La Repubblica 17 luglio 2008, ETTORE LIVINI, 17 luglio 2008
Scoppia la bolla del mattone, e Madrid trema. La Repubblica 17 luglio 2008 Le gru del Parque de Colmenar, 30 chilometri a nord di Madrid, hanno continuato a funzionare fino a tardi anche ieri
Scoppia la bolla del mattone, e Madrid trema. La Repubblica 17 luglio 2008 Le gru del Parque de Colmenar, 30 chilometri a nord di Madrid, hanno continuato a funzionare fino a tardi anche ieri. Questa volta però – dopo due mesi di duro lavoro sul progetto Las Vegas, un gruppo di villette a due passi dalla Avenida de Remedios – non per costruire ma per smobilitare. Il sogno del ladrillo spagnolo (come qui si chiama il mattone) sta scoppiando come una qualsiasi bolla della new economy. Le Furie rosse hanno vinto gli Europei, Nadal ha sbancato Wimbledon, ma l´economia non è lo sport. E la valanga dei subprime e della crisi finanziaria ha iniziato a far scricchiolare le fragili fondamenta del miracolo spagnolo. Il Parque Colmenar è lo schiaffo che rischia di svegliare il paese dal sogno. La Martinsa-Fadesa, uno degli ex-gioielli immobiliari iberici titolare del Las Vegas, è crollata sotto il peso di cinque miliardi di debiti. «Il nostro titolare ci ha detto che non hanno più una pesetas per pagarci – ha detto uno dei subappaltatori del Parque al quotidiano El Economista – e noi stiamo facendo le valigie». Il crack dell´azienda madrilena non è un caso isolato. A inizio anno l´Inmobiliaria Colonial era già arrivata sull´orlo del baratro, salvata dalle banche che avevano deciso di convertire i loro debiti in capitale. E da allora le cose si sono avvitate: il numero delle imprese in amministrazione controllata è raddoppiato. Il premier Zapatero ha lanciato un salvagente da 3 miliardi per garantire la gente che aveva acquistato alloggi popolari. Un´aspirina, però, per un malato che sembra molto più grave delle previsioni. Il problema per la Spagna è semplice. Il ladrillo è la pietra angolare su cui la penisola iberica ha costruito la sua straordinaria rimonta nell´area euro. Una ricetta fatta di innovazioni sociali, di democrazia, ma soprattutto di un´economia che per anni ha corso come un purosangue, arrivando a un´incollatura dall´Italia, sostenuta da un settore immobiliare che da solo rappresenta l´11% del Pil, un record a livello continentale. Il crollo di questo pilastro rischia adesso di travolgere tutta l´impalcatura di un sistema paese dove tanti lavori sono ancora in corso. I primi segni ci sono già tutti. La crescita nel secondo trimestre 2008 è vicina allo zero, l´inflazione galoppa verso il 5% e la disoccupazione sfiora il 10%, con un dato molto più alto tra gli immigrati – finora la spina dorsale del boom immobiliare nazionale – con il forte rischio di conflitti sociali. Il venticello della crisi si respira già passeggiando tra le strade di Madrid. Il numero delle case in vendita è decollato. Non solo. I prezzi stanno andando a picco. I dati ufficiali sono conservativi. Il valore assoluto è calato dello 0,1% (per la prima volta in un decennio) solo nel primo trimestre di quest´anno dopo due lustri in cui era cresciuto del 130%. Ma le cifre nelle vetrine della immobiliari madrilene raccontano un´altra storia: il calo è circa del 30%. Nella cintura periferica – dove il ceto medio della città aveva investito i risparmi accumulati negli anni del boom in villette e piccole case – il prezzo a metro quadro è crollato a 2mila euro. In centro, attorno a Plaza Mayor, va un po´ meglio. Ma non troppo. Gli stranieri hanno mollato la Costa Brava e quella del Sol, dove oggi gli appartamenti invenduti sono circa 150mila malgrado i prezzi da saldo. Sembra passato un secolo. Eppure la mattone-mania ha raggiunto il suo apice solo due anni fa, nel 2006. Allora il numero di licenze immobiliari concesse in Spagna era pari a quelle di Germania e Gran Bretagna sommate tra di loro. Oggi il dato è crollato del 70%. E quest´anno si tornerà al livello del 1984, quando la Spagna, più che la locomotiva, era la Cenerentola d´Europa. Il mattone, oltretutto, rischia di creare un effetto domino dalle conseguenze potenzialmente esplosive. A tremare, infatti, sono le grandi banche iberiche che hanno finanziato con 250 miliardi il boom in apparenza inarrestabile del Ladrillo. Una bomba ad orologeria che rischia di far saltare in aria il credito ritenuto fino ad oggi, a ragione o torto, il più solido d´Europa. «Martinsa è un caso isolato – ha detto ieri il ministro all´Economia Pedro Solbes ”. Il governo non interverrà». Una brutta notizia per gli istituti usciti finora indenni dalla bufera dei subprime. E che anzi, come dimostra la recente Opa di Santander sull´inglese Alliance & Leicester, si sono lanciati in una coraggiosa campagna di acquisizioni in giro per il continente. Solo Martinsa-Fadesa, però, ha obbligato alcune di loro a contabilizzare in perdita in meno di 24 ore 750 milioni di euro. Una cifra che – nel caso di ulteriori crack – rischia di essere solo l´antipasto di un calvario molto più doloroso. ETTORE LIVINI