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 2010  luglio 27 Martedì calendario

P3, ECCO L´INGERENZA SULLA CONSULTA"

«Il gruppo ha operato in un complesso intreccio di interessi condivisi, minacce, benefici procurati o promessi, il quale generava un potere di fatto, che consentiva ai membri di proporsi quali efficaci elementi di pressione e di intervento presso i più diversi organi dello Stato».

«L´organizzazione era ed è in grado di interferire, spesso determinandole, su scelte di organi costituzionali e della pubblica amministrazione». Il presidente del tribunale del Riesame, Guglielmo Muntoni, guarda alla P3 come a un organismo vivo, ancora capace di agire. Non inerte. Nelle 65 pagine con cui motiva il carcere per l´imprenditore Flavio Carboni e per l´uomo che "sussurrava ai giudici", Pasquale Lombardi, spiega che entrambi - con Arcangelo Martino - sono i capi di una società segreta, in realtà ben più ampia, capace di insinuarsi quasi ovunque. «Lombardi - scrive il presidente Muntoni - era riuscito ad ottenere l´assicurazione sul voto, nel senso voluto dai sodali, di sette dei quindici giudici» della Consulta per influenzarli sul Lodo Alfano. Le cose, è noto, non andarono come la P3 avrebbe sperato. Ma il magistrato sottolinea: «Resta il fatto che tale ingerenza ci fu, che essa venne esercitata su almeno sei giudici costituzionali, che anticiparono ad un soggetto come il Lombardi la loro decisione».
Lodo Alfano
L´operazione fu seguita con la massima attenzione da Carboni e venne programmata nella riunione del 23 settembre 2009, nella casa romana di Denis Verdini, coordinatore del Pdl. C´erano il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, il senatore Marcello Dell´Utri, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller. Fino al giorno in cui la Corte Costituzionale decise sul Lodo Alfano, 7 ottobre, fu un susseguirsi di telefonate, di pressioni. L´obiettivo era «avere i numeri».
Il 23 settembre Lombardi chiama il giudice Martone: «Io farei una ricognizione, i favorevoli e i contrari. Poi vediamo ....di raggiungere i contrari». Il 25 settembre Carboni al telefono con Martino: «Denis, Marcellus, io, tu e lui aspettiamo numeri». Il presidente Muntoni scrive che a Carboni era stata data un´indicazione scritta su un bigliettino, sul voto favorevole di otto giudici, dunque la maggioranza. Dopo la decisione della Consulta, l´imprenditore sardo è palesemente irritato al telefono. «Gli interlocutori - spiega il giudice - potevano mettere in dubbio la serietà e l´effettiva capacità di ingerenza del gruppo segreto».
Il biglietto
Carboni nega di aver ricevuto un bigliettino con l´indicazione di voto dei giudici costituzionali. Ma quando il pm riferisce che Lombardi ha ammesso, l´imprenditore sardo dice: «Era solo un pronostico». Nell´interrogatorio di garanzia, Lombardi ha confessato di aver esercitato pressioni sulla Consulta «per acquisire meriti con Berlusconi».
Loggia non lobby
Il tribunale afferma che «nelle vicende in esame può tranquillamente escludersi che gli associati si limitassero ad esercitare pressione lobbistica». A parte il carattere «segreto dell´associazione, essi non rappresentavano alcun interesse legittimo ma intendevano solo ottenere risultati utili per fini illeciti».
Verdini, Dell´Utri e gli altri
La società segreta «vede un numero di associati che va ben oltre i tre dirigenti del sodalizio, destinatari del provvedimento impugnato». La P3 «risulta essere nota a pochissimi soggetti che le garantivano appoggio politico, come l´onorevole Densi Verdini, coordinatore del Pdl, o che ad essa si rivolgevano per chiederne l´intervento o aiutarla a portare a termine le operazioni programmate, come nel caso dell´onorevole dell´Utri».
Il Csm e gli alti magistrati
Note le pressioni sul Csm per le nomine dei giudici amici, come Marra a Milano. «Dovrà valutarsi - scrive il presidente Muntoni - il rapporto della associazione criminale con quegli alti magistrati e politici che non si siano limitati ad un singolo intervento e soprattutto di quelli a cui il sodalizio fa riferimento». Verdini e Dell´Utri, appunto. Ma in altri passi dell´ordinanza il magistrato si sofferma sulle posizioni di Cosentino e Caliendo, quest´ultimo «informato ripetutamente» dell´esclusione della lista Formigoni alle regionali, della necessità di inviare un´ispezione al tribunale di Milano.
Formigoni
Il presidente Muntoni sottolinea anche gli interventi del governatore della Lombardia, che voleva gli ispettori in tribunale. In una telefonata, Formigoni parla del Guardasigilli Alfano: «Mi sono arrabbiato, lui si era impegnato».
Olio d´oliva in Cassazione
Lombardi confessa di «avere portato dell´olio d´oliva all´ex presidente della Cassazione Carbone». C´è il ricorso di Cosentino contro la richiesta di arresto.
Il segreto
Al telefono Flavio Carboni spiega il segreto del successo. «Io ho un mio allenamento, ho una scelta del silenzio e della dimenticanza. Dimentico tutto».
Il giudice ha confermato il carcere a tutela «dell´affidabilità di istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, di importanti uffici giudiziari». «Concreto e allarmante il rischio di reiterazione del reato».