Salvatore Carrubba, Il Sole-24 Ore 27/7/2010;, 27 luglio 2010
L’ORA DEI PROBIVIRI
Fa specie che un partito che rappresenta il 40% degli italiani che votano non abbia avuto, per più di 15 mesi, nemmeno un caso in cui vi fosse la necessità di riunire il collegio dei probiviri. Sovviene l’etimo della parola probiviri, ovvero uomini onesti. Ci voleva l’on. Granata per ricordare l’esistenza di un complesso di regole deontologiche di cui può essere invocata dagli iscritti l’applicazione nei confronti di altri iscritti. Non sappiamo se Granata e soci siano onesti: tuttavia dobbiamo ammettere, alla luce delle richieste che fanno, che tali appaiono. Altrettanto non si può dire dei loro contraddittori, per cui nessuno invoca il collegio dei probiviri, un organo di cui ignoravano l’esistenza, probabilmente non meno che dei principi che deve applicare .
Giuseppe Barbanti
Mestre •
L’idea di risolvere nelle sedi disciplinari i dissidi politici è sempre un segno di debolezza. E la patente del perseguitato è sempre a doppio taglio. Lo dico a ragion veduta: nella mia remota gioventù, infatti, anch’io ebbi a esperienza di probiviri in un partito democratico e vivacissimo, quello liberale; anche allora, il ricorso ai giudici interni per reprimere il dissenso non riuscì a puntellare la declinante leadership malagodiana, ma anzi ne precipitò il ricambio. In effetti, in un partito i probiviri dovrebbero sorvegliare, più che l’ortodossia, l’ortoprassi,ossia non il conformismo delle idee ma la correttezza dei comportamenti. Si può obiettare che certe recenti dichiarazioni possono essere state lette come un attacco all’onorabilità di sodali e compagni ( absit iniuria verbis ) ma resta l’impressione che,in mancanza di un feroce dibattito politico interno (a differenza appunto di quanto avveniva una volta), nei partiti ormai si rafforzi la tentazione di derubricare la divergenza di opinioni a mera questione disciplinare. Col risultato paradossale di dare autorevolezza a idee, come alcune espresse in questi giorni, discutibili e controvertibili. Non sorprendiamoci poi della classe politica che emerge.