Alessandra Carini, la Repubblica Affari & Finanza 4/11/2013, 4 novembre 2013
CASTEL RIGONE, IL PALLONE SECONDO CUCINELLI LA PARTITA È UN PIC-NIC E POI SI PULISCE TUTTO
In quest’autunno scintillante di colori, quel fazzoletto di erba verde arrampicato sulle colline che circondano il Lago Trasimeno sembra più un luogo deputato alla meditazione o il green di un resort di lusso che un impianto sportivo. Del resto è difficile, di questi tempi, immaginare un campo di calcio circondato non da barriere, ma da siepi di cipressino e aiuole, con eleganti tribune in legno e vetro, spogliatoi larghi e luminosi e una sala dove, alla fine della partite, in maniera cavalleresca, i presidenti delle squadre che si sono appena scontrate si incontrano e si sottopongono alle domande dei giornalisti mentre alla squadra ed anche ai tifosi avversari si offrono merende a base di crostate e frutta. Benvenuti a Castel Rigone, comune di Passignano sul Trasimeno, per la geografia piccolo centro di 400 anime piazzato sulle colline umbre, per la storia dello sport oggi la sede di una sorta di “Repubblica di Platone” del calcio. A costruire l’edificio ed anche lo spirito, il filosofo imprenditore, re mondiale del cashmere, Brunello Cucinelli che qui è nato sessantanni fa e che di questo luogo, “che ho negli occhi e nel cuore perché qui da piccolo mi cambiavo le scarpe per andare a scuola”, ha fatto il centro di una lezione di etica sportiva. Uno stadio senza barriere tra pubblico e calciatori, dove i giocatori non si insultano, non simulano, non si strappano le vesti ai gol, pena l’esclusione dalla squadra. Dove gli arbitri si rispettano, e a loro volta rispettano i giocatori (ne sa qualcosa
l’arbitro che non avendo bussato alle porte dello spogliatoio è stato oggetto di una lettera di ripresa indirizzata alla Lega). E anche gli allenatori non sono primedonne, ma membri di un team in cui ognuno ha il suo compito e i suoi doveri, anche qui, pena la rimozione dall’incarico come è avvenuto all’allenatore Federico Giunti, ex calciatore del Milan che pure aveva inanellato una serie di successi. Insomma un luogo e uno sport “dove si gioca e si rispettano le regole sotto il profilo etico e morale, si dà peso alla dignità e al lavoro di tutti”, dice Cucinelli. Nello stadio dedicato a San Bartolomeo, protettore del paese, gioca quest’anno la squadra del più piccolo comune d’Italia ad avere un team di calcio in quella che una volta era la C2. Tirata su dallo stesso Cucinelli che ne rilevò le sorti nel lontano 1998, dopo 15 anni, il Castel Rigone è arrivato a raggiungere la meta della Lega Pro. Ed è proprio la Lega ed anche le altre istituzioni, a partire dalla Prefettura, ad avere concesso importanti deroghe, in nome di un esperimento che spera detti legge al resto del devastato mondo del calcio. Prima quella dello stadio - 800 posti 300 per i tifosi di casa e 500 per gli ospiti - così aperto che fa sembrare l’impianto il centro di un giardino, più che un luogo dove ci si deve difendere a mano armata dagli assalti. Poi il giorno previsto per gli incontri in casa: il sabato anziché la domenica “perché la domenica si sta con la famiglia”, dice Cucinelli, inflessibile tutore delle regole che ha imposto, a giocatori, avversari, spettatori e perfino ai genitori di coloro che giocano, in nome del ritorno ai valori d’origine dello sport, ma anche di vita. Già, perché la squadra di Castel Rigone vuole essere un esempio non solo per chi sta in campo: se i genitori si scatenano sugli spalti contro le decisioni arbitrali e in difesa dei figli, sono questi a farne le spese con l’esclusione dalla squadra. Non sono poche le volte che il team della squadra si è fatto carico di problemi di famiglia dei suoi giovani giocatori o l’azienda ad averli “promossi” nel suo team. Sempre in nome dell’etica e non della vittoria a tutti i costi: “Si può sbagliare un gol, ma sul piano della morale e del rispetto delle regole non ammetto errori”, dice Cucinelli. E la ricetta pare funzionare: allo stadio vanno a divertirsi le famiglie e i bambini, le ammonizioni sono nulle, i giocatori delle squadre avversarie tirano a lucido gli spogliatoi dopo partita, anche se com’è avvenuto di recente hanno perso con un sonoro 4-1. Una favola? “Certo siamo piccoli ma io credo che i semi germoglino e credo che così funzioni anche per il resto del Paese”, dice ancora Cucinelli che almeno due volte alla settimana infila scarpette e tuta e va a giocare con i suoi dirigenti in campo. Se non credete potete andare a vedere: niente biglietti omaggio, ma in vendita, a 5 euro, alla Bottega del Pane e del Vino del paese, (oltre che al botteghino e online). Dopo la partita spesso è prevista per i “tifosi” avversari anche una merenda. Lo stadio del Castel Rigone, siepi, fiori, tribune in legno e vetro e una sala dove, a fine partita si fa merenda assieme.