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 2010  luglio 27 Martedì calendario

Il pomeriggio dell’11 dicembre l’anarchico Pietro Valpreda, ballerino, andò a chiedere lavoro a Carla Fracci, impegnata negli studi di via Teulada a Roma per registrare lo spettacolo natalizio La notte della speranza

Il pomeriggio dell’11 dicembre l’anarchico Pietro Valpreda, ballerino, andò a chiedere lavoro a Carla Fracci, impegnata negli studi di via Teulada a Roma per registrare lo spettacolo natalizio La notte della speranza. La Fracci gli rispose: «Pietro, che peccato che ti presenti solo ora: ormai siamo alle fasi conclusive». Il 12 dicembre a Milano esplose la bomba a piazza Fontana, nella Banca Nazionale dell’Agricoltura. Pochi giorni dopo Valpreda fu arrestato per concorso nella strage. Racconta la Fracci: «Ma com’era possibile? Un uomo che nemmeno 24 ore prima stava quasi per entrare a far parte in uno show televisivo a Roma, veniva accusato di essere stato l’esecutore di quell’orrendo fatto a Milano. Avevo voglia di dire a qualcuno del nostro incontro». Telefonò al cronista del Corriere della Sera, Giorgio Zicari, che dopo vari colloqui le consigliò: «Per la sua reputazione una dichiarazione del genere può essere rischiosa. E poi avete un bambino piccolo... dovete stare attenti. Meglio non entrare in questa vicenda». Beppe Menegatti, marito della Fracci: «A quel punto decidemmo di non parlare con nessun altro di quell’incontro. Una scelta che si tramutò ben presto in grande rimorso». Un po’ di anni dopo, Menegatti testimoniò in favore di Valpreda al processo di Catanzaro. Dopo l’assoluzione definitiva, i due incontrarono più volte Valpreda che ormai vendeva libri e aveva aperto un bar a Milano. «Ma furono sempre incontri generici, lui non tirò mai in ballo quell’episodio, né noi ci sentimmo di fare ammenda del nostro comportamento. Ma noi quel giorno avremmo dovuto rivelare un semplice incontro, spendere una parola a favore di un accusato, insomma fare il nostro dovere di cittadini. E invece prevalse la paura, la voglia di quieto vivere».