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 2009  aprile 19 Domenica calendario

Lettera a Gustavo Pietropolli Charmet del 19/04/2009 L’ abbandono e la vendetta Mia figlia è stata abbandonata dal suo ragazzo circa un mese fa

Lettera a Gustavo Pietropolli Charmet del 19/04/2009 L’ abbandono e la vendetta Mia figlia è stata abbandonata dal suo ragazzo circa un mese fa. Lei ha 17 anni, lui 18 e stavano assieme dall’ anno scorso. A Natale li avevo lasciati andare da soli a Roma. Mi sembrava fossero un bella coppia, che fossero amici, non immaginavo potesse finire tutto. Poi lui un giorno le ha detto che aveva bisogno di pensare, perché si sentiva confuso. Si sono lasciati. Da allora mia figlia pensa solo al metodo migliore per vendicarsi. Mi stupisce che non sia triste ma molto arrabbiata e che pensi alla vendetta invece che alla perdita. Mi ha detto che intende dedicare tutta la vita a fargliela pagare: lui deve capire che le ha procurato un danno irreparabile e che non può andarsene così. Non so come aiutarla, debbo ammettere che non la approvo. Lettera firmata Lei ha ragione nel sottolineare l’ impreparazione a sostenere sua figlia mentre soffre per la rottura imprevedibile della coppia amorosa. Lei non sa se legittimare la rabbia e il bisogno di vendicarsi di sua figlia. Cerchi però di ricordare quante donne sposate e tradite dal marito cerchino di vendicarsi facendogli pagare il prezzo più alto possibile. Forse anche sua figlia sente il bisogno di punire chi le ha rovinato tutto, anche il futuro che avevano sognato. Forse vuole vendicarsi del danno arrecato anche al suo corpo, alla coppia amorosa che avevano costruito assieme e che ora è lacerata ed inservibile. A 17 anni sua figlia vive il voltafaccia del ragazzo che ha amato come un danno duraturo, imperdonabile poiché lui non poteva non sapere il disastro che provocava abbandonandola. Se vuole aiutarla non cerchi di indurla a perdonare, ma a indovinare quale possa essere la vendetta più efficace per farlo sentire stupido, infantile, incapace di vivere la grande passione amorosa. un compito difficile: educativamente riteniamo che la vendetta sia un sentimento riprovevole. Forse lo è, ma nel caso del voltafaccia amoroso a 17 anni se ne capiscono le ragioni. Cerchi di motivare sua figlia a vendicarsi attraverso l’ esibizione di un grande successo in tutti i campi. Si vendicherà diventando felice col ragazzo più interessante che ci sia, conquistando successi scolastici e sportivi, umiliando col trionfo il suo ex. A lei, come mamma, non sembra una vendetta meravigliosa che sua figlia diventi la più brava e bella di tutte? All’ inizio lo si fa per vendicarsi, poi si finisce per amare il successo e ci si dimentica la poco nobile motivazione originaria. * Docente di psicologia dinamica, psicoterapeuta dell’ adolescenza ***** Lettera a Gustavo Pietropolli Charmet del 17/05/2009 La vendetta può far bene? Sono stata sua allieva molti anni fa e quindi leggo sempre la sua rubrica anche perché ho una figlia di diciassette anni. Nella risposta che ha dato, il 19 aprile, ad una madre preoccu­pata per la figlia abbandonata dal suo fidanzatino, lei ha con­sigliato alla ragazza di vendicarsi dell’affronto cercando di aver successo in tutti i campi. Com’è possibile che lei sostenga una soluzione così irragionevole e pericolosa? E se la figlia non potesse ottenere il successo necessario? Se fosse una ’poco popolare’? Lei sa troppo bene quali squilibri generi in adolescenza la distanza fra la percezione di sé e delle proprie inadeguatezze con i miti irraggiungibili che animano lo scenario dei nostri ragazzi. Perché non ha detto alla mam­ma che è legittimo che sua figlia si senta ferita ma che dalle ferite si guarisce. Si piange, poi ci si soffia il naso e si riparte. Dica la verità non l’ha scritta lei quella risposta. Lettera firmata Mi rendo conto che la mia risposta può apparire sconcertan­te, ma la mia preoccupazione è che le mamme e i papà di figli adolescenti non riescano a prendere sul serio fino in fondo il dolore dei loro figli. ’Si piange, ci si soffia il naso e si riparte’ come consiglia lei. Può darsi che in certi casi funzioni, ma spesso la superficialità della risposta sconcerta i ragazzi che perdono fiducia sulla possibilità di essere capiti fino in fondo dai familiari. Nel caso in questione si parla della difficile gestione di una passione umana terribile: la vendetta nei confronti del ragaz­zo che ha smesso di amare. Sapesse quanti adolescenti si met­tono nei guai nel tentativo di vendicarsi. Molti tentativi di sui­cidio hanno questo obiettivo: vendicarsi ostentando il proprio cadavere rovinando la vita al colpevole. Fughe da casa, auto­mutilazioni, abbandono scolastico a volte rappresentano il tentativo di esibire le ferite e le pene inflitte ingiustamente da chi ha provocato un danno e si rifiuta di porre riparo. Il mio vero timore quando sento parlare di vendetta dopo la rottura di una relazione amorosa è che la vittima decida di vendicarsi attraverso l’insuccesso, facendo vedere il danno subito e il di­sastro provocato dal tradimento. D’altra parte il progetto ven­dicativo non si lascia mitigare facilmente perché attenua il do­lore per l’abbandono. Perciò non mi sembra indecente sugge­rire di vendicarsi cercando di punire il colpevole attraverso l’esibizione della propria capacità di rifarsi una vita e l’esibizio­ne del successo invece che del proprio fallimento. Lei però ha ragione a ricordare i rischi terribili che corrono i ragazzi che inseguono furiosamente il successo e la visibilità sociale. Alcu­ni di loro fanno la stessa fine di quelli che sperano di vendicar­si infliggendosi ferite. * Docente di Psicologia dinamica, psicoterapeuta dell’adolescenza