DOMENICO QUIRICO, La Stampa 27/7/2010, pagina 17, 27 luglio 2010
IL MARTIRE LAICO CHE VOLEVA SALVARE I TUAREG
C’ è una santità che ci inquieta: perché laica, terrena, quotidiana, che rifiuta puntigliosamente la trascendenza e l’Aldilà, respinge i mediocri, disgusta i tiepidi. È quella di Michel Germaneau, ingegnere in pensione, appassionato di carità e di deserto, assassinato nel Sahel domenica sera da Al Qaeda ma in realtà dall’alleanza di due Potenze invincibili, il fanatismo e la Ragion di Stato. Un ostaggio dimenticato, sì: fino a quando è morto.
In un mondo dove aiutare i dannati della terra è diventato un affare, questo eroe del nostro tempo era solo: con i suoi settantotto anni, l’aria da san Francesco svagato, il suo mal di cuore, le sue pastiglie che doveva portare sempre con sè, il «budget» fatto con la pensione e i pochi fondi di due minuscole associazioni, «Enmilal» e «Tanemert». Sono parole tamasheq, la lingua dei tuareg, vogliono dire «aiutarsi» e «grazie». Già; Germaneau non sarebbe morto se un giorno non avesse scoperto gli uomini blu. Dicono che sono dei raminghi, della gente senza terra. Non è vero: la terra ce l’hanno da centinaia di anni, una casa senza porte e senza mura, senza confini, fatta di migliaia di chilometri di dune e di rocce infuocate, una terra senza vita che finisce dove inizia quella che noi chiamiamo civiltà.
Germaneau si era innamorato della loro sofferenza di nomadi in un mondo che ha tracciato le frontiere come sciabolate. Si era innamorato della loro casa, il Sahara lunare, solcato da segni misteriosi, dove si dà la caccia all’assoluto attraverso il sensibile. Assomigliava a un altro francese sepolto su una montagna non lontana, il Père de Foucauld, che si innamorò dei tuareg e fu ucciso anche lui da fanatici. Nelle foto Germaneau cammina sulle dune, una piccola macchina fotografica in mano, alla ricerca di quei segni misteriosi che compaiono sulla sabbia e che subito spariscono.
Il suo segno nel deserto era una scuola costruita a In-Abamgharet vicino a Agadez, nel nord del Niger, un posto dove le Ong non vanno: è pericoloso. L’aveva progettata, costruita, scelto i materiali, installato un pannello solare sul tetto. «Era il nostro consigliere tecnico, l’unico» si schernisce Yvonne Montico la presidente di Enmilal. Ci vivono 22 bambini tra i 5 e i 10 anni. Lì lo ha rapito Al Qaeda.
C’è un’altra foto di Germaneau: quella tratta dal video spedito dai suoi carcerieri a giugno. Indossa una tunica gialla, un turbante, ci guarda fisso senza paura. Dietro di lui su una roccia un messaggio diceva: «Liberate Michel, un cittadino francese senza famiglia a parte voi». Mentivano i rapitori, per ricattarci: è vero, anagraficamente Germaneau era solo, la madre e il fratello erano morti da poco, poteva scegliere una tranquilla pensione a Marcoussis, le bocce, le passeggiate. Ma la sua nuova famiglia erano i tuareg.
Sappiamo il nome dell’uomo che lo ha ucciso, Abou Zeid, «l’emiro dal pizzetto», piccolo rachitico e brutale. Anche lui, come la sua vittima, ha una fede energica: ma la sua è fanatica, crede che tutti, i cristiani ma anche i musulmani di Francia, non siano che degli empi. Il suo amore passa attraverso la morte, è entrato nella Notte. Gli hanno affidato il compito di portare il fuoco nel deserto: l’ha fatto. È ricco, controlla il transito della droga attraverso il Sahara, ha fuoristrada, armi, basi. Non ha tempo di avere pietà per un vecchio francese. Zeid è l’assassino, punto e basta. Ma non dimentichiamo che nella sua morte ha avuto un ruolo anche qualcosa che è tra noi: la Ragion di Stato. E questa è nostra, razionale, altrettanto spietata. Non era, forse, un ostaggio «importante», questo pensionato un po’ matto e imprudente, non c’erano per lui striscioni sulle facciate dei municipi francesi, la sua faccia non riempiva i giornali come Ingrid Betancourt, nessuno ha firmato manifesti. Per uno così si poteva anche tentare l’azzardo di una operazione militare: «un dovere» ha detto Sarkozy. Anche senza informazioni precise, nel vuoto? In caso di successo poteva diventare utile, il vecchio Germaneau: la linea dura, la Francia non cede ai ricatti eccetera eccetera. Hanno provato. È morto.