Francesca Basso, Corriere della Sera 20/12/2014, 20 dicembre 2014
JP MORGAN E L’EMAIL VERITÀ SUI SUBPRIME: COSTÒ 37 MILIARDI
Tutto è cominciato con l’email di un’impiegata di Jp Morgan ai suoi capi: avvertiva che stavano mettendo prestiti inesigibili a copertura delle obbligazioni (si tratta di titoli emessi prima della crisi finanziaria). È il memo da cui è partito il terremoto giudiziario che ha svelato i mutui subprime e che è costato alle tre maggiori banche americane 36,65 miliardi di dollari in patteggiamenti. Il Wall Street Journal ricostruisce così l’inizio delle indagini del Dipartimento di giustizia sulla crisi finanziaria del 2008. Il risultato furono 128 miliardi di dollari sborsati dalle dieci maggiori banche Usa tra accordi, multe e sanzioni. Nel 2012 un assistente del procuratore di Sacramento, Richard Elias, si è imbattuto nell’email che metteva in guardia i manager sulla qualità dei prestiti confezionati in titoli e poi venduti, mentre stava analizzando una pila di documenti di JpMorgan. L’ufficio del procuratore mandò subito l’avviso di garanzia ai manager di JpMorgan. Passano tre mesi e da Washington arriva l’ordine di andare a caccia di documenti simili in altre banche soprattutto Bank of America e Citigroup. Dopo mesi di indagini il Dipartimento di giustizia ha deciso di perseguirle. Le tre banche hanno patteggiato gli ormai noti 36,65 miliardi di dollari, cui 16,65 solo di Bank of America, la più grande transazione di sempre tra il governo americano e una singola compagnia.