Manila Alfano, Il Giornale 20/12/2014, 20 dicembre 2014
GINO, IL VENETO CHE INZEGNÒ AL CHE A SPASARE
Dopo l’attacco hacker la Sony aveva ritirato il film contro Kim Jong Un. Molto dura la reazione del presidente. Pyongyang nella «black list» del terrorismo
Una pellicola di Hollywood è diventata in poche ore un vero e proprio caso di politica internazionale. La cancellazione da parte della Sony del film The Interview è finita al centro della conferenza stampa di fine anno alla Casa Bianca del presidente americano Barack Obama che ieri senza mezzi termini ha attaccato il regime di Pyongyang. «Non ci può essere un dittatore che impone la censura negli Stati Uniti, che ci impone di auto-censurarci», ha detto riferendosi al leader nordcoreano Kim Jong-un. Il film in questione, al centro della crisi internazionale di queste ore, ironizza proprio sul dittatore. Gli attori James Franco e Seth Rogen sul grande schermo sono un conduttore televisivo e il suo produttore che cercano di eliminare il leader. Se prima erano soltanto sospetti, da poche ore l’Fbi ha confermato che gli attacchi hacker delle scorse settimane alla Sony, casa di produzione della pellicola, arrivano realmente dalla Corea del Nord, come prima si era solo ipotizzato. Nei giorni scorsi, messaggi di misteriosi hacker minacciavano attacchi terroristici in stile 11 settembre 2001 se il film fosse stato proiettato nelle sale cinematografiche americane. Così, molti proprietari di teatri hanno deciso di non comperare la pellicola e la Sony considerata questa reazione ha cancellato l’uscita nelle sale. La casa cimeatografica ha perfino ricevuto una mail in cui gli hacker definiscono «molto saggia» la decisione di non distribuire la pellicola e assicurano che informazioni e dati di Sony - centinaia le e-mail rese pubbliche nelle scorse settimane - saranno al sicuro fino a quando la società manterrà il film fuori dalle sale.
Il presidente Obama ieri ha per questo criticato la casa di produzione. «La decisione della Sony di cancellare l’uscita del film è sbagliata - ha spiegato - Avrei preferito che la Sony avesse parlato con me prima di prendere la decisione di non fare uscire il film». Per il presidente, infatti, la reazione è un indizio di debolezza degli Stati Uniti, costretti da un’azione di hacker ad auto-censurarsi. «Non possiamo vivere in una società in cui una qualche dittatura, da qualche parte, può iniziare a imporci una censura».
In un mondo in cui gli Stati Uniti sono costretti a cancellare la programmazione di un film di Hollywood a causa della minaccia di un regime, ha spiegato, qualsiasi dittatore potrebbe imporre la rimozione di «un documentario o un servizio giornalistico che non piace loro». «Risponderemo» al cyberattacco contro Sony «in modo proporzionato, nelle modalità e nei tempi che decideremo». Per ora, ha scritto ieri il Wall Street Journal, gli Usa starebbero pensando a reinserire la Corea del Nord sulla lista nera dei regimi terroristici americana.
Se peggiorano le relazioni di Washington con il Paese asiatico, continuano invece i segnali di apertura verso un governo da tempo ostile, con il quale il dialogo è interrotto da 50 anni. Nella conferenza stampa di ieri, il presidente Obama è tornato a parlare dell’annuncio della ripresa di relazioni diplomatiche con Cuba e ha assicurato che la Casa Bianca corre: ci vorrà infatti soltanto un mese affinché siano approvati i primi decreti che concretizzano la svolta. E anche se ha ricordato che Cuba rimane un regime che reprime la sua popolazione, ha affermato che «il cambiamento arriverà, deve arrivare».