Andrea Garibaldi, Corriere della Sera 20/12/2014, 20 dicembre 2014
LA NUOVA DISFIDA DI PIAZZA NAVONA
ROMA Piazza Navona è anche questo. Una facciata accanto a Sant’Agnese in Agone coperta da una enorme pubblicità che recita «Home of Istanbul», così dall’antico stadio di Domiziano, poi simbolo della Roma barocca, si invita al viaggio sul Bosforo. In mezzo alla piazza, sei giorni prima di Natale, c’è l’Antica Giostra a cavalli, tiri a segno con fucile, tiri al barattolo, con gli anelli. E inoltre — auto autorizzati — pittori di croste, venditori di palloncini, caricature «10 euro 3 minuti», un chitarrista rock. L’illegalità perseguita da una parte rientra dall’altra e i vigili urbani che presidiano la piazza danno l’impressione di non farcela.
Poche persone, turisti giapponesi, scolari tedeschi, mentre qui di questi tempi regnava la bolgia. C’erano oltre 100 baracche con le statuine del presepe, lo zucchero filato, i giocattoli, che a partire dagli ultimi anni ‘90 sono diventati minoranza per fare largo a hot dog, utensili cinesi, magliette di Totti, sciarpe, colossei, lupe.
Il sindaco Marino ha cercato di ridare un po’ di ordine, tornare verso quella che dal 1870 era la «Fiera della Befana». Ma, subito, la rivolta degli ambulanti, che ieri hanno perso al Tar il primo round, ricorso respinto. Le luci, però, restano spente e i bambini, per ora, non fanno festa. Dopo il successo al Tar, il Comune cercherà di correre ai ripari, con concerti, presepi viventi, marionette, letture di fiabe, Re Magi a cavallo.
Nel tentativo di ripristino di qualche regola, il sindaco — su spinta della Sovrintendenza — ha deciso di limitare i banchi da 115 a 72, cassando ciò che col Natale nulla ha da spartire. Un bando per assegnare i posti non si faceva da dodici anni, si continuavano a ribadire «diritti acquisiti», tenendo conto che a Roma molto del commercio ambulante è in mano alla famiglia Tredicine, che da alcuni anni ha rappresentanti in Confesercenti e Confcommercio. Così, gran parte dei 72 vincitori del bando (banchi del tiro a segno esclusi) hanno rifiutato di aprire le loro postazioni con il motto: «O tutti e 115 o nessuno». E hanno celebrato per strada il Funerale della Befana. Quindi, la colpa è dei 72 o è del sindaco?
Giusy, da dodici anni giornalaia all’angolo, dice: «Era diventata una casbah, ma così è peggio. Il bando è stato fatto a novembre, non poteva che finire in questo modo». Il Comune ha avuto tempi lunghi, la sovrintendenza aveva dato i suoi criteri a giugno, lo ricordano anche all’Associazione abitanti del centro storico: «Per noi tuttavia — dice Viviana Piccirilli Di Capua — la città è una sola, periferie e centro storico devono incontrarsi nei luoghi patrimonio di tutti». Maria Rosaria Russo Valentini, avvocato dell’Associazione, ha sostenuto davanti al Tar che c’è stato un cartello per impedire la festa: «Il suolo pubblico è di tutti, contro le regole c’è puntuale l’insurrezione». Ogni stradina di accesso a piazza Navona è piena di banchetti di caldarroste, elmi da gladiatore, papi Francesco di terracotta e cavatappi a forma di sedere.