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 2014  dicembre 20 Sabato calendario

UN ANNO DA DRAGHI

Non c’è proprio partita, almeno per quanto riguarda il 2014. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è senza alcun dubbio il personaggio più rappresentativo degli ultimi 12 mesi per quanto riguarda l’economia e la finanza. Così emerge dal sondaggio condotto da MilanoFinanza tra alcuni dei principali esponenti della comunità finanziaria e dell’industria italiana (62 tra banchieri d’affari, consulenti, imprenditori e manager) e tra le società di gestione del risparmio di Piazza Affari e i money manager internazionali (36 i gestori interpellati).
L’ex governatore della Banca d’Italia, che dal 1° novembre del 2011 siede sulla poltrona più importante dell’Eurotower e governa i destini della moneta unica europea, emerge non solo come il personaggio italiano che più si è distinto sotto il profilo economico-finanziario nell’anno che sta per concludersi, ma è stato votato come l’uomo dell’anno anche a livello internazionale. Le azioni intraprese dal numero uno della Bce nel corso degli ultimi 12 mesi, dalla riduzione dei tassi fino allo 0,05% alla storica decisione di portare il tasso sui depositi al -0,20%, dall’avvio della T-Ltro da 200 miliardi all’acquisto di abs e covered bond delle banche, pur nell’ambito di un’accesa dialettica con i membri del board della Banca centrale europea, come il tedesco Jens Weidmann (e la sua cancelliera, Angela Merkel), più scettici rispetto alle politiche espansive portate avanti da Draghi, hanno contribuito a fare di quest’ultimo il personaggio più apprezzato del 2014 in Italia e sulla scena internazionale. Su questo punto c’è stata ampia condivisione tra gli operatori della finanza d’impresa, del mondo bancario e dell’industria e i grandi money manager. Il numero uno dell’Eurotower è stato indicato come la personalità italiana più influente nel 2014 da quasi il 65% dei banchieri, dei consulenti e degli imprenditori interpellati. Una percentuale che sale al 70% nella rilevazione effettuata tra i gestori. Ma ora Draghi è chiamato alla mossa decisiva, al pugno da ko in grado di scacciare l’incubo della deflazione e di rilanciare l’economia europea dopo una serie di colpi d’assaggio e di promesse che sono comunque serviti a tenere lontani gli avversari di Eurolandia.
Ampia condivisione anche su quelle che sono le altre personalità italiane più rappresentative del 2014: il ceo di Fiat-Chrysler Automobiles (Fca ), Sergio Marchionne, votato dal 17,74% degli operatori finanziari e industriali e dal 19,44% dei gestori, e il presidente del consiglio, Matteo Renzi, al terzo posto in entrambe le rilevazioni, ma pronto a contendere proprio a Draghi il titolo di uomo dell’anno 2015. Il segretario del Partito democratico, insediatosi a Palazzo Chigi nel febbraio di quest’anno e trionfatore nelle elezioni europee dello scorso maggio, conserva ancora un importante credito nel mondo della finanza che conta. Circa il 26% dei banchieri d’affari, dei professionisti e degli imprenditori ritiene infatti che il 2015 possa rappresentare la grande occasione per l’ex sindaco di Firenze di tradurre in atti concreti quella grande promessa di cambiamento del Paese, a cui in molti, anche nel mondo della finanza, dell’impresa e delle professioni, hanno creduto.
Ma Renzi, seppur in testa al sondaggio di Milano Finanza, non è l’unica personalità candidata al ruolo di uomo dell’anno 2015. Dopo il presidente del consiglio le figure che hanno raccolto più consensi sono stati ancora Draghi (19,35%) e Papa Francesco (19,35%). L’azione di quest’ultimo, oltre che per il profondo e radicale rinnovamento delle finanze vaticane, è stato apprezzata nel mondo del business anche per la preziosa azione diplomatica messa in campo nell’ambito del riavvicinamento tra gli Stati Uniti del presidente Barack Obama e Cuba. Ma è indubbio che quegli operatori finanziari che hanno espresso la loro preferenza per il Papa non possono avere ignorato la durissima critica lanciata dalla massima autorità religiosa della Chiesa cattolica all’indirizzo dell’ideologia del mercato. Una critica rivolta non solo a stigmatizzare gli scandali finanziari o gli attacchi della speculazione a Paesi e intere economie, ma rivolta più in generale alle stesse radici ideologiche del capitalismo. Forse non è un caso che, rispetto alle preferenze espresse da quegli operatori finanziari più vicini al mondo delle aziende e dell’economia reale, siano stati una sparuta minoranza i grandi gestori di denaro ad aver indicato Bergoglio come possibile uomo dell’anno 2015.
