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 2014  dicembre 20 Sabato calendario

LE DUE MULTE SALATE DELL’UE ALL’ITALIA PER LE DISCARICHE ABUSIVE SONO L’AMARO SIGILLO FINALE DEL SEMESTRE EUROPEO

Sventolare come un successo il semestre europeo a guida italiana è davvero difficile, se non impossibile. Il premier Matteo Renzi ci ha provato, osservando che per la prima volta la parola «flessibilità» compare in un comunicato di un vertice Ue. Ma Angela Merkel ha già detto che nulla è cambiato rispetto al Fiscal compact. Il che lascia poco spazio alle illusioni. Anche il Corriere della sera, ieri, ha gettato un secchio d’acqua gelida sul trionfalismo del premier, bocciando il semestre europeo a guida italiana con un editoriale liquidatorio: «Esito modesto. Si poteva e si doveva fare meglio». Ma a ben guardare, al di là dei giudizi politici e mediatici, che sono sempre discutibili quando si tratta del bilancio statale o delle divisioni interne all’Ue, c’è un fatto concreto che proprio in queste ore dimostra le difficoltà dell’Italia a svolgere un ruolo leader in Europa, ed è la pesante multa che la Corte Ue ha inflitto al nostro Paese per le discariche abusive.
Appena ne ebbe notizia (era il 2 dicembre), il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, replicò a muso duro che «l’Italia non avrebbe pagato un euro». Ma mercoledì, proprio mentre a Bruxelles si chiudeva il semestre italiano, lo stesso Galletti, parlando davanti alle commissioni Agricoltura e Politiche Ue della Camera, ha fatto marcia indietro. Una giravolta penosa, fatta di contestazioni verso la sanzione della Corte del Lussemburgo, ma anche di ammissioni sulle inadempienze italiane, visto che questa multa non è arrivata come un fulmine a ciel sereno: la prima sentenza di condanna dell’Italia per discariche abusive risale infatti al 2007. Ma in sette anni né i vari governi che si sono succeduti, né le Regioni e i Comuni interessati, sono riusciti a porre fine alla pratica medievale delle discariche abusive, cancellate da tempo nel resto d’Europa.
Così, ora l’Italia dovrà pagare non una, ma due multe all’Europa. La prima è una sanzione forfettaria di 40 milioni di euro per il passato; la seconda è invece una multa più pesante, ben 42,8 milioni di euro, che dovranno essere pagati ogni semestre, fintanto che l’eliminazione delle discariche abusive non sarà stata completata. Certo, sarebbe scorretto addebitare al solo governo Renzi le colpe di questa brutta figura. Il pateracchio è stato consumato in continuità dai governi di Silvio Berlusconi, Mario Monti ed Enrico Letta. Semmai, a giudicare da alcuni dati, il governo Renzi sembra quello che si è dato più da fare per eliminare le discariche abusive, comprese quelle con rifiuti tossici. Ma molto resta da fare, e i soldi necessari sono tutti da trovare.
I numeri sono impietosi. All’epoca della prima sentenza, le discariche abusive accertate in Italia dalla Corte del Lussemburgo erano ben 4.866. Una violazione delle direttive comunitarie che la Corte Ue definì «generale e persistente». Sei anni dopo, nel febbraio 2013, la Commissione Ue ha controllato la situazione, scoprendo che «l’Italia non aveva ancora adottato le misure necessarie per rispettare la sentenza del 2007». Infatti risultavano ancora 218 discariche abusive, ubicate in 18 delle 20 Regioni italiane, e 16 di esse contenevano rifiuti tossici, pericolosi per l’ambiente e la salute. Da qui la duplice condanna pecuniaria, fatto piuttosto raro in Europa, in quanto di solito le procedure d’infrazione concedono ai Paesi sotto scopa un lasso di tempo piuttosto ampio per mettersi in regola.
Nell’audizione alla Camera, rimangiandosi l’iniziale «non pagheremo un euro», Galletti ha tenuto a precisare che l’Italia pagherà la sanzione di 40 milioni, ma farà di tutto per graduare e ridurre al minimo quella semestrale di 42,8 milioni, poiché le 218 discariche abusive accertate nel febbraio 2013 dall’Ue sono scese a 45 grazie al governo Renzi, e 30 di queste saranno bonificate con un programma straordinario di 60 milioni di euro già stanziati nella Legge di stabilità 2014, oltre che con accordi di programma stipulati con le Regioni Abruzzo, Veneto, Puglia e Sicilia. «Le restanti 15 discariche abusive», ha precisato Galletti, «saranno bonificate con un ulteriore impegno di 60 milioni di euro». Risorse da trovare, in quanto il governo Renzi, dopo essersi svenato per gli 80 euro, è in bolletta: per questo, Galletti si augura che sia la stessa Unione europea a fornire il peculio necessario, attingendo ai fondi strutturali Ue destinati alla costruzione degli impianti per il riciclo dei rifiuti. Resta da vedere se Bruxelles non giudicherà la richiesta una presa in giro.
Due curiosità, per chiudere. Il procedimento d’infrazione che portò alla prima sentenza del 2007 era stato incardinato sulla base di una denuncia dei Verdi italiani. Gli stessi che ora, per bocca di Ermete Realacci (Pd), ambientalista e presidente della Commissione Ambiente, definiscono «inaccettabile» la durezza della sanzione Ue. Quanto all’onere delle multe, il ministro Galletti ha tenuto a precisare che il governo farà valere «il diritto di rivalsa nei confronti delle Regioni inadempienti». Il costo finirà così per scaricarsi su nuove tasse locali, e a pagare per l’incapacità dei politici nel chiudere le discariche abusive saranno, come sempre, i contribuenti.
Tino Oldani, ItaliaOggi 20/12/2014