
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Viviamo tempi così complicati che due notizie apparentemente ottime sono invece foriere di tragedia.
• Le notizie ottime sarebbero?
Che il denaro in questa parte del mondo non costa niente, e dunque si può, in teoria, indebitarsi per investire e investire per produrre praticamente a costo zero. E, seconda notizia, l’energia costa molto meno di una volta, il petrolio oscilla tra i 50 e i 60 dollari al barile e si pronostica che andrà ancora più giù, con effetti straordinariamente benefici, ad esempio, per la nostra bolletta energetica, meno 11 miliardi sul previsto nel 2014 e almeno 6 miliardi in meno da spendere nel 2015, tutti soldi che Renzi si ritrova in tasca e con i quali potrà fare delle ottime figure. Detto questo, almeno al momento, le due notizie annunciano invece tempi assai grami.
• Ma perché?
Il denaro a costo zero non significa che ci stiamo lanciando per investire e produrre, ma semplicemente che i soldi, in questo momento, non li vuole nessuno. Gli svizzeri hanno introdotto i tassi negativi, se lei cioè deposita in banca cento lire presto se ne ritroverà 99. E le banche non bevono l’acqua che la Bce gli offre, cioè prendono appena la metà delle somme che Francoforte mette a disposizione e poi, con i soldi, comprano Bot o Bund, cioè, in pratica, altro denaro, altra carta. Quanto al crollo del prezzo del petrolio esso annuncia un’epoca di cambiamenti profondi, che potrebbero provocare crisi internazionali gravissime con contraccolpi inimmaginabili sull’assetto del pianeta. Inutile illudersi che l’Italia resterebbe fuori da questi sconquassi, perché il mondo è globale, e un battito di farfalle in Indonesia può provocare una tempesta a New York. Figuriamoci se le farfalle battono le loro ali in Russia.
• Che c’entra la Russia?
Gliela faccio breve. Gli americani, col nuovo metodo detto “fracking”, spaccano le rocce e ricavano petrolio persino dalle sabbie. Non comprano più greggio, ma esportano. Siccome grazie a loro c’è abbondanza di petrolio, e la domanda è anche in flessione per via della minor forza cinese, il prezzo di questa fonte primaria d’energia è in forte calo e sta ormai tra i 50 e i 60 dollari al barile. Un ribasso che si prevede lungo e forse addirittura più forte: 50 dollari? 40 dollari? Non lo sa nessuno. La Russia viaggia alla grande col petrolio a 115 e sotto i 115 comincia a soffrire. A 50/60 è in piena crisi e infatti il rublo è a sua volta precipitato e la banchiera centrale di Putin, Elvira Nabiullina, ha portato i tassi d’interesse dal 10 al 17,5% cento, un livello a cui gli investimenti sono impossibili e gli scaffali si svuotano. A metà settimana è circolata la notizia che Gazprom – fino a ieri una specie di azienda-Dio – stava licenziando centomila (almeno) dei suoi 459 mila dipendenti. Poi è arrivata la notizia, ma è grave che la cosa sia stata ritenuta possibile.
• Perché gli scaffali si svuotano?
I russi – ma anche i finlandesi e i bielorussi – hanno passato le ultime cento ore a svuotare il portafoglio e saccheggiare con gli ultimi soldi buoni i negozi. Sono stati spazzati via Suv, iPhone, ville affacciate sugli Urali, gioielli. Tutti beni i cui prezzi erano ancora quelli di prima. Apple però ha abbassato le saracinesche: venderà i suoi prodotti quando i prezzi si saranno allineati ai nuovi tassi d’interesse. E come Apple si sono comportati anche altri. Tra qualche giorno nelle vetrine ci sarà molta meno merce di prima e più cara di almeno un 20/25%. Il segno tangibile dei tempi è stato rivelato dall’acquisto massiccio di quattro prodotti-crisi: farina, grano saraceno, fiammiferi, sapone. Pare quasi che siano tornati i tempi di Eltsin o addirittura dell’Unione Sovietica.
• Questo può avere conseguenze politiche?
Può averle. Putin è salito al potere al culmine di un’altra crisi economica (quella volta innestata da un debito insostenibile), ha governato con un consenso bulgaro perché il petrolio – che rappresenta il 75 per cento di tutte le esportazioni – ha permesso di alzare il benessere generale. L’altro giorno, parlando in televisione nella solita conferenza stampa di tre ore trasmessa in diretta dalla tv, Putin ha accusato l’America di aver ordito un complotto per metterlo all’angolo e l’Europa di tenergli bordone. In realtà il Congresso ha approvato altre sanzioni e Obama ha deciso per ora di non applicarle, per non aggravare la situazione. Putin ha intensificato le telefonate a Merkel, Cameron, Hollande e Poroshenko. In questo contesto deve almeno mollare l’Ucraina e riappacificarsi con l’Occidente. Ma non può e non vuole perdere la faccia. Questo è il vero pericolo.
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