Giovanni Stringa, Corriere della Sera 20/12/2014, 20 dicembre 2014
IL SUPERFRANCO RIPORTA LA SVIZZERA AGLI ANNI SETTANTA
L’ultimo «ritorno agli anni Settanta» non è una questione di moda né di politica. Niente borse a fiori, niente piazze in agitazione, questa volta. Piuttosto, tanta finanza. E tanta Svizzera. Perché l’ultima decisione della banca centrale elvetica – portare sotto zero i tassi d’interesse – ricorda qualcosa che nella cassaforte svizzera era già successo una quarantina di anni fa.
Allora Berna aveva introdotto i tassi negativi sui depositi degli stranieri, che in grandi quantità affidavano i propri averi ai blindatissimi caveau delle banche elvetiche. Oggi, passata la paura del comunismo e finiti i giorni d’oro del segreto bancario, la Svizzera continua a calamitare soldi.
Il Paese simbolo della sicurezza ha guadagnato nuovi consensi crisi dopo crisi, dalla tempesta euro mediterranea al terremoto sul rublo. E il franco svizzero ha continuato a rafforzarsi, fino a restare schiacciato per mesi e mesi sulla soglia di 1,20 sull’euro, difesa a spada tratta dalla banca centrale elvetica per evitare una valuta troppo forte ed esportazioni in difficoltà.
Oggi a scendere sotto zero sono i tassi sui depositi delle banche presso l’Authority di Berna e Zurigo (doppia sede, una nella capitale politica e l’altra in quella economica). La situazione è quindi un po’ diversa da quarant’anni fa. Ma i risultati sono simili. Allora la misura non ebbe particolari effetti. Oggi, per ora, pure. Perché il franco svizzero, dopo qualche sussulto di (pur lieve) svalutazione nelle ore dopo l’annuncio dei tassi negativi, è ora tornato a veleggiare verso quota 1,20. Non in modo così netto come nelle settimane scorse, quando il cambio eur-chf era a quota 1,2005 (quindi a un passo dal rompere gli argini), ma quasi: ieri sera per comprare un euro bastavano 1,203 franchi. Insomma, l’annuncio dei tassi negativi finora ha portato a casa ben poco, quantomeno sul fronte delle pure quotazioni.
Resta il fatto che il fenomeno dei tassi negativi non è solo una questione elvetica. Altri istituti privati e banche centrali vi hanno fatto ricorso, dalla piccola Deutsche Skatbank fino alla Bce di Francoforte. A proposito di Banca centrale europea, gli operatori della finanza continentale hanno fatto notare ieri una coincidenza che unisce Eurozona e Svizzera: i tassi negativi della Confederazione partiranno il 22 gennaio, lo stesso giorno in cui i vertici Bce si incontreranno, probabilmente per decidere se dare il via o no a un’altra consistente misura di allentamento monetario, l’acquisto di titoli di Stato.
Ultima novità all’orizzonte, il primo luglio 2015, quando la responsabilità del muro a 1,20 nel cambio franco-euro andrà alla prima donna a entrare nel consiglio della banca centrale svizzera: Andrea Maechler, in arrivo dal Fondo monetario internazionale per guidare uno dei tre dipartimenti dell’Authority elvetica. Il suo capo è quindi ad oggi Christine Lagarde, grande sostenitrice di politiche monetarie espansive.