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 2013  novembre 04 Lunedì calendario

I 1.500 CAPOLAVORI NASCOSTI IN CASA: È IL TESORO NAZISTA


BERLINO — Era un fantasma, che nascondeva nel suo angusto appartamento di Monaco oltre 1.500 opere d’arte di grandi maestri — da Picasso a Matisse, da Chagall a Renoir — strappate negli anni terribili del nazismo ad ebrei in fuga che le vendevano in cambio di una speranza. Un vero tesoro, che può valere un miliardo di euro, era nascosto tra scatole arrugginite di fagioli e frutta sciroppata, accatastato alla rinfusa come fogli ingialliti di giornale. A questa sinistra collezione, scoperta per caso, mancano soltanto quei pochi dipinti ceduti ogni tanto, in un mondo che non ha voluto vedere, per gonfiare un libretto di risparmio quasi inutilizzato. Una storia personale di follia, simbolo di una tragedia collettiva.
Cornelius Gurlitt è il nome di questo misterioso ottantenne il cui profilo era sconosciuto perfino alla efficiente e occhiuta burocrazia tedesca. Niente pensione, nessuna assicurazione sulle malattie. Solo alcune stanze polverose a Schwabing, il quartiere degli intellettuali e degli studenti, dove un tempo vivevano anche molte delle vittime di questo thriller con molti colpevoli. Suo padre, Hildebrand, era uno studioso molto rispettato nella Germania degli anni Trenta e Quaranta, un uomo in grado di mettere le mani sui capolavori di un’arte che Adolf Hitler considerava «degenerata» o di acquistarli a prezzi stracciati da chi era costretto a disfarsene. Tra questi, anche un Matisse appartenuto al collezionista ebreo Paul Rosenberg, fuggito dalla Parigi occupata, che la nipote Anne Sinclair ha cercato per decenni di rintracciare insieme a tante altre opere rubate dai nazisti. Secondo il settimanale Focus , che ha raccontato la vicenda, nemmeno la moglie dell’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, il discusso ex ministro socialista francese Dominique Strauss-Kahn, sapeva niente del Matisse trovato a casa Gurlitt. Era lì, invece, a Monaco.
La storia dei quadri messi insieme dal vecchio Hildebrand — ci sono anche opere di Emil Nolde, Franz Marc, Max Beckmann, Max Liebermann, Oskar Kokoschka, Paul Klee — sembrava essersi conclusa durante i bombardamenti alleati che rasero al suolo Dresda. Lo studioso tedesco sostenne che erano andati tutti perduti, nella villa di Kaitzerstrasse, tra le macerie della città sassone. Gli diedero ascolto. Forse riuscì a far credere di essere anch’egli un perseguitato, e potè continuare il suo lavoro di mercante d’arte fino alla morte, avvenuta nel 1956. Poi non successe niente o quasi niente, come ha scritto il quotidiano britannico Daily Mail , per molti decenni. Ma la fortuna volle che un anziano signore, tremante ed emozionato, venne fermato nel settembre 2010 per un normale controllo su un treno diretto in Svizzera. Era Cornelius, con in tasca alcune buste spiegazzate, una delle quali conteneva 9 mila euro in contanti.
«Il solito tedesco che porta denaro nella confederazione elvetica», pensarono gli agenti. Insospettiti dal fatto che l’uomo non avesse documenti fiscali o della previdenza sociale, e che non risultasse aver mai avuto un impiego, decisero di ordinare una perquisizione nell’appartamento di Monaco. «Era come se questo individuo non fosse mai esistito», ha dichiarato un portavoce della polizia. Si aspettavano di scoprire qualche irregolarità finanziaria, non certo una incredibile collezione d’arte segreta. Nella confusione, anche un libretto di risparmio con circa 500 mila euro, frutto di alcune vendite. Per oltre tre anni, le autorità incaricate del caso sono riuscite a non fare trapelare niente. Gli esperti sono al lavoro da tempo, in un’ala di massima sicurezza del deposito della dogana di Garching, nei pressi di Monaco, per compiere perizie sulle opere d’arte e cercare di risalire agli eredi dei legittimi proprietari. Sarà una ricerca difficile, che non sempre è destinata a concludersi positivamente, nonostante l’impegno delle tante istituzioni che vi si dedicano. In ogni caso, il mondo ha ritrovato un patrimonio che era rimasto assurdamente nascosto. E non deve smettere di riflettere su un passato che non è poi così lontano.