Sergio Romano, Corriere della Sera 20/12/2014, 20 dicembre 2014
SANZIONI, MALE PER TUTTI MA PEGGIO PER MOSCA
Si continua a parlare delle sanzioni che i Paesi della Ue hanno deciso nei confronti della Russia dopo la guerra civile in Ucraina. Ma esattamente quali sono? Secondo lei sono maggiori i danni che provochiamo alla Russia o quelli che la Russia sta provocando a noi europei?
Paolo Brunetti
Firenze
Caro Brunetti,
Le sanzioni sono state adottate in tempi diversi, a partire dal marzo di quest’anno. In una prima fase, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono limitati a misure soprattutto simboliche: hanno interrotto un lungo negoziato sui visti che si protraeva ormai da molto tempo e hanno cancellato il G8 (il vertice di 8 fra i maggiori Paesi industriali del mondo) che si sarebbe dovuto tenere a Sochi, in Russia, nelle settimane seguenti.
Più tardi, mentre la situazione sul terreno, in Ucraina orientale, diventava sempre più grave, l’Ue è passata a misure più dure e mirate. Ha deciso di vietare i viaggi nel proprio territorio di 132 persone (fra cui anche uomini d’affari) che venivano considerate direttamente o indirettamente coinvolte nell’annessione della Crimea e nel sostegno assicurato ai separatisti del Donbass. Ha congelato i conti, depositati nelle proprie banche, di 28 aziende e enti russi. Ha impartito norme restrittive in materia di commercio e investimenti, con particolare riferimento a progetti infrastrutturali relativi alla Crimea: trasporti, telecomunicazioni, energia. Ha proibito alle proprie aziende e ai propri cittadini di comperare le obbligazioni di alcune importanti aziende russe, attive soprattutto nel campo della difesa e dell’energia. Ha proibito l’esportazione verso la Russia di tecnologie «sensibili», come quelle che possono essere usate contemporaneamente per scopi di pace e di guerra. E ha chiesto infine alla Banca Europea degli Investimenti di sospendere le sue operazioni finanziarie in Russia.
La Russia ha risposto vietando l’importazione di prodotti alimentari provenienti da alcuni Paesi dell’Unione e sostiene che le sanzioni occidentali danneggiano l’Ue molto più di quanto non la danneggino. Il danno, forse calcolando anche le portaerei francesi non ancora interamente pagate, ammonterebbe a 46 miliardi di dollari. Ma in realtà non credo che esista ancora un bilancio attendibile delle perdite subite da entrambe le parti. Più recentemente, comunque, l’attenzione si è spostata su un altro fenomeno che potrebbe provocare conseguenze ben più negative per l’economia russa: il vertiginoso calo del prezzo del petrolio. Qualcuno ricorda che uno stesso evento, agli inizi del 1986, colpì la perestrojka di Michail Gorbaciov nel momento in cui la sua riforma sarebbe dovuta decollare.