guadagnano (il tutto secondo le classifiche in dollari Forbes 2013) Drew Brees, stella del baseball americano, pitchman dei New Orleans Saints, nonché Aaron Rodgers, il quarterback dei Green Bay Packers vincitori del campionato di football. Ma questi sono solo gli ingaggi, e ognuno se li arrotonda con le sponsorizzazioni personali. E Vettel, rispetto a questi e altri mega-stipendiati, ha il decisivo vantaggio di fare il corridore di Formula 1, di essere cioè la punta di diamante di un grande Circus( lo chiamano proprio così) dove le quotazioni sono stellari. Tutte: solo per poter avere l’onore di ospitare un Gran Premio un Paese deve versare un chipda 50 milioni di dollari al Formula One Group, la holding governata da 32 anni dal padre-padrone Bernie Ecclestone che controlla l’automobilismo d’elite. Una precisazione: quella indicata è la fiche che sono costretti a pagare ogni anno i Paesi nuovi entranti nel Circus tipo Malesia, Abu Dhabi, Cina o Singapore. E se non vogliono pagare, non c’è che la fila ad attendere, dalla Russia a qualche altro emirato fino al Brasile che vuole rientrare. I Gran premi europei pagano meno, non per rispetto alla crisi economica dell’eurozona ma perché la loro tradizione è essa stessa un valore aggiunto per il gruppo di Ecclestone. Monza paga 7 milioni, ancora meno il Nurburging e addirittura zero Montecarlo. Il “Pil” della Formula Uno sarebbe, sulla base di calcoli prudenziali, non inferiore ai due miliardi di dollari, con una progressione inarrestabile e vertiginosa del 150% negli ultimi dieci anni (e del 30% nei soli ultimi due), in barba a qualsiasi crisi o recessione. Ma molto di più vale la stessa holding F1Group, di cui Ecclestone ha venduto il 47% al gruppo di private equityCvc nel 2006, tenendo una quota di minoranza e la gestione (e commettendo anche secondo le magistrature elvetica e britannica che stanno indagando una serie di irregolarità): la capitalizzazione oggi supera i 6 miliardi di dollari. La holding gestisce tutto il complesso giro d’affari del Circus e dichiara di redistribuire il 47,5% dei profitti alle scuderie con quote proporzionali ai risultati ottenuti in stagione. Le cifre più significative del livello di spese della Formula 1, entrano in ballo sui diritti televisivi: il giro d’affari annuo è superiore ai 500 milioni di dollari l’anno. L’ultima arrivata, l’italo- inglese Sky, ha pagato (dicono gli analisti perché nessuno vuole confermare ufficialmente) 50 milioni per un contratto pluriennale. E poi, le sponsorizzazioni e la pubblicità cartellonistica sui circuiti (anche in questo caso i soldi vanno in parte a Ecclestone e in parte ai team): piazzare il logo sull’alettone della macchina costa non meno di 25 milioni di dollari, altrettanto sulla fiancata e sul radiatore. Per dipingerlo sulle bocchette laterali d’aria, sui supporti dell’alettone stesso o sugli specchietti retrovisori ne “bastano” 5 a stagione, 3 milioni per piazzarlo sul frontalino, un milione nella parte bassa della fiancata, e via dicendo. Quanto ai poster in pista, le tariffe sono una giungla a seconda della collocazione ma non ce n’è mai una inferiore ai 50mila dollari. Tornando alle scritte sull’auto, le cifre cambiano quando lo sponsor è un partner tecnico del team. Nel caso di Vettel e della Red Bull c’è un pezzo d’Italia, la Geox di Mario Moretti Polegato, che ci racconta: «Quando volevamo estendere il principio della “scarpa che respira” dalla suola all’intera tomaia, abbiamo puntato sulla Formula 1. Lo sa quanto suda un pilota che guida in condizioni e temperatura estreme? Allora abbiamo chiamato Vettel e il suo sparring partner Webber. Sono venuti da noi a Montebelluna e hanno creato con il nostro team di ricerca la scarpa che indossano in gara, una versione commerciale della quale abbiamo poi lanciato con il nome Amphibiox ». Siete stati fortunati, visto che state spingendo sulla globalizzazione del marchio (è prevista l’apertura di mille negozi in Cina in cinque anni, ndr)? «Ah certo, è stata una fortuna sfacciata. Quando abbiamo cominciato a lavorare con Vettel aveva vinto un mondiale, è vero, ma chi avrebbe immaginato che non si sarebbe fermato più? E quale miglior vetrina di uno spettacolo che riunisce un’audience televisiva di un miliardo di spettatori?» I conti in tasca a Vettel è difficile farli perché ha pensato bene di trasferire la residenza, emulando proprio Schumacher, nella cittadina svizzera di Thurgovia, decisione peraltro che ha fatto infuriare le autorità tedesche (in Germania per violazioni al codice fiscale Btw sono finiti sotto processo in poco tempo l’ex presidente federale Christian Wulff e gli ex ministri della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg e dell’Educazione Annette Schavan). Ma gli infaticabili analisti di Formula Money, società di consulenza americana (per questo le quotazioni sono tutte in dollari) specializzata nelle economics dell’automobilismo, calcolano che abbia già superato Schumacher, che arrivò a guadagnare 60 milioni di dollari in un anno, e abbia distanziato gli assi del tennis Rafa Nadal, Roger Federer e la nuova star Novak Djokovic, gli sportivi che guadagnano complessivamente di più insieme col sempiterno golfista Tiger Woods e il pugile Floyd Mayweather, campione del mondo dei massimi. Vettel sarebbe sui 60-70 milioni di dollari, 45 milioni di euro. Non solo grazie alle sponsorizzazioni: similmente al caso Geox, la Infiniti, il marchio di lusso della Nissan, gli ha fatto un contratto come “direttore delle performance” che lui, tutt’altro che privo di capacità tecniche, ha preso molto sul serio. Ha collaborato, nel centro di ricerche Infiniti in Gran Bretagna, alla messa a punto del Suv FX “Vettel Edition”, di cui peraltro in Europa circolano poche decine di esemplari perché costa oltre 100 mila euro, e soprattutto ha lavorato con i tecnici della casa nipponica alla tenuta di strada, ai freni, allo sterzo, della berlina Q50, che ha segnato l’ingresso in Europa in grande stile del marchio, e ora sta preparando la Q30, un’altra berlina più piccola (di segmento C come la Mercedes A) che uscirà l’anno prossimo. Ogni volta, alla Geox come alla Infiniti, Vettel coglie l’occasione per girare degli spot televisivi, e in altri commercial ancora, dalla London Pepe Jeans allo shampoo americano Head & Shoulders, il campione è testimonial. E accresce il suo conto in banca.