Daniela Cotto, La Stampa 20/12/2014, 20 dicembre 2014
NYMAN, IL PREDICATORE MORMONE CHE VINCE ANCHE GRAZIE AL SUO ORTO
Come Bode Miller è cresciuto all’aria aperta giocando con un paio di sci di legno, buttandosi a rotta di collo sulla neve fresca delle montagne americane e sfidando gli amici a chi volava più in alto sulle gobbe, così Steven Nyman è diventato il maestro dei salti e sulla Saslong ha impartito una severa lezione a tutti. A 32 anni l’americano porta a casa la 3ª vittoria della sua carriera e sempre sulla stessa pista, in Val Gardena (le altre nel 2006 e nel 2012), mettendosi alle spalle il fenomeno Kjetil Jansrud e l’azzurro Dominik Paris, terzo e in grande crescita.
COLTIVATORE DIRETTO
Nyman, il mormone dello Utah che ha imparato a convivere con il mondo commerciale della Coppa del Mondo (per il successo ha incassato 28.500 euro), si illumina quando racconta del suo orto. Ha il pollice verde e in più coltiva peperoni, zucchine, carote e fagiolini «per mangiare sano», con la stessa passione con la quale analizza gli allenamenti. Un esempio? L’anno scorso, insoddisfatto dei materiali, dopo un summit con il fidato Leo Mussi, lo skiman ereditato dall’ex campione azzurro Kristian Ghedina, decise di cambiare scarponi, attacchi e attrezzi. «Leo è un mago, è stato il mio asso, conosce questa montagna come pochi altri. In più ho le gambe lunghe e arrivo prima... Noi americani dell’Ovest siamo cresciuti così, con la velocità e i salti nel sangue». E se pensate che sulla pista della Val Gardena almeno 25-30 secondi si passano in aria, ecco la spiegazione. Benvoluto da tutti nel circo bianco, Nyman è un tipo speciale, non è un mormone integralista ma certo non è uno attratto da feste e pub.
CAMPIONE DI BENEFICENZA
Alla sua filosofia di vita unisce l’attenzione al sociale, aiuta una fondazione che si occupa di bambini e ha contribuito alla costruzione di un orfanotrofio ad Haiti. Riesce a mediare tra lo sport, la costante ricerca della pace interiore e l’ironia. Nella squadra a stelle e strisce, i compagni dicono che Steve «sta sul suo pianeta», del resto basta dare un’occhiata al suo sito internet per capirlo. Non ama fare progetti, vive alla giornata e sa soffrire. Ha imparato nel 2011 dopo l’intervento a un ginocchio. Ma la sua sensibilità sugli sci - è spettacolare quando fa freestyle - gli ha permesso di recuperare il tempo perso. Quest’anno è in forma, il suo obiettivo non è tanto vincere una singola gara ma «diventare più costante». A partire dal superG di oggi, un’altra battaglia di alto livello.
Daniela Cotto, La Stampa 20/12/2014