Nel mondo delle società di gestione del risparmio e dei grandi fondi internazionali, infatti, è ancora una volta Draghi a essere indicato come la personalità che potrà incidere di più sul 2015. Segno che l’aspettativa dei mercati per l’avvio del Quantitative easing (l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell’eurozona) da parte della Bce è elevata, nonostante la netta opposizione da parte della banca centrale tedesca. Per il 14% circa dei gestori interpellati, invece, il personaggio chiave del 2015 sarà una donna: il governatore della Federal reserve Janet Yellen, che già nel sondaggio condotto da Milano Finanza giusto un anno fa era stata indicata come possibile personaggio dell’anno per il 2014. Subentrata a Ben Bernanke nel febbraio 2014, la nuova presidente della Fed, con Barack Obama impegnato con alterni risultati in politica estera, sta gestendo con prudenza questa fase che entro la fine del 2015 dovrebbe portare, almeno stando alle attese del mercato, a un rialzo dei tassi di interesse. Uno scenario considerato, ormai scontato da molti, ma che deve essere preparato con cura da chi gestisce la politica monetaria della prima economia globale.
Ciò su cui invece gestori di fondi e operatori del mondo finanziario, imprenditori e manager concordano è quello che può essere considerato il fatto chiave, dal punto di vista economico e finanziario, del 2014, ovvero il crollo del prezzo del petrolio, che sta mettendo in ginocchio la Russia di Vladimir Putin e che ha portato al centro della scena il ministro del petrolio saudita, Ali al-Naimi. Tra i money manager hanno risposto così il 66,67% degli interpellati, mentre la pensa allo stesso modo il 46,77% degli uomini di impresa e finanza. Tra le operazioni corporate che spiccano in questa particolare graduatoria figura la quotazione a Wall Street del colosso cinese dell’e-commerce Alibaba (il suo patron Jack Ma ha ricevuto più di una nomination), le cui azioni sono state collocate lo scorso settembre, e che può vantare una capitalizzazione di borsa di 273 miliardi di dollari, più del doppio di uno storico colosso del commercio elettronico quale Amazon.
Per quanto riguarda l’Italia, invece, la palma dell’operazione finanziaria più rilevante se l’è aggiudicata Fiat-Chrysler. Non per niente l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, è al secondo posto tra le personalità italiane che più si sono distinte nel 2014 sia a giudizio dei gestori sia dei banchieri d’affari, dei consulenti e degli uomini d’azienda. Due risultati, quello di Marchionne e quello della fusione tra Fiat e Chrysler con contestuale quotazione del nuovo titolo Fca a Wall Street, legati all’anno di portata storica che il Lingotto ha vissuto nel 2014. Lo sbarco sul listino americano di Fiat-Chrysler Automobiles, avvenuta in ottobre, rappresenta infatti il culmine di una serie di operazione iniziate il 1° gennaio 2014, quando il Lingotto annunciò di aver acquistato la minoranza di Chrysler che ancora non possedeva. Quella scalata non solo consentì al Lingotto di mettere le mani sull’intero flusso di cassa della controllata statunitense ma diede anche il la alla successiva fusione tra Fiat e la stessa casa di Detroit avvenuta nei mesi successivi. Solo una volta varata la fusione, Marchionne ha potuto quotare la nuova creatura a Wall Street entrando così nel listino più liquido al mondo mantenendo comunque il titolo anche sulla borsa italiana. Una decisione, quella di lasciare il titolo quotato anche a Milano, che ha solo in parte smorzato le polemiche legate al trasferimento della sede legale del nuovo gruppo in Olanda e di quella fiscale nel Regno Unito. Destino che, forse, non dovrebbe avere la Ferrari, che nei prossimi mesi uscirà dal perimetro di Fca e finirà sotto il diretto controllo dell’Exor della famiglia Agnelli-Elkann. Lo scorporo della Ferrari, che sarà anch’essa quotata a Wall Street, è uno dei punti cardine del piano presentato da Marchionne in ottobre. Un piano, che prevede anche il rilancio della Maserati e soprattutto dell’Alfa Romeo, giudicato molto ambizioso da numerosi osservatori, che non hanno nascosto il proprio scetticismo, e sul quale Marchionne si gioca tantissimo, anche in termini di credibilità, non tanto come uomo di finanza, ma più come manager dell’automotive. Forse anche per questo il ceo di Fca non figura ai primi posti tra i candidati al ruolo di uomo dell’anno 2015.