Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La guerra fredda tra Cuba e Stati Uniti, in corso da 50 anni, sta forse finendo. Il merito è di Barack Obama, ma anche di Raúl Castro, il fratello di Fidel, che regna sull’isola da quando Fidel è malato. Fidel, che ha rinunciato a ogni carica, si limita a scrivere articoli nei quali critica ogni minima deviazione dall’ortodossia. Raúl, però, non se ne fa spaventare.
• Perché Cuba è così importante? Alla fine non si tratta che di un isolotto.
Beh, non proprio microscopico, però: undici milioni di abitanti. C’è poi il fatto che è a pochi passi dagli Stati Uniti e, per mezzo secolo, ha fatto da avamposto sovietico nelle Antille. Facendo impazzire gli americani. Nel 1959, Castro aveva rovesciato un fantoccio yankee, il generale Batista (la scena è stata ricostruita nel secondo episodio del Padrino), e posto fine a un regime totalmente in mano agli americani e imperniato su corruzione, gioco d’azzardo e prostituzione. Vi fu una fuga di cubani in America e un tentativo da parte di Kennedy di ripigliarsi l’isola con un’invasione andata a vuoto (quest’altro episodio, noto come crisi della Baia dei Porci, sta in American Tabloid, il romanzo-capolavoro di James Ellroy). Poi la crisi dei missili: nell’ottobre del 1962 Kruscev, capo dell’Urss, mandò delle navi a Cuba con l’intenzione di installare sull’isola missili puntati verso gli Stati Uniti. Kennedy, minacciando lo scoppio di un conflitto, lo costrinse a fermarsi. La memoria di questa crisi, la peggiore del Dopoguerra, e il fascino di Castro’ uno dei miti, come Che Guevara, della sinistra mondiale – hanno fatto di Cuba uno dei centri permanenti dell’attenzione e della tensione mondiale, ben al di là dell’effettiva consistenza politica e militare dell’isola.
• E’ tutto finito con la malattia di Castro?
E’ finito molto prima, in realtà, forse addirittura prima della caduta del Muro di Berlino. Intanto è andato scemando l’interesse del mondo per il socialismo alla cubana. E poi sono via via venute meno le preoccupazioni e le ansie di tutti, anche se Castro non ha in definitiva mai modificato toni, atteggiamenti e politiche antiamericane. Tant’è vero che il famoso embargo è ancora in vigore dopo mezzo secolo, anche se allentato.
• Che cos’è l’embargo?
Kennedy, nel 1962, proibì l’importazione di qualunque prodotto cubano e vietò alle aziende americane e alle loro divisioni estere di avere relazioni commerciali con l’isola. Vietata ai privati cittadini anche ogni transazione finanziaria con i cubani. Questo regime molto duro – e che a Cuba è costato – viene ora ammorbidito per la prima volta, non solo per volontà di Obama, ma anche per decisione del Congresso. Spinti da un rapporto del Senato intitolato Changing Cuba Policy In the Unites States National Interest («Cambiare la politica verso Cuba nell’interesse degli Stati Uniti »), i parlamentari hanno cominciato con l’addolcire alcune restrizioni: i cittadini americani di origine cubana potranno andare una volta l’anno a Cuba a visitare la famiglia e restarci per il tempo che desiderano (finora era consentita una sola visita ogni tre anni per un periodo massimo di due settimane); ci saranno minori restrizioni sull’export di medicine e beni alimentari verso l’isola (non cambia nulla, però, per le esportazioni agricole). Giovedì scorso, da Città del Messico, Obama ha poi detto di esser pronto anche a prendere nuove misure, «però vediamo se anche loro sono pronti a cambiare».
• E Raúl ha risposto?
Sì, e molto positivamente. «Abbiamo fatto sapere al governo nordamericano – ha detto – che quando loro vorranno potremo discutere tutto: diritti umani, libertà di stampa, prigionieri politici, qualunque cosa, qualunque cosa di cui vogliano parlare». La risposta americana è stata affidata a Hillary Clinton: «Abbiamo visto i commenti del presidente Raúl Castro e salutiamo le sue dichiarazioni e l’apertura che rappresentano. Stiamo studiando molto seriamente quella che sarà la nostra risposta».
• Allora è fatta?
Raúl non sta permettendo a Yoani Sanchez, la giovane filologa che sul suo blog racconta senza ipocrisie la vita dell’isola, di venire alla Fiera del Libro di Torino. Quindi, di strada da fare ce n’è ancora parecchia. Però a Port of Spain, dove è in corso un vertice panamericano, il clima politico è molto buono. Obama ha stretto la mano a Chávez ( nella foto Reuters in alto), e José Miguel Insulza, il segretario generale Organizzazione degli Stati Americani, vuole chiedere la riammissione di Cuba, che fu espulsa nel 1962. Sarebbe un altro passo avanti verso la normalizzazione. Merito di Raúl. E merito di Obama. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/4/2009]
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