Francesco Spini, La Stampa 20/12/2014, 20 dicembre 2014
MODA E MOZZARELLE L’EXPORT ITALIANO VA IN SOFFERENZA
Tra sanzioni e contro-sanzioni, la guerra commerciale tra Unione Europea e Russia rischia di pesare non poco sull’economia italiana, anche perché i rapporti tra i due Paesi sono tradizionalmente assai stretti. E chi ha una consolidata esperienza col mercato russo, come Paolo Clerici, presidente e ad del gruppo minerario Coeclerici, è certo: «Per l’economia italiana sarà un disastro: ci sono voluti anni per conquistare fette di mercato, per perderle basta pochissimo. Ed è quello che sta accadendo».
QUARTO PAESE FORNITORE
Secondo i dati dell’Ice, la Russia è in decima posizione tra i mercati a cui sono destinate le esportazioni italiane. Per Mosca, il nostro Paese è il quarto fornitore. Il valore dell’interscambio nel 2013, secondo l’Istat, è stato di 30,8 miliardi di euro, con l’export verso Mosca che ne vale 10,7. Tra gennaio e agosto gli scambi commerciali sono in calo del 13,7%, soprattutto per le minori importazioni italiane di petrolio e per le minori esportazioni nel campo della moda (-14,2%: il rublo debole si fa sentire) e della meccanica (-9,8%) verso la Russia.
MECCANICA REGINA
Proprio la meccanica è la punta di diamante delle esportazioni italiane verso la Russia: nel 2013 da solo il comparto vale 3,61 miliardi, seguito da quello della moda e degli accessori, a quota 2,26 miliardi. Seguono semilavorati, arredamento ed edilizia, mezzi di trasporto e agroalimentare. La crisi del rublo, il calo del petrolio sta portando a una decisa contrazione non solo dell’interscambio tra Mosca e Roma ma anche con il resto del mondo.
LE RELAZIONI E IL PETROLIO
Ora Mosca preferisce guardare a Est per indirizzare le proprie risorse energetiche, petrolio in primis: in Turchia, come in Cina. Il segno più evidente di un’alleanza in crisi è stato lo stop al gasdotto South Stream a cui stava lavorando anche l’italiana Saipem società che, nei mesi scorsi, aveva suscitato l’interesse di Igor Sechin, numero uno di Rosneft (primo gruppo petrolifero quotato al mondo), già alleato con la Pirelli e con la Saras. Ma cosa rischia l’Italia con le sanzioni?
AGROALIMENTARE SOTTO SCACCO
Alle sanzioni decise dall’Unione Europea sono subito scattate le reazioni della Russia che interessano soprattutto molti prodotti del settore agroalimentare di provenienza americana, canadese, australiana, norvegese e dell’Unione Europea. Uno dei punti di forza del made in Italy è sotto tiro: basti pensare che nel 2013 l’export italiano del settore è stato pari a 688 milioni di euro, 163 milioni dei quali provengono dai prodotti «vietati». Un dato che le dogane russe raddoppiano quasi, parlando di 221 milioni di euro. Considerato che le sanzioni russe (in risposta a quelle Ue) sono scattate il 7 agosto, l’Ice calcola che il rischio per il 2014 è di circa 100 milioni di euro, una cifra sufficiente però per mettere in allarme il comparto.
DANNI COLLATERALI
Ma la quantificazione del danno potrebbe essere superiore. In primo luogo perché i radar delle statistiche ufficiali faticano a individuare i prodotti italiani che arrivano a Mosca passando per altri Paesi dell’Ue. Inoltre la chiusura del mercato finirà per creare un eccesso di offerta di questi prodotti in Europa, creando un calo dei prezzi. Senza contare un’altra conseguenza: «Sugli scaffali - racconta Clerici - mozzarella e olio d’oliva sono spariti, in compenso compaiono mozzarelle della Bielorussia». Si rischia il cosiddetto fenomeno dell’«italian sounding», l’imitazione dei prodotti italiani. Il governo, poi, ha vietato alla pubblica amministrazione di comprare prodotti esteri tra tessuti, calzature e arredamento. In tutto questo molte aziende italiano lamentano difficoltà - tra ritardi e rallentamenti - nell’effettuare e ricevere pagamenti da e per la Russia.
Francesco Spini, La Stampa 20/12/2014