Gabriele Santoro, Il Messaggero 20/12/2014, 20 dicembre 2014
I DRONI PLANANO SULL’ITALIA BOOM DI SCUOLE PER PILOTI
LA FEBBRE
ROMA Cresce, anche in Italia, il mondo dei droni civili, sia a scopo ludico che professionale. Intanto nasce, nel Piacentino, la Federazione italiana dei professionisti del settore. Un settore che, secondo la Commissione Europea potrebbe raggiungere a breve un giro d’affari di ben 15 miliardi di euro l’anno. Nel 2013, i tre più grandi produttori mondiali di droni per scopo ludico e professionale hanno realizzato ricavi complessivi di poco inferiori a 200 milioni mentre gli italiani che hanno acquistato i piccoli droni per hobby sono stimati in quasi 50.000.
PROFESSIONE AVIATORE
Per quanto riguarda l’ambito professionale, la nuova regolamentazione in vigore dalla scorsa primavera prevede una procedura complessa per poter operare con gli Apr (Aeromobili a pilotaggio remoto) che è gestito dall’Enac. In questo panorama innovativo è stata presentata ieri a Roma, in occasione di RomaDrone Conference, la Fiapr (Federazione Italiana aeromobili a pilotaggio remoto) alla presenza di rappresentanti del governo, delle istituzioni aeronautiche e degli esperti del settore. L’obbiettivo della Federazione è di raccogliere tutti gli attori del settore, dai costruttori agli operatori, ai piloti, alle scuole di formazione specifica, al mondo accademico, ai centri di ricerca e sviluppo, fino ai media di settore.
Quella del pilota di droni è una professione che sta trovando sbocchi in ogni ambito applicativo della vita quotidiana. Infatti a oggi sono già 261 i droni legali in Italia mentre è diventato costante il flusso di domande di autorizzazione che arrivano all’Enac. Un vero e proprio boom registrano invece le scuole di formazione di piloti: 46 quelle già autorizzate, di cui 43 per impartire corsi teorici e 3 per corsi pratici. Ottanta richieste sono attualmente sotto esame.
È l’Enac a tracciare un primo bilancio sull’attività degli aerei a pilotaggio remoto a sette mesi dalla sua entrata in vigore. A illustrarlo, ieri, Carmine Cifaldi, direttore della divisione Regolazione Navigabilità dell’Enac, nell’ambito della conferenza «L’Italia dei droni», terzo appuntamento del ciclo organizzato dall’associazione Ifimedia e da Mediarkè. Il regolamento, ricorda l’Enac, presenta due diverse modalità per poter operare con i droni: attraverso la presentazione di un’autocertificazione per operazioni non critiche e un’autorizzazione per operazioni critiche. Ad oggi su circa 330 dichiarazioni presentate sono state accettate e pubblicate 176 dichiarazioni per attività sperimentale e 77 per operazioni specializzate. Sono state autorizzate 8 operazioni critiche e 15 richieste sono in valutazione.
L’AMERICA SCETTICA
Insomma, in Italia i droni sembra siano destinati a diventare un fenomeno. E tutti sembrano scommettere sulle sue fortune in vari settori. Cosa che invece già trova limitazioni negli Stati Uniti, dove circola un certo scetticismo sull’uso commerciale dei droni teleguidati. Secondo un’indagine Associated Press-GfK, solo il 21% degli americani è a favore, mentre il resto è preoccupato per il rischio di violazione della privacy. I droni riscuotono pochi consensi in particolar modo tra le donne e gli anziani, mentre studenti e persone abbienti sono più favorevoli. L’uso dei droni è ben visto invece quando si tratta di svolgere lavori a rischio, oppure in zone poco accessibili. Nei prossimi due o tre anni dovrebbe arrivare una legislazione che ne allarga l’uso, considerato che il settore dovrebbe creare 100 mila nuovi posti di lavoro con una ricaduta economica pari a 82 miliardi di dollari nei primi dieci anni dalla «liberalizzazione».