
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La parola “leaks” significa in inglese, tra le altre cose, “soffiata”, e il sito WikiLeaks è quindi la “Wikipedia delle Soffiate”. Domenica scorsa Wikileaks ha messo in rete 92 mila documenti segreti, sottratti al Pentagono, da cui si evince che: il Pakistan, ufficialmente alleato degli Stati Uniti (da cui incassa ogni anno più di un miliardo di dollari) tiene poi bordone ai talebani, fatto che si era sempre sospettato, ma che le carte “classified” (segrete) dei militari americani confermano; i raid Usa hanno ammazzato molti più civili di quanti si voglia far credere; i droni, cioè gli aerei senza pilota, sempre esaltati quando colpiscono con precisione questo o quel capo di al Qaeda, hanno fatti cilecca un mucchio di volte, scontrandosi fra loro o fracassandosi al suolo e imponendo ai militari operazioni rischiosissime per recuperare i rottami e impedire ai talebani di capirne la tecnologia…
• Come hanno fatto, quelli di questo sito, a entrare in possesso di roba simile?
Sono degli hacker. Hanno passato il materiale anche al New York Times (Usa), al Guardian (Gran Bretagna) e allo Spiegel (Germania) che lo hanno pubblicato nello stesso giorno in cui quelli di Wiki lo mettevano in rete. Quello che impressiona di più è il tono generale di questi documenti, redatti – ricordiamolo – dagli stessi agenti americani: beh, hanno tutti l’aria di considerare la guerra in Afghanistan perduta. L’altro giorno però altri dati hanno mostrato che le spese americane in Iraq e in Afghanistan non rappresentano che l’1,6% del Pil. Anche se l’impegno finanziario complessivo della Casa Bianca nelle guerre pare spaventosamente alto – mille e 21 miliardi di dollari in dieci anni – nello stesso periodo di tempo negli Stati Uniti s’è speso molto di più in fast food, cheeseburger, frappè e patatine. Questa essendo la situazione, è possibile che al pubblico le rivelazioni di WikiLeaks facciano poca impressione.
• La Casa Bianca che ha detto?
All’apparenza sono molto arrabbiati. L’ufficio del Presidente ha «fortemente condannato» la fuga di notizie. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Jim Jones, sostiene che le rivelazioni di WikiLeaks «mettono a repentaglio le vite degli americani e dei nostri alleati, e rappresentano una minaccia per la nostra sicurezza nazionale». Quelli di WikiLeaks smentiscono. E del resto, il New York Times ha pubblicato, quindi il più importante giornale del Paese non ha ritenuto di mettere in pericolo alcunché.
• Quanti civili risultano uccisi in base a queste rivelazioni?
195. I feriti sono 174. Gli incidenti rivelati dai 92 mila documenti sono 144. È tremendo dirlo, ma statisticamente non sono numeri così alti. I soldati americani morti in Afghanistan sono più di cinquemila. A quel numero di civili si poteva arrivare anche per elaborazione statistica. È vero che neanche un civile dovrebbe morire per una ragione come questa. Ma… Molti dei 195 morti non sono rimasti vittime di raid aerei ma sono il frutto di sparatorie contro automobilisti che magari non s’erano fermati ai posti di blocco.
• E il Pakistan?
Al tempo di Musharraf era chiaro che i servizi segreti pakistani aiutavano i talebani e che il governo era costretto a fare il doppio gioco. I talebani hanno notevolmente infiltrato la struttura militare e specialmente quella delle spie. Adesso forse la situazione è diversa, e il governo del nuovo presidente Ali Zardari (vedovo di Benazir Bhutto) ha effettivamente condotto una forte offensiva contro l’enclave talebana delle province di confine. Hussan Haqqani, ambasciatore pakistano a Washington, ha dichiarato che i 92 mila documenti, nella parte che riguarda il suo paese, sono contrari «alla realtà attuale sul terreno» e riflettono «nient’altro che i commenti e le voci diffuse da una sola fonte». Secondo lui «forze armate e servizi pakistani stanno seguendo una strategia chiara per combattere ed isolare i terroristi».
• Ma alla fine questi di Wikileak chi sono?
Il fondatore è un australiano di 39 anni che si chiama Julian Assange. Ha presentato il suo mega-scoop a Londra con una conferenza stampa in cui ha detto che da quelle carte «potrebbero» emergere crimini di guerra. Siccome gli americani lo cercano, cambia casa di continuo. Una ventina di anni fa faceva l’hacker per gli International Subversives, beccò parecchie multe salate e si fece anche un po’ di galera. Quattro anni fa è entrato nel direttivo di WikiLeaks. È un antiamericano convinto: «La Cina è forse più totalitaria. Ma gli Stati Uniti hanno interferito militarmente in altri paesi. Hanno un budget di intelligence militare più grande di quello di tutto il resto del mondo, 700 basi all’estero, nel contesto di due guerre molto controverse». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/7/2010]
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