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 2014  dicembre 20 Sabato calendario

AUTO DI LUSSO, YACHT E 178 APPARTAMENTI IL TESORO DELLA BANDA

ROMA L’impianto accusatorio regge, anche se perde un pezzo importante. I giudici del tribunale del Riesame confermano l’accusa di associazione mafiosa per Salvatore Buzzi — ritenuto insieme all’ex estremista dei Nar Massimo Carminati il capo dell’organizzazione infiltrata nel Campidoglio e in altre istituzioni capitoline — mentre annullano l’ordinanza di cattura contro Riccardo Mancini, l’ex amministratore di «Ente Eur spa», braccio destro dell’ex sindaco Gianni Alemanno e tesoriere della Fondazione «Nuova Italia». E l’inchiesta fa un nuovo passo in avanti con il sequestro di beni per 100 milioni di euro all’imprenditore Cristiano Guarnera, arrestato perché accusato di far parte del gruppo criminale e ritenuto pedina fondamentale nel reperimento degli alloggi da offrire al Comune di Roma. Case, barche, auto di lusso: l’uomo risulta titolare di un patrimonio immenso intestato a società e soprattutto ai parenti, nonna compresa.
L’emergenza casa
Guarnera è indagato per aver «partecipato all’associazione mettendo a disposizione le proprie imprese e attività economiche nel settore dell’edilizia per la gestione degli appalti di opere e servizi conseguiti anche con metodo corruttivo». Nell’informativa del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza si evidenzia il suo legame stretto con Carminati e si citano le conversazioni intercettate proprio per dimostrare come lo stesso Guarnera «abbia locato 14 appartamenti del comune di Roma per il piano di emergenza abitativa con conseguente attuazione del vantaggio di essere riuscito a inserirsi nel circuito illecito degli appalti pubblici gestito dal sodalizio attraverso le cooperative di Buzzi». In un colloquio registrato il 27 febbraio 2013 «emergeva che il Comune di Roma aveva provveduto a far stabilire delle famiglie disagiate presso le abitazioni fornite da Guarnera tramite la "Ita Costruzioni"».
L’elenco dei beni
Quegli immobili sono soltanto una minima parte del «tesoro» trovato dai finanzieri. Parlando di Guarnera Carminati diceva: « Voglio fa na maniera che famo guadagna’ lui con i soldi sua e noi guadagnanmo con i soldi suoi senza caccia’ una lira ». Lui ne era ben felice e manifestava ammirazione per il ruolo dell’estremista «nero» che gli aveva fatto aprire un cantiere: « Lui è stato in grado di una cosa che io in due anni non sono riuscito a fare, lui in tre giorni è riuscito a sbloccarla ». E perché « mo a Roma io so’ diventato intoccabile ». L’elenco dei beni comprende ben 178 appartamenti, quote societarie, dieci fra moto e macchine, uno yacht ancorato a Porto Santo Stefano.
L’associazione mafiosa
I giudici riconoscono la validità delle accuse contestate e confermano per Buzzi il reato di associazione mafiosa. Per la Procura è una conferma importante, anche se pesa non poco l’annullamento dell’ordinanza nei confronti di Mancini. L’ex amministratore delegato di «Ente Eur spa» era infatti «da considerare, per il periodo compreso tra il 2008 e il 2012, come espressione piena dell’amministrazione pubblica» tenendo conto «del ruolo centrale e delicatissimo svolto nelle campagne elettorali per le candidature del sindaco Alemanno» e per il suo coinvolgimento nella sua Fondazione. E infatti nell’ordinanza il giudice lo definiva «pubblico ufficiale a disposizione dell’associazione, alla quale partecipa fornendo uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici, per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione; tramite dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale negli anni 2008/2013».
«L’Ama c’est moi»
Il Riesame ha fatto cadere l’aggravante mafiosa che era contestata a Giovanni Fiscon, il direttore generale dell’Ama che proprio Carminati e i suoi sodali avrebbero fatto eleggere al vertice dell’azienda municipalizzata, come ben si comprende dalle conversazioni intercettate. Una scelta strategica dell’organizzazione, visto che poi Fiscon si dimostrava in grado di «pilotare» le gare per la gestione dei rifiuti in favore della cooperativa «29 giugno». Interventi tanto efficaci da soddisfare Buzzi che parlando proprio con Fiscon per accordarsi sui passi da compiere dichiarava: « L’Ama c’est moi ».