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 2008  luglio 17 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Leader dei Popolari Liberali è Carlo Giovanardi
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è George Walker Bush
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Ehud Olmert
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Tremonti ha detto ancora ieri, sulla Stampa, che la crisi che stiamo attraversando è simile a quella del 1929...

• Già, di che parliamo quando citiamo questo ’29? Che razza di crisi fu?
Fu innanzi tutto un crollo a Wall Street, la Borsa di New York. Due crolli, per la verità: uno il giovedì 24 ottobre 1929, passato alla storia come “giovedì nero”. E un altro il martedì successivo, 29 ottobre, da allora in poi “martedì nero”. Le Borse poi continuarono ad andar giù per tre anni di fila e alla fine di quel primo periodo il valore medio delle imprese ancora quotate s’era dimezzato. Un aneddoto spiritoso lo racconta Galbraith nel suo celebre libro (Il grande crollo, nella Bur). Il vecchio Joe Kennedy – padre di John e di Robert – si sentì chiedere dal lustrrascarpe nero che lo stava servendo un consiglio su come dovesse comportarsi con certe azioni su cui aveva investito. Buy? Sell? Quando ebbe le scarpe belle lucide, Joe corse a vendere tutto, obbedendo a questo ragionamento: se sono diventati azionisti anche i neri, vuol dire che la fine è vicina. Pochi giorni dopo cominciarono i crolli.

Non sapevo che il padre dei Kennedy fosse razzista.
Razzista, nazista, violentatore di donne e trafficante di liquori durante il proibizionismo. Il discorso del lustrascarpe aveva però un fondo di verità: le speculazioni sui titoli erano arrivate a un tale stato di parossismo che tutti compravano tutto sicuri del rialzo infinito: lo stato psicologico classico delle bolle finanziarie. Questo dell’economia di carta – cioè dello sviluppo incontrollato di emissioni che non facevano più riferimento ad alcun valore reale – è uno degli elementi che rende la situazione del ’29 tanto simile a quella attuale. L’ultimo dato, di un anno e mezzo fa, dice che il Pil mondiale – cioè tutto quello che l’uomo produce in un anno – è pari a 38 mila miliardi di dollari (dollari di fine 2006). Su questa attività – che un po’ rozzamente possiamo considerare il bene di base o, come si dice in finanza, il “sottostante” – sono stati costruiti strumenti derivati per 400 mila miliardi di dollari, dieci volte tanto.

Altre analogie?
Il dollaro era basso, come ora. Ma tendevano al ribasso anche i prezzi, che infatti crollarono insieme al valore delle azioni. Senonché, a metà degli anni Trenta, il 25 per cento degli americani era disoccupato e gli altri tiravano a campare con salari di fame. Che te ne fai dei prezzi bassi se non puoi comprare niente? Molti oggi invocano il crollo dei prezzi come una panacea. Ma i prezzi troppo giù significano deflazione e miseria. Un’altra analogia riguarda le banche: l’intreccio con le imprese era forte e le une, crollando, tirarono giù le altre. Noi avevamo una regola, fino al 1993, secondo la quale le banche – tranne Mediobanca – non potevano comprare aziende. Liberalizzando su questo punto abbiamo, per esempio, salvato la Fiat e la Telecom e forse salveremo pure Alitalia. Il rovescio della medaglia è che invece potremmo perdere tutto, sia le banche che le imprese. Infine, la crisi del 1929 provocò un massiccio intervento dello Stato in economia, sia in America – con l’applicazione delle teorie di Keynes e il cosiddetto New Deal – sia in Italia, dove c’era Mussolini e si procedette con l’autarchia e l’Iri. Si comincia a vedere qualcosa di simile anche adesso: negli Stati Uniti il sistema bancario è già mezzo statalizzato, il che per quel Paese e con un presidente repubblicano, suona enorme. Da noi Tremonti parla di dazi (stiamo grossolanamente schematizzando), il che ci fa sentire odore di autarchia, quella che applicò Mussolini nell’illusione di poter fare a meno del resto del mondo. Si videro molta autarchia e molti rivolgimenti politici anche in Sud America. Peron alla fine è anche un prodotto del Ventinove.

Differenze?
Mica tante, alla fine. Si dice che allora la struttura del sistema bancario era cattiva e che era cattiva la struttura delle aziende (così Galbraith). La nostra, secondo questa tesi, sarebbe buona. Ma, a questo punto, direi che è stata (forse) buona fino ad ora. come con i terremoti: la costruzione di case sempre più capaci di resistere al sisma sostituisce solo ai tanti frequenti, piccoli sismi con pochi morti un’unica gigantesca scossa capace di ammazzare milioni di uomini. Per quanto gli ingegneri si sforzino, c’è sempre un terremoto capace di distruggere tutto.

Come ne usciremo?
Dal 1929 si uscì di fatto con la Seconda Guerra Mondiale. Dovendo ricostruire un mondo devastato, gli uomini ricorsero all’unica medicina che risolve tutte le crisi: rimboccarsi le maniche, lavorare come matti, recuperare la speranza. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/7/2008] (leggi)

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